Arresti domiciliari

Arresti domiciliari

Gli Atti degli Apostoli terminano con gli arresti domiciliari di Paolo, ma – come aveva detto a Timoteo – la Parola di Dio non può essere messa in catene.

Omelia per sabato 18 maggio 2024

Letture: At 28,16-20.30-31; Sal 10 (11); Gv 21,20-25

Oggi terminiamo la lettura degli Atti degli Apostoli.

Ancora una volta ci tocca leggere da soli le pagine mancanti tra il racconto di ieri e quello che ci propone la Prima Lettura odierna.

Le pagine che mancano

La prima grande sezione (seconda metà del capitolo 25 e capitolo 26) racconta il desiderio di Agrippa di conoscere e ascoltare Paolo e tutto il lungo discorso di difesa dell’apostolo (che riassume nuovamente tutta la sua vita), alla fine del quale Festo dà del pazzo a Paolo, mentre Agrippa gli dice «Ancora un poco e mi convinci a farmi cristiano!»

La seconda sezione (il capitolo 27 e la prima metà del 28) racconta il travagliato viaggio in nave verso l’Italia, che si interrompe a Malta dopo una tempesta di 15 giorni e un naufragio terminato miracolosamente.

Dopo tre mesi di accoglienza e rara umanità a Malta, il viaggio riparte per Siracusa, poi Reggio, Pozzuoli e infine Roma.

Arresti domiciliari

La pagina che ascoltiamo oggi rende conto dei due anni di arresti domiciliari a Roma, durante i quali Paolo poté accogliere tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento.

Anche questo brano è tagliato: manca la parte centrale (cfr At 28,21.29), in cui si riportano i tentativi di Paolo di convincere i Giudei.

Alcuni si lasciano persuadere dalla sua predicazione, ma altri se ne vanno, essendo in disaccordo, e Paolo rilegge in questo la profezia di Isaia (cfr Is 6,9-10).

La Parola non è incatenata

In queste ultime battute, Luca mette in rilievo la costante preoccupazione di Paolo: evangelizzare, in qualsiasi situazione si trovi.

L’apostolo è agli arresti domiciliari, come un malfattore, ma la parola di Dio non è incatenata (cfr 2Tim 2,8-9), anzi: la prigionia offre nuove possibilità (cfr Fil 1,12-13).

E poi?

Il racconto termina qui, ma – secondo la tradizione – Paolo sarebbe stato liberato (forse in seguito a un atto di clemenza di Nerone) e avrebbe realizzato il suo desiderio di andare fino in Spagna (cfr Rm 15,24) per poi ritornare una seconda volta a Roma dove fu arrestato a messo a morte, coronando così, con la testimonianza del sangue, la sua instancabile missione, piena di sacrifici e patimenti per Cristo.

Si realizza così la promessa fatta da Gesù il giorno dell’Ascensione, con cui si apriva il libro:

«…di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (cfr At 1,8).


Che il Signore ci conceda la stessa perseveranza, lo stesso coraggio, la stessa tenacia dell’Apostolo delle Genti!