Clicca su “Condividi”! 4ª Domenica di Avvento (C)

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Cosa val la pena condividere? Maria ha scelto: non stupidaggini o chiacchiere, ma solo la “Notizia delle notizie”, il Vangelo, la promessa di Dio mantenuta

Letture: Mi 5,1-4; Sal 80; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45

Quante volte avremo cliccato su quel tasto nella nostra vita? Forse non tante quanto su “Mi piace”, ma poco ci mancherà…

Ah, già! Dimenticavo che non tutti usate i social… ma chi li usa sa che questi si basano proprio sulla condivisione di contenuti: foto, video, links, hashtag, etc.

Un gesto ossessivo

Clicchiamo su "Mi piace" o su "Condividi"?

Scorrendo la timeline di Facebook trovi una frase ad effetto? Clicchi su “Condividi”!

Su Instagram vedi il video di un gattino che ammicca e fa le fusa? Clicchi su “Condividi”!

Vuoi far sapere a tutti che hai trovato interessante una notizia scovata su ANSA? La “posti” immediatamente su Twitter!

Come se a tutti i tuoi “amici” e followers interessassero le stesse cose che interessano a te!

Ma poi… sei proprio così sicuro di aver cliccato perché ti interessavano? Oppure il gesto è diventato ormai talmente automatico da non renderti nemmeno conto di quello che stai facendo?

E se poi nessuno ci mette un “cuoricino” o un “pollice su” per farti sapere che “gli piace” quello che hai condiviso, che fai? Vai in paranoia?

Bisogno di “condividere” o di essere visti?

Che ossessione! Capite come siamo ridotti?

Bisogno di "condividere" o di essere visti?

Ragazzi che siedono fianco a fianco sulla medesima panchina (o muretto) e – invece di parlarsi e raccontarsi quello che hanno vissuto – si inviano “contenuti” col telefonino!

Che poi – la maggior parte delle volte – i cosiddetti “contenuti” non sono pensieri propri originali, o fotografie di bei paesaggi, ma cose già pubblicate da altri (personaggi più o meno famosi) e semplicemente inoltrate; oppure i famigerati selfie: “autoritratti” in pose assurde e innaturali che hanno l’unico intento di ricalcare dei clichés

E – soprattutto tra i più adulti – si condividono spesso dicerie, gossip e – peggio ancora – fake news!

Questo significherebbe condividere? Mah! A me sembra proprio il contrario della condivisione.

Condivisione o pettegolezzo?

Intendiamoci: non è che prima dell’avvento dei social e della tecnologia le cose andassero molto meglio: il parlare per il semplice gusto di farlo o – peggio – per l’unico piacere di dire (male) di altri è uno “sport” antico.

A tal proposito mi viene sempre in mente il famoso racconto che riguarda il mio beniamino san Filippo Neri, che per una donna particolarmente pettegola dovette inventarsi una penitenza ad hoc (leggi qui il simpatico aneddoto).

È poi celebre anche quello dei “tre setacci”, attribuito al filosofo Socrate:

Un giorno Socrate fu avvicinato da un uomo in piena agitazione che gli disse:

«Ascolta Socrate, ti devo raccontare qualcosa d’importante sul tuo amico».

«Aspetta un attimo – lo interruppe il saggio – hai fatto passare ciò che mi vuoi raccontare attraverso i tre setacci?»

«Tre setacci?» – chiese l’altro meravigliato.

«Sì, mio caro, vediamo se ciò che mi vuoi raccontare passa attraverso i tre setacci. Il primo setaccio è quello della verità: sei convinto che tutto quello che mi vuoi dire sia vero?»

«In effetti no, l’ho solo sentito raccontare da altri».

«Ma allora l’hai almeno passato al secondo setaccio, quello della bontà? Anche se quello che vuoi raccontare non è del tutto vero, è almeno qualcosa di buono?»

L’uomo rispose esitante: «Devo confessarti di no, piuttosto il contrario…»

«E hai pensato al terzo setaccio, quello dell’utilità? Ti sei chiesto a che serva raccontarmi queste cose sul mio amico? Serve a qualcosa?»

«Beh, veramente no…»

«Vedi? – continuò il saggio – Se ciò che mi vuoi raccontare non è vero, né buono, né utile, allora preferisco non saperlo e ti consiglio di dimenticarlo».

Mettessimo anche noi questi tre “filtri” prima di aprire la bocca (e di cliccare sul tasto “Condividi”)… succederebbero meno pasticci! E il mondo sarebbe un posto più tranquillo e sereno.

Condividere se stessi

Ma perché vi ho fatto tutto questo sproloquio che sembra non aver nulla a che fare con il vangelo di questa domenica?

Perché il racconto della Visitazione è una storia di condivisione! Di vera condivisione.

Maria – appena ricevuta la notizia della propria gravidanza incipiente e di quella di Elisabetta (già al sesto mese) – non attende un attimo e… clicca su “Condividi”!

Perdonatemi lo stupido accostamento al mondo dei social, ma mi è parso davvero un bel paragone (o meglio: un paragone al contrario).

Quello che Maria va a condividere con la cugina non è gossip: non sono pettegolezzi sulle donne di Nazareth, ma la sua propria storia personale, le sue emozioni più intime.

Con chi condividere?

