Sei personaggi in cerca d’autore. Domenica delle Palme (C)
È “affollato” di personaggi il racconto della Passione. Ognuno ha qualcosa da insegnarci, in particolare a quale “regista” fare riferimento: l’autore della Vita
Letture: Is 50,4-7; Sal 21 (22); Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56
Il racconto della Passione (che oggi ascoltiamo nella versione del nostro “catechista di turno” Luca) termina con alcune parole che non ci aspetteremmo:
…tutta la folla che era venuta a vedere questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornava battendosi il petto.
Il termine “spettacolo” ci suona strano dopo aver ascoltato il racconto di tanta sofferenza, ma ci suggerisce una chiave di lettura del tutto particolare.
Non siamo a teatro
Certamente, quello che viviamo ogni anno la Domenica delle Palme e il Venerdì Santo non è una “messa in scena” (con tanto di attori e personaggi di teatro), ma il racconto tragico e altissimo del limite incredibile fino al quale si è spinto Dio nel Suo Amore immenso per noi uomini.
È tutto assolutamente vero e reale; non c’è nulla di inventato.
Non dobbiamo dimenticare che tutto quello che ascoltiamo è frutto di ricerche accurate e studio documentato, come l’evangelista ci ha assicurato fin dall’inizio del suo resoconto (cfr Lc 1,1-4).
C’è però (ed è evidente) un’opera redazionale, e il racconto – per quanto storicamente attendibile e dettagliato – ci viene proposto in modo da permettere al suo redattore di sottolineare ciò che gli preme di più.
Il più grande spettacolo
Luca “sfronda” tutto il materiale che ha raccolto, lo spoglia di tutti i tratti di cruda violenza, e “punta il faro” su ciò che gli sta più a cuore: la tenerezza, la misericordia di Dio in Gesù, e la Sua capacità di entrare in intimo dialogo con tutti i “personaggi” che incontra sul Suo cammino.
In greco la parola “spettacolo” è theorìa, e ciò suggerisce proprio una sorta di “sfilata” di uomini e donne che – come spettatori invitati ad un teatro interattivo – incrociano Gesù mentre va incontro alla Sua Passione, al dono totale di Sé sulla Croce (v. il significato di “teoria” e “teòro”).
Per questo possiamo concordare – con buone ragioni – che si tratta del più grande spettacolo al quale potessimo assistere. Anche noi, infatti, rimaniamo stupiti, come Mosè quando si trovò davanti al roveto ardente:
«Voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?» (Es 3,3)
Anzi, più che ad assistervi come semplici spettatori, Luca ci invita a “vestire i panni” dei vari personaggi che compaiono sulla scena, a identificarci con loro.
I personaggi principali
Come in ogni spettacolo che si rispetti, anche qui abbiamo diversi “attori” (più o meno protagonisti) e semplici “comparse”: ci sono i discepoli, il Sinedrio, Pilato, Erode, poi la folla, le donne, i soldati, i ladroni…
Dentro questa ressa, Luca sembra mettere in particolare evidenza sei personaggi, che rappresentano comportamenti diversi davanti all’Amore di Gesù, giunto ormai al suo culmine.
Li possiamo considerare a coppie:
Pietro e Giuda
Del gruppo dei Dodici, mentre tutti gli altri sono fuggiti e si sono dileguati, Pietro e Giuda sono gli unici che rimangono “in scena”, ma entrambi in modo negativo.
Pietro fa la solita figura dell’impulsivo: mosso da grandi e sinceri sentimenti, fa promesse mirabolanti («Signore, con te sono pronto ad andare anche in prigione e alla morte»), ma poi – per codardia – nega di conoscere Gesù e di essere uno dei Suoi discepoli.
Giuda – spinto dalla delusione di fronte ad un Messia così “debole” e poco “politico”, e pensando di causarne magari una reazione decisa – lo consegna nelle mani dei capi dei sacerdoti (cfr Lc 22,3-6).
Rinnegamento e tradimento: due peccati molto simili, ma con esiti opposti.
