Chi crede nel Signore Gesù è salvato

Chi crede nel Signore sarà salvato

Credere nel Signore Gesù è la condizione essenziale per accedere alla salvezza… ma sembra che la Chiesa di oggi se ne sia dimenticata.

Omelia per martedì 7 maggio 2024

Letture: At 16,22-34; Sal 137 (138); Gv 16,5-11

Ieri il racconto degli Atti ci ha presentato la conversione di Lidia e la sua apertura di cuore e di mente verso la Parola di Dio.

La “puntata mancante”

I versetti successivi (che il Lezionario non ci fa leggere) narrano di come Paolo, si attiri l’inimicizia di alcuni nobili della città di Filippi, cacciando uno spirito da una schiava che, facendo l’indovina, procurava molto guadagno ai suoi padroni (cfr At 16,16-21).

Il “precedente”

Non so a voi, ma a me l’episodio (anche se piuttosto diverso) ricorda quello di Gesù che libera dalla legione di demoni l’indemoniato di Gerasa e viene invitato ad andarsene dalla regione (cfr Mc 5,1-17): insomma, meglio convivere col demonio che perdere le proprie ricchezze (la mandria di porci).

Ordine o disordine?

Qui, però, Paolo e Sila non sono semplicemente invitati ad andarsene, ma vengono accusati di gettare il disordine nella città, predicando usanze che ai Romani non è lecito accogliere né praticare.

Se la situazione in città fosse più “ordinata” prima o dopo la predicazione di Paolo e Sila è qualcosa di piuttosto opinabile… ma d’altronde, anche noi chiamiamo “ordinata” la nostra vita piena di compromessi col male e non ci piace quando la Parola di Dio ci invita a fare verità e chiarezza dentro e fuori di noi.

Parallelismi

Nella pagina che ascoltiamo oggi sembra che a Luca stia a cuore creare una sorta di parallelismo tra le vicende di Pietro e quelle di Paolo: anche per Pietro, infatti, aveva narrato di una incarcerazione e una miracolosa liberazione (cfr At 12,1-19).

In questo racconto, però, l’evento miracoloso passa in secondo piano, tanto che appare evidente come il carceriere sia più colpito dal comportamento di Paolo che non dal terremoto liberatore.

Cosa devo fare?

La condotta chiara, franca e serena dei veri discepoli del Vangelo apre spaccature di dubbio anche nell’indifferenza e nell’ateismo più solido, tanto da spingere la guardia a gettarsi ai piedi di Paolo e Sila e prorompere nella domanda più importante della sua vita:

«che cosa devo fare per essere salvato?»

Credi nel Signore Gesù

La risposta degli apostoli è tanto concisa quanto densa:

«Credi nel Signore Gesù e sarai salvato tu e la tua famiglia».

Per quanto rapida (nel racconto), la conversione del carceriere richiama le tappe essenziali del catecumenato di allora:

  • la domanda del candidato,
  • l’esposizione del Vangelo,
  • il rito del battesimo,
  • il pasto (eucaristico?) che si conclude nella gioia.

Credere e basta!

Non so se nella Chiesa di oggi sarebbe ancora così facile diventare cristiani…

Credo che oggi il parroco o il catechista di turno risponderebbe: «mah… devi prima portare il tal certificato, poi devi venire a catechismo per due anni, poi scegliere un padrino, poi venire a Messa tutte le domeniche, fare l’elemosina, iscriverti al pellegrinaggio parrocchiale…» etc.

Ma Gesù non ha detto – chiaro e tondo – che chi crede in Lui ha la vita eterna? (cfr Gv 3,36; Gv 6,47), che chi crede in Lui, anche se muore, vivrà? (cfr Gv 11,25)