Arrangiarsi o fidarsi?

Abramo, Agar e Sara: l'uomo si arrangia come può, e Dio
Omelia per giovedì 26 giugno 2025

L’uomo si arrangia come può, pensando di essere più furbo di Dio: la buona notizia è che Dio non si arrabbia, ma scrive dritto sulle nostre righe storte.

Letture: Gen 16,1-12.15-16; Sal 105 (106); Mt 7,21-29

Due anni fa, ricorrendo la solennità dei santi Pietro e Paolo, non ho commentato la pagina enigmatica della Prima Lettura,1 perciò mi ci soffermo oggi.

Voce del verbo “arrangiarsi”

L’inizio del brano narra di come Abramo e Sara si “arrangino” come meglio possono: non vedendo realizzarsi le promesse divine,2 ricorrono a una norma del diritto mesopotamico,3 secondo la quale una sposa sterile poteva dare al marito come moglie secondaria una delle sue schiave e poi riconoscere come suoi i figli nati da questa unione.

Così Abramo si unisce ad Agar, che rimane incinta: in qualche modo è riuscito a raggiungere il suo scopo e a «forzare la mano» a Dio, mettendo in pratica il famoso proverbio «aiùtati che il Ciel t’aiuta».

Gelosia canaglia

Fin qui sembrava tutto bene, finché la gelosia tra donne non innesca un polverone:

quando essa [Agar] si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei.

Allora Sarài disse ad Abram: «L’offesa a me fatta ricada su di te! …Il Signore sia giudice tra me e te!»

Furbi ma non troppo

È sempre così quando l’uomo pensa di essere furbo nell’arrangiarsi e fare di testa sua: le cose non vanno mai come preventivato e la presunta furbizia gli si ritorce contro come un boomerang.

Dura lex, sed lex

La legislazione a cui Abram e Sarài avevano fatto ricorso, prevedeva che, se la serva-moglie secondaria si fosse ribellata alla sua padrona, avrebbe dovuto essere punita col ritorno alla condizione servile:

«Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace».

Agar, però, troppo orgogliosa per rassegnarsi a questa sorte, fugge via lontano.

Dio riscrive la storia

È da qui che inizia la parte più bella di questa pagina, perché il Signore interviene a «sistemare le cose» come solo Lui sa fare:

  • non punisce Abram e Sarài per il loro essersi arrangiati ricorrendo a “mezzucci” umani,
  • non rimane indifferente di fronte alla sofferenza di Agar («il Signore ha udito il tuo lamento»),
  • non sovverte le leggi umane e religiose in vigore…

Dio trova sempre una “quarta via”, inaspettata: chiede ad Agar di tornare dalla sua padrona e restarle sottomessa, ma – allo stesso tempo – la benedice e, pur essendo solo una schiava, le fa una promessa del tutto simile a quella fatta in precedenza ad Abram:

«Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa».4

Dio è grande, però…

È uno dei tantissimi esempi narrati dalla Sacra Scrittura di come davvero, secondo il proverbio, «Dio scrive diritto anche su righe storte».

In ogni caso, è bene che impariamo a fidarci di Dio, anche quando tocca aspettare i Suoi tempi, anziché arrangiarci per conto nostro: non costringiamolo sempre a «fare i salti mortali» per sistemare i nostri pasticci!

  1. Ne avevo fatto un piccolo sunto all’inizio dell’omelia per il giorno successivo.
  2. Cfr Gen 12,1s; Gen 15,1-6; da quel momento, come annotato al versetto 3 del brano odierno, son già passati dieci anni.
  3. Quest’uso è confermato dalla legislazione del re babilonese Hammurabi, verso il 1750 a.C.
  4. Sono quasi le stesse parole “ricalcate” dal capitolo 15, quando Dio, parlando ad Abramo, dice: «Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarle: tale sarà la tua discendenza» (cfr Gen 15,5).