Appunta la Parola: un nuovo #hashtag

Appunta la Parola!

Alcune parole, frasi o invocazioni della Sacra Scrittura non vanno solo capite, ma addirittura appuntate, appese alla testiera del letto, sul frigorifero!

Omelia per lunedì 14 novembre 2022

Letture: Ap 1,1-5;2,1-5; Sal 1; Lc 18,35-43

Con questa piccola riflessione a partire dai brani della Scrittura proposti dalla Liturgia di oggi non voglio fare un commento esegetico o spirituale, ma cogliere l’occasione per avviare un nuovo “contenitore”, una nuova categoria del mio blog che riempirò di volta in volta, ad ogni occasione in cui i testi biblici proposti dal Lezionario conterranno una parola, una frase, un’invocazione che – a mio avviso (e secondo la mia particolare sensibilità spirituale) – vanno appuntati.

#hashtag: Parola di Dio

Un po’ come funziona con gli hashtag sui Social network: quelle “parole chiave” che si attaccano come un Post-it sullo sportello del frigorifero, o – come piace dire a me – sulla testiera del letto: perché la Parola di Dio deve essere l’ultima che i nostri occhi vedono prima di chiudersi la sera e la prima che contemplano appena aperti il mattino.

Il tutto nel frammento

Sono convinto che tutta la Sacra Scrittura (e non solo alcune pagine) andrebbe letta più e più volte, studiata, capita, meditata e presa come “bussola” per la propria vita, e che noi cattolici siamo – credo – i peggiori conoscitori del nostro testo sacro rispetto a tutte le altre grandi religioni…

Ma ci sono alcune espressioni che magari hai ascoltato e letto mille volte in modo distratto e invece un giorno – di punto in bianco – ti trapassano come una folgorazione, ti marchiano a fuoco… e allora te le segni, decidi di appuntarle in un posto speciale, così che siano sempre visibili e ritrovabili per i momenti in cui ne avrai più bisogno.

Sono parole, frasi, invocazioni che contengono – come in un seme – tutto il significato della tua vita, del tuo cammino spirituale, e – forse – anche di tutto quello che Dio ha da dirti in quel momento, o che tu hai da dire a Lui…

Un po’ come quando, ritrovando un solo frammento di un papiro o di un manoscritto, si è riusciti a ricomporre e capire il significato di tutta l’opera.

Appunta la Parola

Quando succede questo miracolo (che è del tutto personale) è un peccato (nel senso vero del termine) non appuntare quella parola, e non appendere quel “frammento” sulla “bacheca” del proprio cuore.

«Appuntare sul cuore» è un’immagine che mi piace, perché richiama quella del Cantico dei Cantici:

«Mettimi come sigillo sul tuo cuore» (cfr Ct 8,6).

Dicevo che sarebbe un vero e proprio peccato non appuntarsi quelle Parole che il Signore ci dona in modo così unico e speciale: sarebbe come vedere per terra una pietra di grande valore e lasciarla là solo per non fare la fatica di piegare la schiena o perché si è di fretta!

Hashtag condivisi

Le parole che io ho appuntato sul mio cuore sono già molte, e tornano spesso a farmi visita, riaffiorando dal cuore fino alle labbra, e illuminando i passi del mio cammino (cfr Sal 119,105), ma – come dicevo poco fa – per ognuno sono diverse, e non è detto che le mie “parole-chiave”, i miei “hashtag spirituali” siano significativi per altri: magari sì… magari no!

Ma – proprio come avviene sui Social – gli hashtag sono fatti per essere condivisi, e poi – se a qualcuno interessano e desidera seguirli cliccandoli – vanno “in tendenza” (come si dice su Twitter), ovvero diventano “virali”: sono gli argomenti più cliccati, seguiti e discussi.

Non ho certo la pretesa di fare in modo che le parole della Scrittura “vadano in tendenza” sui Social, ma almeno tra i cuori dei credenti sì: per questo quando un’espressione della Parola di Dio mi “segna”, la condivido spesso, nelle omelie, durante le Confessioni o i colloqui spirituali, e – perché no – anche nel parlare più quotidiano.

Anche a me è capitato di sentire una parola come importante per un altro sacerdote o credente e di avergliela “rubata”, facendola mia: credo che in questo campo nessuno si possa sentire geloso dei suoi hashtag spirituali, anche perché non sono parole sue, ma del Signore.

Appunta l’hashtag di oggi

E dopo tutto questo panegirico a descrizione e giustificazione della decisione di aprire una nuova categoria del mio blog, qual è la Parola che voglio appuntare oggi sul cuore (il mio e il vostro)?

L’hashtag spirituale oggi lo prendo dal vangelo, ed è l’invocazione del cieco di Gerico:

«Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!»

È un’invocazione ripetuta più volte, con insistenza, tanto potente e penetrante da riuscire a “bucare” la resistenza e l’opposizione della folla e dei discepoli di Gesù, tanto da giungere fino al Maestro e farlo fermare.

Come un “fulmine al contrario”, che parte da terra e arriva dritto al cielo, e colpisce il suo “bersaglio”: il cuore di Dio, per l’appunto.

È una giaculatoria, una sorta di “mantra cristiano” che si può ripetere all’infinito, al ritmo del respiro, proprio come avviene per il protagonista dei Racconti di un pellegrino russo, che impara la preghiera del cuore e la fa diventare la sua fedele compagna di viaggio.

Pregare con la Parola

Tante persone vorrebbero imparare a pregare meglio e non sanno come fare, e non si rendono conto che la Parola di Dio è la prima scuola di preghiera e la prima “raccolta di preghiere” (e non mi riferisco solo al libro dei Salmi).

Oltre alle parole insegnataci da Gesù (nel Padre nostro), è utile tenere a mente quello che Gesù stesso ci ha insegnato sulla preghiera (sia con i Suoi insegnamenti, che – soprattutto – col Suo modo di pregare): essa è un intenso e ininterrotto dialogo con Dio (cfr Lc 6,12).

Se vogliamo pregare come Gesù, dobbiamo pregare incessantemente, senza stancarci mai (cfr Lc 18,1 e 1Ts 5,17).

L’invocazione del cieco di Gerico, fusa con quella del pubblicano della parabola che abbiamo ascoltato qualche domenica fa, ripetuta continuamente, è davvero la trascrizione in parole dell’atteggiamento stesso della preghiera: un’intensa comunicazione con Dio senza soluzione di continuità.

Facciamo nostra questa invocazione, mettiamola come sigillo sul nostro cuore e sulle nostre labbra.