Che pretese! No, è solo ciò che ci spetta

Ma che pretese!
Commento alle letture di mercoledì 15 giugno 2022

Se domandiamo cose spirituali, le nostre non sono più pretese, ma ciò che Dio stesso ci insegna a chiedere, a Lui e ai Santi che mette sulla nostra strada.

Letture: 2Re 2,1.6-14; Sal 30 (31); Mt 6,1-6.16-18

Come faccio sempre nei giorni feriali, non mi soffermo sul vangelo se non marginalmente, anche perché il brano di oggi è celeberrimo, e lo meditiamo ogni anno il mercoledì delle Ceneri, all’inizio del cammino quaresimale.

Storie, non “storielle”

Da quando abbiamo ripreso il Tempo Ordinario, come prima lettura stiamo ascoltando alcuni brani tratti dai Libri dei Re, in particolare il cosiddetto “ciclo di Elia”.

Le vicende che riguardano l’attività di questo famosissimo profeta sono storie molto belle e aneddotiche, esaltanti ed evocative, come quella dell’incontro con Dio sull’Oreb ascoltata qualche giorno fa (cfr 1Re 19,9.11-16)… ma – come sempre – dobbiamo stare attenti a non ascoltarle come dei “raccontini” o delle novelle per bambini.

I testi dell’Antico Testamento non sono da leggere come la “preistoria” del Vangelo, o come un necessario “tributo di riconoscenza” ai nostri “antenati nella fede”, ma come il lento e paziente avvicinarsi di Dio nel compiere le promesse che aveva fatto proprio ai nostri Padri nella fede.

Profeta forte ma sconsolato

Elia, profeta focoso e intransigente, «pieno di zelo per il Signore», aveva denunciato le infedeltà del popolo e sterminato i profeti di Baal, riaffermando l’unicità di Yahweh (cfr 1Re 18,20-40).

Alla fine, però, preso dalla paura e dallo sconforto, aveva rischiato di perdersi d’animo e desiderato morire, tanto da chiederlo al Signore (cfr 1Re 19,1-8).

È un’esperienza che tante volte facciamo anche noi, dopo tante fatiche e impegno che sembrano non portare a niente.

Ma Dio l’aveva rincuorato e scosso, facendogli vedere una strada già tracciata davanti a sé:

Il Signore gli disse: «Su, ritorna sui tuoi passi verso il deserto di Damasco… ungerai Ieu… come re su Israele e ungerai Eliseo… come profeta al tuo posto… Io, poi, riserverò per me in Israele settemila persone, tutti i ginocchi che non si sono piegati a Baal e tutte le bocche che non l’hanno baciato» (cfr 1Re 19,13-18).

Passaggio di testimone

Nel brano odierno ascoltiamo proprio il “passaggio di consegne” tra Elia ed Eliseo prefigurato da Dio e – per trarne un piccolo spunto di riflessione – mi voglio soffermare sulla richiesta esigente di Eliseo, quando Elia gli domandò cosa potesse fare per lui prima di essere rapito in cielo:

Elisèo rispose: «Due terzi del tuo spirito siano in me». Egli soggiunse: «Tu pretendi una cosa difficile! Sia per te così, se mi vedrai quando sarò portato via da te; altrimenti non avverrà».

Sono d’accordo con Elia: davvero una richiesta esigente! Verrebbe da dire «che pretese!»: diventare quasi come Elia, assumendo due terzi del suo potere!

Ma è una richiesta bella, perché non si tratta di ricevere souvenir o cose inutili, ma ciò che di più importante Elia avrebbe potuto trasmettergli: il suo essere «uomo di Dio» (cfr 1Re 17,24), strumento eletto dal Signore per manifestare la Sua presenza.

In cerca di cimeli o di veri doni?

Mi ha molto colpito questo fatto, perché ho pensato al nostro modo di fare quando conosciamo o anche solo incontriamo di sfuggita un personaggio famoso: tutt’al più gli chiediamo un autografo, oppure un selfie da sfoggiare subito sui social (oggi va molto più di moda questo)…

Se questo è normale con le cosiddette “celebrità” (anche perché non potremmo certo chiedere a Messi o Ronaldo due terzi della loro bravura a giocare a calcio, e nemmeno dei soldi per sfamare i poveri), mi pare che – purtroppo – abbiamo lo stesso atteggiamento anche in tutt’altre occasioni, quando invece potremmo (e dovremmo) avere ben più alte pretese…

Per esempio quando ci congediamo per sempre da una persona cara con cui abbiamo un forte legame: alla sua morte ci accontentiamo di portar via solo un “ricordino” (degli oggetti che le sono appartenuti), insieme a tanta nostalgia.

Al papà o alla mamma (o ai nonni) sul loro letto di morte dovremmo invece chiedere:

«spiegami il tuo segreto! Come hai fatto a fare questo o quest’altro per tutta la vita? E quando sarai in cielo, prega per me, perché io riesca a raccogliere il tuo testimone!»

Cosa chiedere ai Santi?

E lo stesso dovremmo fare coi Santi, soprattutto con quelli che abbiamo incontrato e conosciuto di persona, avendo avuto la grazia di vivere nello stesso secolo (san Giovanni Paolo II, Santa Teresa di Calcutta…).

Invece no: ci accontentiamo di collezionare “santini”, immaginette, medagliette… o di dire con orgoglio: «io l’ho incontrato! Gli ho parlato! Gli ho dato la mano!»

Sì, ma cosa ci hai guadagnato? Cosa hai “portato via”? Niente!

È proprio vero quello che ripete più volte il vangelo di oggi: dobbiamo guardarci dalla nostra smania di apparire, di farci vedere, di “esteriorizzare”, di cercare semplicemente qualcosa per cui essere ammirati dagli uomini… altrimenti la nostra “ricompensa” è tutta lì!

Pretese sempre più grandi

Le pretese di Eliseo nei confronti di Elia possono sembrare esagerate, ma non lo sono, perché si tratta di doni spirituali, che Dio stesso ci invita a desiderare e a condividere.

E Gesù ci invita ad osare ancora di più:

«io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto… Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!» (cfr Lc 11,9-13).

Quando si tratta di chiedere grazie spirituali, allora non sono pretese, ma niente di meno di ciò che Dio stesso si aspetta che noi gli chiediamo.