Allontanare Dio

Omelia per mercoledì 2 luglio 2025
Quando ci accorgiamo che seguire il Signore ci costa troppo, la reazione istintiva è di allontanarlo dalla nostra vita, o allontanarci noi da Lui.
Letture: Gen 21,5.8-20; Sal 33 (34); Mt 8,28-34
I Padri della Chiesa, che sono tutti santi, erano capaci di interpretare in positivo anche i passaggi più ambigui della Scrittura:1 mi riferisco al fatto che, dopo l’esorcismo e la morte dei porci precipitati dalla rupe in mare,
Tutta la città uscì incontro a Gesù… pregandolo di allontanarsi dal loro territorio.
Un Dio che dà fastidio
Io, che sono cattivo e penso sempre e solo male, ci vedo solo una richiesta mossa dal fastidio di avere tra i piedi un esorcista che – per liberare due indemoniati – fa pagare a tutti un prezzo troppo alto (l’evangelista Marco specifica che i porci erano circa duemila: mica patatine, insomma!).
Se il motivo dell’allontanamento di Gesù sia dettato da umiltà (come scriveva san Girolamo) o dal fastidio del danno economico arrecato, lo sanno solo Dio e i diretti interessati.
In ogni caso, questa pagina di vangelo ci interpella direttamente, perché – come accennavo ieri riferendo del tentennare di Lot e della sua famiglia nell’allontanarsi definitivamente da Sodoma e Gomorra – anche noi siamo piuttosto titubanti quando si tratta di dare una svolta netta alla nostra vita.
Perché chiede un prezzo troppo alto
Quei due indemoniati erano chiaramente un problema per tutti se – come ci riferisce Matteo – erano tanto furiosi che nessuno poteva passare per quella strada; di certo gli abitanti del paese dei Gadarèni si saranno domandati spesso se qualcuno li avrebbe mai potuti liberare da quell’impiccio.
Ebbene: quel qualcuno c’era, ed era il Rabbi di Nazareth!
Ma a quale prezzo?
Se quello di mandare in malora gran parte delle loro fonti di guadagno era il Suo modo di risolvere la questione… beh: «anche no, grazie!»
Allontanati da me!
Non è così anche per noi quando cerchiamo di intraprendere la strada della conversione? Appena ci rendiamo conto di quanto “ci costa” (in termini di rinunce, sacrifici, etc.), facciamo subito dietrofront.
Per questo, anche il confronto fatto da san Girolamo col «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore»2 di Simon Pietro in occasione della pesca miracolosa (che ho citato nella nota precedente), lo vedo più come una conferma della nostra fatica di «stare al passo» con la santità di Dio che non un segno di umiltà.
Quando ci accorgiamo che andare dietro al Signore ci costa troppo, la reazione istintiva è di allontanarlo dalla nostra vita, o di allontanarci noi dalla via del Vangelo.
Il prezzo della libertà
Il prezzo della libertà è alto, anzi, altissimo, soprattutto se consideriamo che – per liberarci dai nostri peccati – Cristo non ha “fatto fuori” una mandria di porci, ma ha sacrificato Se stesso:
Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia (1Pt 1,18s).3
Noi quanto siamo disposti a “pagare” per la nostra libertà?
E se facciamo già così fatica a “sborsare” per la nostra salvezza, chissà quanta fatica facciamo – come nel vangelo di oggi – ad accettare di doverci “smenare” qualcosa noi per la salvezza altrui!
Abbiamo tanto da imparare dai santi, che – configurati perfettamente a Cristo – erano disposti a pagare con la loro stessa salute e loro stessa vita per la salvezza fisica e spirituale dei fratelli!4
- San Girolamo lo interpretava sotto una luce positiva, come attestazione di meraviglia di fronte al potere taumaturgico di Cristo: «Non è per superbia che lo pregano di uscire dal loro territorio, come alcuni ritengono, ma è perché nella loro umiltà si credono indegni di ospitare il Salvatore. Così anche Pietro, cadendo ai piedi del Salvatore, dopo la pesca miracolosa, esclama: “Allontanati da me, Signore, perché sono uomo peccatore”» (San Girolamo, Commento al Vangelo di Matteo 1,8,34). ⤴
- Cfr Lc 5,8. ⤴
- Cfr anche 1Cor 6,20 e 1Cor 7,23. ⤴
- Viene in mente, tra le testimonianze di vita su don Bosco, che, «nei primi tempi dell’Oratorio, quando vedeva qualche giovane in preda a malanni ne soffriva al punto da domandare al Signore la grazia che il male trasmigrasse in lui: ciò che avvenne più volte. Un giorno si prese il mal di denti di un giovane che non ne poteva più. Ma durante la notte il dolore si fece così acuto che il Santo, alzatosi alle due del mattino, dovette andare alla ricerca di un dentista e farselo levare» (cfr Pietro Brocardo, Don Bosco, Profondamente uomo profondamente santo, sul Sito Web dei Salesiani. O quando san Paolo, scrivendo ai Romani, esterna tutta la sua sofferenza per la durezza di cuore dei suoi correligionari che non vogliono riconoscere in Cristo il Messia: «ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne» (cfr Rm 9,1-5). ⤴