Arrabbiature famigliari e dintorni

Arrabbiature famigliari

Occorre leggere e capire le proprie arrabbiature per verificare che non siano frutto dell’ira, e usarle nella direzione giusta, per fare chiarezza senza ferire.

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Anche la quattordicesima puntata della nostra rubrica parte da uno dei peccati più “gettonati”, e che spesso aprono la confessione:

«Padre, prendo spesso il nervoso a casa… sa com’è: mio marito mi fa arrabbiare e non lo sopporto più…»

È una delle situazioni più frequenti, soprattutto quando arriva il momento della pensione: passare dal vedersi pochissimo allo stare assieme 24 ore al giorno mette a dura prova la pazienza dei coniugi.

Normale amministrazione

Diciamo che le arrabbiature in ambito famigliare sono «normali incidenti di percorso» e fanno parte della situazione: quella appena descritta come anche i momenti di nervosismo dovuti alle incomprensioni tra genitori e figli a causa della distanza generazionale e della diversità di linguaggio e vedute.

E poi, è chiaro che in famiglia, dove ci si conosce gli uni gli altri per quello che si è veramente, cadono tutte le diplomazie che bisogna conservare in ambiente scolastico e lavorativo: anche questa è una delle cause delle discussioni animate e dei toni accesi.

Attenti alla scintilla

Ma non tutte le arrabbiature sono uguali: se alcune derivano dallo stress, dal protrarsi di una situazione pesante, altre si generano quasi inspiegabilmente.

Anche questo è un peccato confessato di frequente:

«mi innervosisco subito… perdo le staffe per un nulla, senza sapere il perché, magari senza un motivo».

Il motivo, in realtà, c’è, anche se magari non lo conosciamo: c’è sempre una “scintilla” che appicca il fuoco della rabbia dentro di noi.

Discernimento necessario

Il lavoro che dobbiamo fare per individuare dove sta l’innesco della rabbia richiede pazienza, onestà intellettuale e spirituale, ed è assolutamente necessario perché, se questo stato d’animo diventa più frequente del solito, rischia di erodere il cuore e – se non controllato – di “eruttare” e distruggere tutto ciò che sta attorno.

Una “parente stretta” della rabbia

In questi casi occorre subito mettersi sull’attenti, perché certe arrabbiature frequenti, esagerate e debordanti sono la spia d’emergenza che siamo in presenza di qualcosa di ben più preoccupante: è del tutto probabile che il nostro nervosismo e la nostra insofferenza siano generati da una parente stretta della rabbia: l’ira, che è un terribile vizio capitale.

L’ira ci trasforma (anche fisicamente) in bestie feroci, ci sfigura il volto, la voce, i gesti… se ci rendiamo conto che le nostre arrabbiature (oltre ad essere troppo frequenti e apparentemente immotivate) hanno queste caratteristiche, dobbiamo correre ai ripari.

Riconoscere l’origine

Il primo atto riparatore è riconoscere che il motivo apparentemente sconosciuto o inesistente di questo sentimento è, in realtà, il nostro io profondo che ha “perso la misura”, che è debordato oltre i propri confini: la superbia e l’orgoglio ci fanno vedere tutti gli altri come inferiori, degli incapaci, degli ostacoli fastidiosi… che siano colleghi di lavoro, gente sconosciuta che incrociamo per strada o i nostri famigliari.

La cura necessaria

L’unica cura possibile per questo peccato è un cammino di umiltà, che ci aiuti pian piano a riconoscere che non siamo poi chissà chi, che gli errori che detestiamo negli altri al punto da aggredirli, sono anche i nostri (e magari li evidenziamo negli altri proprio perché li detestiamo dentro di noi ma non lo vogliamo ammettere).

Fare buon uso della rabbia

Un altro suggerimento che vale per i caratteri più irascibili, è quello di imparare a direzionare questo “fuoco” terribile verso ciò che merita di essere bruciato, ovvero: il male, l’ingiustizia.

In tal senso, ci può essere anche un’ira “buona”: quella che denuncia il male, dentro e fuori di sé, e cerca di estirparlo con vigore, rispettando però, le persone (perché, come ci insegnano i grandi santi, occorre sempre distinguere tra peccato e peccatore).

Per chiarirsi

Come dicevo all’inizio, può capitare che in famiglia ci si arrabbi, e magari anche per dei motivi seri, non futili… in tal caso, arrabbiarsi e “scaldarsi” in una discussione animata fa anche bene, per chiarire finalmente un argomento mai trattato con sincerità, un po’ come quando si disinfetta una ferita con alcol purissimo.

Con carità

Ma anche in questo caso occorre la giusta misura, che è sempre data dalla carità fraterna: una volta fatto il repulisti di ciò che non va, occorre ripristinare la dolcezza e la tenerezza, e questo lo si fa chiedendo scusa dei modi bruschi, del tono della voce esagerato, delle parole fuori misura…

Spegnere la rabbia prima di sera

Prendiamo sempre come bussola l’indicazione dall’apostolo Paolo agli Efesini:

dite ciascuno la verità al suo prossimo… Adiratevi, ma non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira, e non date spazio al diavolo (cfr Ef 4,25-27).

È la “regola della manina” che suggeriva sempre un’anziana coppia-guida ai corsi dei fidanzati anni fa:

«Se un giorno avete litigato e siete andati a letto senza chiedervi scusa, magari girandovi schiena contro schiena, prima di addormentarvi cercate dietro di voi la mano della vostra dolce metà e stringetela… è il segnale che neanche quell’arrabbiatura è riuscita a dividervi, e domani potrete ricominciare più uniti e forti di prima!»