Allontanarsi dal male

Allontanarsi dalla linea gialla!

Conversione è allontanarsi dal male e dal peccato, ma noi siamo più inclini ad allontanarci dalla strada buona, perché ci costa fatica rimanerle fedeli.

Omelia per venerdì 23 febbraio 2024

Letture: Ez 18,21-28; Sal 129 (130); Mt 5,20-26

Nel brano della prima lettura di oggi, tratto dal libro del profeta Ezechiele, c’è un’affermazione che mi sta così a cuore, che – facendo una ricerca – la trovate citata almeno una decina di volte tra le mie riflessioni:

«Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva?»1

Il “dio” castigatore

È un concetto che dobbiamo ficcarci bene in mente, perché molti “cristiani” sono ancora legati all’immagine falsa di un Dio che non vede l’ora di poter trovare qualcuno fuori posto da punire come si deve.

Dio, invece, ama la vita e ama tutti i Suoi figli (cfr Sap 11,23-26), perciò continua ad ammonirli severamente perché non cadano e – quando succede – li sprona ad allontanarsi dall’errore per tornare sulla strada buona.

Una questione seria

Il brano è tratto dal capitolo 18 del profeta Ezechiele, che tratta di una questione scottante: il problema della responsabilità del peccato e alla sofferenza che ne consegue.

Esiste certamente un peccato collettivo; la Bibbia parla spesso del peccato del popolo: il male dell’umanità viene considerato come una sola grande peccaminosità.2

Il profeta, però, mette in guardia dal pericolo che può nascondersi dietro a questa visuale: gettare ogni responsabilità o su Dio o sulla collettività,3 rimanendo sordi ad ogni appello alla conversione individuale, dimenticando che la lotta tremenda tra bene e male si combatte nel profondo del cuore di ogni uomo.

Conversione è allontanarsi dal male

C’è un verbo che torna ben quattro volte nel brano di oggi: «allontanarsi».

È usato sia per indicare la conversione del malvagio che prende le distanze dai peccati e dalle colpe commesse per cambiare vita, sia per delineare la drammatica – e sempre possibile – virata del giusto che si allontana dalla giustizia e dalla via del bene.

Condizioni precarie

Questo ci fa capire quanto la nostra condizione di uomini sia precaria e instabile, e ci mette in guardia da ogni supposta sicurezza che ci fa sedere sugli allori del bene compiuto in passato.

A Dio non interessa il passato, ma il presente, perciò, dobbiamo essere perseveranti e scegliere il bene ogni giorno, come fosse il primo, l’unico e l’ultimo che abbiamo a disposizione.

Vediamo perciò di tenerci costantemente lontani dal male e cercare il bene, ripetendoci spesso l’ammonizione del salmista:

Odiate il male, voi che amate il Signore (cfr Sal 97,10).

  1. In realtà, se cercate nel sito, troverete citato il passo del capitolo 33, che afferma la stessa cosa: «Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio -, io non godo della morte del malvagio, ma che il malvagio si converta dalla sua malvagità e viva» (cfr Ez 33,11). ↩︎
  2. Gesù è «l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (cfr Gv 1,29). ↩︎
  3. Quante volte, ad esempio, diciamo «la società è malata e corrotta», chiamandoci fuori da essa? ↩︎