Chi sono io? Chi è Dio?

Chi sono io? Chi è Dio?

Mosè si chiede «chi sono io?». Scoprirà la propria identità solo entrando in relazione con Dio e conoscendolo come il Dio dei suoi padri, che sarà con lui.

Commento alle letture di mercoledì 19 luglio 2023

Letture: Es 3,1-6.9-12; Sal 102 (103); Mt 11,25-27

Il terzo capitolo del libro dell’Esodo è così intenso e pregnante che, grazie al cielo, il Lezionario ci fa il dono di ascoltarlo quasi per intero, suddiviso in due puntate tra oggi e domani.

Dio si fa conoscere

Credo sia uno dei testi più celebri e fondamentali di tutta la Sacra Scrittura: narra la vocazione di Mosè da parte di Dio, che – chiamandolo – si rivela e si fa conoscere.

È una pagina fondamentale perché, attraverso questo incontro, Dio si fa conoscere anche da noi per quello che da sempre è e per sempre sarà.

È un fuoco che arde ma non consuma

Anzitutto Dio si rivela come «una fiamma di fuoco dal mezzo di un roveto».

Da sempre il fuoco, nell’immaginario umano, è simbolo di forza viva, calore, luce, potenza, purificazione, ma anche pericolo… Questo, però, è un fuoco “amico”, che non consuma ciò che avvolge:

Egli guardò ed ecco: il roveto ardeva per il fuoco, ma quel roveto non si consumava.

È una fiamma diversa da tutte le altre, perché non ha bisogno di consumare e “uccidere” nessun combustibile: si autoalimenta da sé, perché è Amore infinito.

È Santo, “totalmente Altro”

Quando Mosè si avvicina per cercare di capire questo mistero, Dio lo ferma:

«Mosè, Mosè! Non avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo!»

La santità, nel linguaggio religioso e biblico, significa totale separazione e alterità; non a caso la filosofia delle religioni e la teologia hanno coniato per Dio la definizione di “totalmente Altro”.

Santità e alterità sono l’essenza stessa di Dio; ma questo Dio è nuovamente una sorpresa, perché non vuole che la santità sia destinata solamente a Lui; nel libro del Levitico troveremo infatti questa Parola:

Il Signore parlò a Mosè e disse: «Parla a tutta la comunità degli Israeliti dicendo loro: “Siate santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo”» (Lv 19,1-2).

E non dimentichiamo che – fin dalla prima pagina – la Scrittura ci dice che Dio ci ha fatti “della Sua stessa pasta”:

Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza» (cfr Gen 1,26-27).

È relazione

Infine, Dio si presenta come un Dio già conosciuto:

«Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe».

Non è, però, solo una conoscenza “per tradizione” o “per sentito dire”, ma una relazione profonda: il Signore sta dicendo a Mosè che – come è entrato in intima relazione coi suoi antenati – così ha intenzione di fare con lui e con il popolo di Israele.

È attento e vicino

Dio chiarisce subito a Mosè che gli è apparso per un motivo ben preciso:

«Ecco, il grido degli Israeliti è arrivato fino a me e io stesso ho visto come gli Egiziani li opprimono».

È un Dio vicino, attento, compassionevole; il libro lo dice chiaramente nei versetti finali del capitolo precedente:

Gli Israeliti gemettero per la loro schiavitù… Dio ascoltò il loro lamento, Dio si ricordò della sua alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti, Dio se ne diede pensiero (cfr Es 2,23-25).

Chi sono io?

Il brano di oggi termina con una domanda che è, fondamentalmente, una prima scusa tra le tante che Mosè cercherà di accampare per sottrarsi alla vocazione che Dio gli ha riservato:

«Chi sono io per andare dal faraone e far uscire gli Israeliti dall’Egitto?»

«Chi sono?» è una bella domanda, fondamentale, che tutti noi dobbiamo porci ogni giorno.

Per saperlo devo incontrare Dio

Dicevo ieri che – alla sua prima apparizione – Mosè non fa certo una bella figura nella storia dell’Esodo: violento, giustiziere e vendicativo… non sembra proprio il grande profeta che incontreremo più avanti, capace di intercedere presso Dio perché abbia misericordia del Suo popolo.

E aggiungevo che per “trasformarsi” dovrà prima incontrare Yahweh faccia a faccia e saggiarne la misericordia.

Per sapere chi sono devo necessariamente incontrare Dio: capire chi sono io per Lui e chi è Lui per me.

Ecco: quello di oggi è il primo incontro decisivo per questa conversione-trasformazione. La risposta di Dio infatti è:

«Io sarò con te. Questo sarà per te il segno che io ti ho mandato».

Dio è relazione: non è uno che ti manda allo sbaraglio da solo.

Io non sono solo

Io sono un figlio che Dio non lascia mai solo, perché il nome di Dio è «Io sono con te».

Ma su questo continueremo a meditare domani, nel seguito del racconto.