Mentre sappiamo (da Matteo) che Giuda si dispera, ritenendo il suo peccato troppo grande (cfr Mt 27,1-5); Pietro, invece, si lascia guarire dallo sguardo di Gesù e si pente (cfr Lc 22,60-62).
Luca è l’unico a raccontarci di questo sguardo, nel quale – sicuramente – Pietro avrà visto non una condanna, ma la conferma delle parole che il suo Maestro gli aveva detto poche ore prima:
«Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno».
Non è la gravità del peccato a distinguere Pietro da Giuda, ma il modo in cui viene capito e accolto l’Amore misericordioso di Gesù.
Pilato ed Erode
Il governatore della Giudea e il tetrarca della Galilea sono i rappresentanti del potere politico, nemici e concorrenti tra loro, ma capaci di trovare una sorta di concordia nell’abbandonare Gesù al Suo destino.
In tal senso, fa inorridire – nella sua attualità – il particolare sottolineato dall’evangelista:
In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici tra loro; prima infatti tra loro vi era stata inimicizia.
L’amicizia tra i due è ristabilita proprio in occasione della condanna di Gesù: un’associazione a delinquere sulle spalle dei più deboli e degli innocenti.
Il potere è cieco e acceca, non sa vedere oltre se stesso, non capisce la logica del Dono d’Amore, ma solo quella del profitto, e si chiude alla grazia.
Il Cireneo e Giuseppe di Arimatea
Anche qui abbiamo due personaggi diversi (nella condizione e nelle intenzioni), che però possiamo individuare come i “soccorritori” di Gesù.
Il contadino Simone di Cirene – senza averlo scelto – si trova addosso la croce del rabbino di Galilea condannato a morte, e la porta.
Giuseppe, invece, nonostante la sua appartenenza al Sinedrio (e il rischio che ciò poteva comportare), sceglie di compiere gesti tenerissimi di pietà.
Il primo solleva Gesù da vivo, il secondo quando è ormai morto, ma entrambi partecipano dell’offerta della vita del Figlio di Dio, entrando nel Suo “cono di luce”: la sfera dell’Amore e del Dono di sé.
Personaggi in cerca d’autore?
Non sono Sei personaggi in cerca d’autore (come quelli della famosa opera teatrale di Pirandello), ma sei persone (tra le tante) che – senza saperlo e senza cercarlo – hanno incontrato l’Autore stesso della vita (cfr At 3,15), il “regista” della storia.
Essi rappresentano ciascuno di noi, e le nostre diverse risposte all’Amore di Gesù.
Non siamo uno solo di questi personaggi, ma tutti quanti trovano posto dentro di noi.
Qual è la nostra parte?
Anche noi qualche volta rinneghiamo Gesù, come Pietro, e ci vergogniamo di Lui, ma poi – grazie a Dio – il Suo Amore vince.
Oppure lo tradiamo, e poi – come Giuda – ci viene da pensare e temere che il nostro peccato sia imperdonabile.
Oppure – come Erode e Pilato – lo sacrifichiamo ai nostri interessi, estromettendolo da quel “palazzo” che è la nostra vita.
Grazie al cielo, ogni tanto anche noi accogliamo il Suo Amore: mettendoci per un tratto sotto la Sua Croce come il Cireneo, o prendendolo tra le braccia come Giuseppe di Arimatea.
Alla fine dello spettacolo…
Qualunque sia lo stato d’animo che ci troviamo nel cuore, a qualsiasi di questi personaggi ci sentiamo di assomigliare, dopo aver assistito a questo “spettacolo”, anche noi – come le folle – ripensando a quanto è accaduto – , non dobbiamo far altro che tornare alle nostre case battendoci il petto.
Per continuare a riflettere
Anche quest’anno – come ulteriore spunto di meditazione – vi lascio le parole di un grande Padre della Chiesa, che ci suggerisce in modo molto suggestivo come imitare i personaggi della Passione di Gesù, in quel grande spettacolo che è l’Amore di Dio per noi:
Se sei Simone di Cirene prendi la croce e segui Cristo. Se sei il ladro e se sarai appeso alla croce, se cioè sarai punito, fai come il buon ladrone… (continua a leggere)