Il troppo stroppia! 5ª Domenica del Tempo Ordinario (A)
La Parola di Gesù ci scuota non solo per quando siamo insipidi e inutili, ma anche per quando di “sale” ne mettiamo troppo e rendiamo invivibile la fede.
Riflessioni e omelie a partire dalla Parola di Dio della Liturgia
La Parola di Gesù ci scuota non solo per quando siamo insipidi e inutili, ma anche per quando di “sale” ne mettiamo troppo e rendiamo invivibile la fede.
Quando tutti i prepotenti si saranno distrutti a vicenda, chi resterà ad abitare la terra? I miti, «un popolo umile e povero» che confida nel Signore.
L’unità dei cristiani non si basa su un accordo o un compromesso: ciò che unisce i credenti in una cosa sola è la Parola incarnata: Cristo e il Suo Vangelo.
Non basta sapere che Gesù è l’agnello di Dio, ma occorre farci “agnelli”, discepoli e seguaci di questo agnello, dicendo anche noi al Signore: «Ecco, io vengo».
Davanti ai nostri «non è giusto», Gesù invita tutti a lasciar fare a Dio, a fidarsi di Lui, perché solo Lui sa come portare a compimento la Giustizia.
L’Epifania è una luce che illumina il mistero dell’Incarnazione: rivela chi è Dio per noi e chi siamo noi per Lui. E ci invita a rivestirci della stessa luce.
Benedire, «dire parole buone», non è solo un consiglio, ma un comando. Da oggi impariamo a benedirci gli uni gli altri, invece di maledire sempre tutto e tutti.
Perfino le pagine più tragiche della nostra storia intrise di dolore innocente troveranno un lieto fine, perché ogni grido innocente è scritto nel cuore di Dio.
Il sacrificio di Stefano, che dona il suo corpo e tutto se stesso per testimoniare Cristo, ci illustra il senso e il significato profondo dell’Incarnazione.
L’atteggiamento dei pastori dopo l’annuncio dell’angelo è l’invito che la Liturgia fa a ciascuno di noi: occorre «andare senza indugio» a incontrare il Signore.