Amare la Chiesa in quanto Corpo di Cristo

Amare la Chiesa
Omelia per sabato 19 ottobre 2024

Non si può dire di amare Cristo se, contemporaneamente, disprezziamo la Chiesa, Sua sposa. Impariamo ad amare la Chiesa!

Letture: Ef 1,15-23; Sal 8; Lc 12,8-12

Ieri abbiamo celebrato la festa di san Luca evangelista, perciò abbiamo “perso” un piccolo brano della Lettera egli Efesini che avevamo cominciato ad ascoltare come testo della Prima Lettura l’altro ieri.

Il testo che abbiamo saltato è la seconda parte del «benedictus paolino», con ulteriori motivi di ringraziamento a Dio per tutte le Sue benedizioni.

Gioire per la Chiesa

I versetti che ascoltiamo oggi, che chiudono il primo capitolo della Lettera, sono un ulteriore inno di ringraziamento e di lode da parte dell’apostolo nel contemplare la Chiesa che vive a Efeso.

Paolo rende grazie a Dio perché ha avuto notizia della loro fede nel Signore Gesù e del loro amore verso tutti i santi.

Che bello sarebbe se, anche nelle nostre Comunità, girassero queste notizie (non i pettegolezzi e le critiche!), e queste buone notizie fossero motivo di gioia, congratulazione ed emulazione nel bene!

Ricordo nella preghiera

C’è un’annotazione nei versetti seguenti che mi fa sentire consono a Paolo, quando dice:

continuamente rendo grazie per voi ricordandovi nelle mie preghiere…

Nel mio piccolo, infatti, una delle cose della mia semplice spiritualità che mi dà pace, è dedicare ogni giorno diverso tempo della mia povera preghiera per ricordare a Dio le tante persone che ho incontrato nei vari incarichi del mio ministero pastorale e affidarli alla Sua bontà.

Il bene della Chiesa

La preghiera di Paolo sale a Dio affinché Egli doni agli Efesini uno spirito di sapienza e di rivelazione per una profonda conoscenza di Lui; perché illumini gli occhi del loro cuore per comprendere a quale speranza li ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la Sua eredità fra i santi e qual è la straordinaria grandezza della Sua potenza verso i credenti.

L’apostolo non è geloso della comunità da lui fondata; non “fa le pulci” ai ministri che gli sono subentrati nel guidare quella Chiesa ma, anzi, prega perché quella comunità possa progredire sempre più nella conoscenza di Cristo.

Magari facessero così anche i vari parroci quando cambiano destinazione, invece di tenere legato il “cordone ombelicale” là dove sono stati, permettendosi di criticare chi li ha rimpiazzati e di fare confronti tra il proprio operato e quello altrui…

Cristo capo, Chiesa corpo

I quattro versetti finali sono una rappresentazione solenne della glorificazione di Cristo, che Dio risuscitò dai morti, facendolo sedere alla Sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Potenza, Forza e Dominazione, nel tempo presente e in quello futuro, sottoponendo ogni cosa sotto i Suoi piedi e donandolo alla Chiesa come capo su tutte le cose.

Ma l’annotazione che mi preme sottolineare è quella dell’ultimo versetto, che riguarda proprio la Chiesa:

essa è il corpo di lui, la pienezza di colui che è il perfetto compimento di tutte le cose.

Non si può non amare la Chiesa

Di fronte a questa affermazione solenne non si può non pensare ai tanti “cristiani” che dicono «io credo in Cristo ma non nella Chiesa»…

È vero: spesso la Chiesa (intesa soprattutto come la sua parte “gerarchica”) si è resa colpevole di azioni non degne del suo capo, ma non dobbiamo mai dimenticare che, pur essendo soggetta, come ogni organismo, alle crisi che caratterizzano lo sviluppo e la crescita, essa è il Corpo di Cristo, la Sua pienezza e, dunque, santa.

Cristo la ama come se stesso, e così dobbiamo fare noi (cfr Ef 5,25.32).

Come insegnano i Padri:

Non si può dire di amare lo Sposo se, contemporaneamente, si disprezza la Sua sposa.1

  1. Vedi, ad esempio, Sant’Agostino, Omelia sulla Prima Lettera di Giovanni,10,8. Anche Papa Francesco ha spesso ribadito questo concetto ed espresso l’invito ad amare la Chiesa. ↩︎