Andate a imparare

Omelia per venerdì 4 luglio 2025
Prima di diventare apostoli dobbiamo tornare sui banchi dei discepoli, ad imparare la misericordia di Dio, perché questa dobbiamo annunciare!
Letture: Gen 23,1-4.19; 24,1-8.62-67; Sal 105 (106); Mt 9,9-13
Quello di oggi è un vangelo che conosciamo bene e che ho già commentato diverse volte (anche perché è il brano scelto dalla Liturgia per la festa di san Matteo); vi rimando, pertanto, anche alle altre riflessioni.1
Oggi mi fermo solo sull’imperativo di Gesù:
«Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”».
Gesù rimanda al tema molto caro ai Profeti che – in nome di Dio – si erano più volte profusi a ribadire che, alla pratica rigorosa ed esteriore della Legge, Dio preferisce i sentimenti intimi di un cuore sincero e compassionevole.2
C’è sempre da imparare
L’ordine «Andate a imparare» è rivolto ai farisei che, pensando di non essere uditi, avevano chiesto ai discepoli come mai Gesù mangiasse assieme ai pubblicani e ai peccatori, ma è un ordine che riguarda tutti noi, nessuno escluso.
Infatti, “imparare”, nel greco utilizzato dall’evangelista Matteo,3 ha la stessa radice del termine “discepolo”;4 “discepolo” è colui che si mette in attento ascolto del maestro, e noi ci diciamo discepoli del Risorto… però la misericordia di Dio non l’abbiamo ancora imparata nemmeno noi.
O meglio: non abbiamo ancora imparato a “mandar giù” il fatto che Dio sia misericordioso con chi noi giudichiamo indegno di comprensione, perdono e misericordia.
Finché non avremo imparato questa lezione non potremo assolutamente essere “apostoli”, cioè “inviati” ad annunciare, perché il contenuto dell’annuncio cristiano (come ascolteremo nel vangelo della prossima domenica) è proprio questo Amore infinito di Dio che si fa misericordia per i peccatori.
Danni sempre più gravi
Non imparare alla svelta questa lezione non danneggia solo noi, ma anche il mondo perché, anzitutto, annunciamo un “dio” che non è quello di Gesù, ma un mostro cattivo, e poi perché ci rendiamo giudici severi e inflessibili di tutti, anche di persone innocenti.
La seconda volta che troviamo questo richiamo di Gesù, infatti, è ancora più terribile:
«Se aveste compreso che cosa significhi: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, non avreste condannato persone senza colpa» (Mt 12,7).
Torniamo tutti a scuola!
Questo rimprovero riguarda ogni cristiano, ma soprattutto i sacerdoti, che sono chiamati ad essere ministri della misericordia divina.
A me e a ciascun confratello nel sacerdozio, pertanto, ripeto: «torna a scuola!»
- Cfr Misericordia io voglio, Omelia per sabato 21 settembre 2024; Vivere in maniera degna della chiamata, Omelia per giovedì 21 settembre 2023; L’eterno incompreso, Omelia per venerdì 5 luglio 2024. ⤴
- Cfr 1Sam 15,22; Am 5,21-27; Os 6,6. ⤴
- Qui l’evangelista usa un verbo ereditato dal greco bizantino: μαθαίνω (mathàino), forma di μανθάνω (manthánō) dalla radice al passato del verbo greco antico μανθάνω (manthánō, “conoscere, capire”). ⤴
- Infatti, in greco, “discepolo” è μαθητής (mathetès). ⤴