Ascoltare la coscienza non basta

Ascoltare la coscienza
Omelia per giovedì 29 agosto 2024

Entrare nel cuore di Erode ci aiuta a capire le nostre dinamiche interiori: non basta ascoltare la coscienza. Per fare il bene bisogna odiare il male.

Letture: Ger 1,17-19; Sal 70 (71); Mc 6,17-29

L’anno scorso, in occasione di questa ricorrenza, ho spronato tutti a non tacere, sull’esempio del Battista, di Gesù e di tutti i profeti che – pur di non oscurare la Verità – non hanno temuto di mettere a repentaglio la propria vita.

Oggi voglio soffermarmi sulla controversa figura di Erode.

Dentro la coscienza di Erode

Leggendo la pagina evangelica della Liturgia odierna, verrebbe la tentazione di liquidarlo come un fantoccio libidinoso: mezzo ubriaco, si lascia vincere dai “pruriti” suscitati da una ragazzina che fa la danza del ventre.

Ma il piccolo tratteggio psicologico che ne fa Marco all’inizio della narrazione ci permette di scrutare la sua coscienza.

Letteralmente, la traduzione ci presenta così il rapporto di Erode col Battista:

Erode aveva paura di Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e lo proteggeva; e ascoltandolo restava molto perplesso, e l’ascoltava volentieri.

Confuso e felice

Erode ascolta il Battista restandone perplesso ma lo ascolta volentieri… com’è possibile?

Sembra una contraddizione, che riassumerei col titolo di una famosa canzone di Carmen Consoli: di fronte alle parole di Giovanni, infatti, Erode è allo stesso tempo confuso e felice.

Non si può rimanere indifferenti

Questo particolare rivela un aspetto importante della coscienza dell’uomo: non si può restare indifferenti davanti alla Verità e a chi ce la dice; nonostante le scelte sbagliate, i vissuti contradditori, rimaniamo comunque sensibili a ciò che è oggettivamente vero.

Una voce insopprimibile

Nessuno può sottrarsi al lavorio interiore della propria coscienza, dello Spirito che parla in noi: possiamo agire contro di essa o a favore, certamente però non possiamo negare o ignorare la sua voce.

Questo rende ancor più responsabile e colpevole Erode, e ciascuno di noi quando agiamo contro ciò che la Verità ci chiama a fare: non possiamo continuamente andare in cerca di scuse e scaricare il barile sui condizionamenti esterni.

Non basta ascoltare…

Il “fattaccio” compiuto da Erode ci mette con le spalle al muro, perché rivela quante volte anche noi – pur ascoltando la coscienza – facciamo comunque il contrario di ciò che – razionalmente – abbiamo accolto e riconosciuto come vero.

Non basta ascoltare se poi non si è disposti a lasciarsi interpellare a fondo, fino ad avere la disponibilità a cambiare nel nostro agire, rinunciando a farci guidare dalle “voglie” e dagli istinti più bassi, o dalle apparenze e convenienze del momento.

se poi abbiamo paura degli altri

Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto.

Quante volte anche noi – come Erode – pur sapendo che la nostra coscienza ci chiama a fare il bene – non riusciamo a dire un “no” secco alla nostra supposta “coerenza” («come faccio? Ormai ho dato parola…»), al salvare le apparenze e conservare la “stima” altrui («e poi cosa diranno di me? Farò la figura del cretino»)?

Anche Pilato – pur sapendo che Gesù era giusto – l’ha mandato a morte per non rischiare la carriera (cfr Gv 19,12.16).

Bisogna detestare il male

Non basta ascoltare la coscienza.

Non basta sapere cosa è vero e giusto: bisogna dire «sì» al Vero e al Bene.

Ma per scegliere e compiere il bene occorre – prima ancora – detestare il male con tutto noi stessi, come dice il salmista:

Odiate il male, voi che amate il Signore (Sal 97,10).

Se uno rifugge il male con tutto se stesso, non teme nemmeno di fare la figura del fesso davanti a tutti, pur di stare dalla parte della Verità e del Bene.