Catechesi occasionale. 29ª Domenica del Tempo Ordinario (A)

Catechesi occasionale

Gesù ci invita a cogliere ogni occasione per una catechesi, un annuncio schietto di cosa voglia dire vivere da cristiani nel mondo, e ci insegna come farlo.

Omelia per domenica 22 ottobre 2023

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Letture: Is 45,1.4-6; Sal 95 (96); 1Ts 1,1-5b; Mt 22,15-21

Quest’anno non commento la celeberrima risposta di Gesù sul rendere a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio, perché mi ci sono già sufficientemente dilungato tre anni fa.

Saper dialogare con tutti

Volevo, invece, soffermarmi sul modo sapiente di Gesù di entrare in dialogo con tutti, anche coi propri avversari e nemici, anche nelle situazioni più capziose e spinose, come quella della pagina evangelica di questa domenica.

Che il contesto sia quello di un tranello malizioso ce lo dicono i primi due versetti:

i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani…

Associazioni a delinquere

Farisei ed erodiani erano due gruppi, due fazioni agli antipodi praticamente su tutto, eppure qui trovano un accordo, un punto in comune: mettere in difficoltà Gesù.

È quello che accade da che mondo e mondo, purtroppo: è più facile superare le divergenze per associarsi nel fare il male che non nel fare il bene…

Questioni spinose

Tornando alla questione posta: la Legge ebraica riconosceva la liceità di onorare i doveri civili (compreso pagare i tributi) e comandava il rispetto dei governanti, fossero anche stranieri, in quanto strumenti nelle mani di Dio per condurre la storia secondo i Suoi progetti (basta leggere i brani profetici dell’esilio e post-esilio babilonese da cui è tratta anche la prima lettura di oggi – cfr Is 44,28 – 45,7).

Allo stesso modo, però, vietava le immagini, e soprattutto l’idolatria, e sulle monete in questione non c’era solo l’immagine dell’imperatore romano, ma la sua auto-attribuzione di un carattere divino (l’iscrizione era Divus Caesar).

Perciò, in qualunque modo Gesù avesse risposto, si sarebbe messo contro una delle due delegazioni, e avrebbe messo in discussione la Legge divina o quella civile.

Rispondere o no?

Gesù, pur conoscendo la malizia dei suoi interlocutori non li respinge né li snobba, ma non cede alla provocazione.

La sua non è solo abilità dialettica o furbizia; davanti a certe questioni, anche serie, non si può rispondere con un monosillabo, con un «sì» o con un «no», perché occorre “salire di livello”, e capire che c’è in gioco qualcosa di più grande: la dignità di Dio e quella dell’uomo.

Se i cinque cardinali che hanno posto per la seconda volta i dubia al Papa pretendendo che rispondesse con un «sì» o con un «no» avessero letto e meditato un po’ di più questa pagina (e tutto il resto del Vangelo) non sarebbero caduti così in basso.

Un nuovo modo di porsi

Tornando a noi, a fronte di quanto detto finora, Gesù avrebbe potuto semplicemente fermarsi a denunciare l’ipocrisia e la malvagità dei suoi interlocutori, invece, come in tante altre situazioni simili, prende l’occasione per aiutare i suoi avversari a mettersi in discussione, a riflettere e cercare la Verità.

Quante volte, invece, noi cristiani ci isoliamo dal mondo in cui viviamo con un atteggiamento di spocchia e alterigia? Quante volte ci sottraiamo al confronto e al dialogo con l’uomo di oggi?

È vero: spesso le domande ci vengono poste in modo malizioso e non certo per fame di verità, ma dobbiamo imparare da Gesù che ogni uomo è figlio di Dio e merita la Sua cura e la Sua attenzione.

Saper ascoltare

È il nuovo atteggiamento richiesto alla Chiesa dai documenti del Vaticano II che stiamo leggendo in questi anni durante la catechesi agli adulti: non più la Chiesa come una cittadella fortificata da difendere dagli “attacchi” del mondo, ma un popolo che vive nel mondo con gli uomini del suo tempo.

Come insegna l’esordio di Gaudium et spes, la Chiesa – sull’esempio del suo Maestro – è chiamata a entrare in dialogo con l’uomo di oggi mostrando disponibilità all’ascolto, pazienza, ma anche e soprattutto intima solidarietà col genere umano e la sua storia1.

Non solo: il testo citato dice chiaramente che non c’è nulla di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore di un discepolo di Cristo. Non esiste nulla, nessun argomento (se non il male) che possa definirsi propriamente “profano”, o estraneo al cuore di Dio.

Catechesi occasionale

Perciò, anche stavolta, Gesù ci invita a cogliere ogni occasione buona per “fare catechesi”, ovvero, per un annuncio schietto di cosa voglia dire vivere da cristiani nel mondo, come dice anche l’apostolo Pietro nella sua prima lettera:

[siate] pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi (cfr 1Pt 3,15).

Quella di Gesù è una sorta di “catechesi occasionale”; nasce, cioè, da un’occasione casuale, da un incontro avvenuto per tutt’altro motivo, che però – grazie alla Sua bontà – diviene utile all’annuncio del Regno di Dio.

Non è come il Discorso della Montagna in Matteo o il Discorso della pianura in Luca, momenti scelti appositamente per insegnare e istruire le folle: è la catechesi “della strada”.

Compito precipuo dei laici

Dico spesso che questa è la tipica modalità che devono utilizzare i laici rispetto ai sacerdoti, proprio per il loro specifico vivere nel mondo, che li mette in grado di agire in modo ancora più efficace come sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16), nei luoghi dove vivono, là dove la vita accade, come piace dire al nostro vescovo.

Per vivere questo stile occorre essere cristiani sempre, non solo quando ci si ritrova in chiesa o in oratorio.

Non si può pensare di vivere “a compartimenti stagni”: se uno è di Cristo lo è sempre, quando partecipa all’Eucaristia e quando sta sul luogo di lavoro, in famiglia o tra gli amici.

Per essere veri cristiani non basta pregare: occorre essere buoni cittadini, onesti lavoratori, persone concrete e affidabili, coi piedi ben piantati per terra e lo sguardo sempre puntato al Cielo.

  1. «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore…
    Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia» (Concilio Ecumenico Vaticano II, Gaudium et spes 1). ↩︎