Mamme che state leggendo, provate a fare mente locale: a chi per primo, e quando, e come avete detto della vostra gravidanza, quando avete scoperto che aspettavate un figlio?

Non è una notizia che si dà così, uscendo sul balcone per gridarla a tutto il vicinato, o pubblicandola sulla vostra “bacheca” Facebook!

È qualcosa di così personale, prezioso, intimo, carico di trepidazione e preoccupazione che non si condivide a cuor leggero e con superficialità, al primo che passa per la strada!

Pensate invece a quanto male abbiano fatto i social e le app di messaggistica istantanea in questi ultimi anni… quante notizie riservate messe ai quattro venti e gente rovinata dal pubblico ludibrio (senza pensare alle tragedie vissute da chi è stato vittima della condivisione illegale di contenuti privati e intimi).

Molti si lamentano perché lo Stato non rispetta la nostra privacy, ma poi pubblicano su tutte le piattaforme le cose più personali!

Maria – invece – ha condiviso la sua gioia solo con chi la poteva capire: Elisabetta, che stava per diventare madre, come lei. E stava per diventarlo in modo del tutto miracoloso – anche lei – per grazia di Dio!

Vangelo è condividere la gioia

Maria ha ricevuto un annuncio (in greco εὐαγγέλιον – euanghélion, cioè “vangelo”) e non lo tiene per sé: va subito ad annunciarlo a sua volta. Da “evangelizzata” si fa evangelizzatrice.

Ha ricevuto un saluto, e – da “salutata” – va a salutare:

l’angelo Gabriele… disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo (cfr Lc 1,26-29).

Entrata nella casa di Zaccaria, [Maria] salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo» (cfr Lc 1,39-44).

Il vocabolo greco per dire “saluto” allude al verbo “aprirsi”: quando si saluta qualcuno con gioia si spalancano le braccia, si allargano le labbra in un sorriso sincero e le pupille si dilatano, velandosi di lacrime di commozione.

Questa è la condivisione che val la pena fare «in fretta», senza pensarci su! (tra l’altro – in greco – quell’«in fretta» significa anche – «con zelo, con serietà, con premura», ovvero: pensando bene a cosa e come si sta per fare un’azione, nello stesso modo in cui si agisce verso il Signore).

Vangelo è raccontare le opere di Dio

Che poi – a voler ben guardare – queste due donne non parlano solo della loro gravidanza, ma soprattutto del fatto che Dio le ha colmate di grazia e misericordia!

Un figlio in arrivo è sempre un dono, per chiunque (non solo per le donne sterili della Bibbia): non è un “prodotto” della propria volontà!

Parimenti le buone notizie – se ci pensiamo bene – ci vengono sempre portate da altri, e – se ci riguardano – non sono quasi mai “farina del nostro sacco” (un conto è il voto di un esame universitario, che dipende tanto da quanto abbiamo studiato… un altro è l’esito di un esame clinico: lì è il Buon Dio che ci concede la salute, no?).

Elisabetta definisce Maria «Benedetta». Perché? Chi è che ne ha “detto bene” (questo è il significato della parola “benedetto”)?

Chi ha detto bene di e a Maria, se non Dio?

«Maria… hai trovato grazia presso Dio… Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra» (cfr Lc 1,30.35).

Per questo, il brano prosegue con lo stupendo cantico del Magnificat: Maria non fa altro che rispondere – a sua volta – con una mirabile sintesi delle opere che Dio ha compiuto, in lei e in tutta la storia.

Condividere in silenzio

Ci sono altri personaggi – nascosti e “silenziosi” – in questo brano di vangelo.

Anzitutto due sono nominati e presenti pur essendo ancora “in divenire”, cullati nel ventre delle loro madri: il Signore Gesù, Figlio di Dio e Giovanni Battista, il Precursore.

Casse di risonanza

Sono loro – dal profondo intimo delle due donne che li hanno accolti in sé – che si scambiano il lieto annuncio, il Vangelo delle grandi opere di Dio: Maria ed Elisabetta non sono altro che “casse di risonanza” di questo silenzioso (ma movimentato) dialogo tra i due bambini che stanno crescendo dentro di loro.

Silenzio di contemplazione

E poi ci sono due uomini, diversamente silenziosi, ma entrambi in contemplazione: Zaccaria e Giuseppe.

Loro condividono in silenzio questa scena di gioia tra le loro mogli e i loro futuri figli.

Il primo è stato reso muto per la sua iniziale incredulità, e adesso non gli resta altro che contemplare e attendere il compimento di quanto Dio gli ha rivelato attraverso l’arcangelo Gabriele (cfr Lc 1,19-20).

Il secondo è silenzioso da sempre, perché capace di “ammutolirsi” davanti ai progetti misteriosi di Dio, e lasciarGli spazio per portare a compimento i Suoi sogni.

Per chi vuole approfondire…

Non ho spazio qui (e non voglio abusare della vostra pazienza, ma se avete tempo in questi giorni – ascoltando le loro storie durante le Ferie proprie della Novena di Natale – trovate qui qualcosa sul mutismo di Zaccaria, e qui qualcosa sul silenzio rispettoso e operoso di Giuseppe).

Cosa volete condividere?

Alla fine di tutto questo interminabile sermone vi chiedo:

  • Oggi su cosa volete cliccare “Mi Piace” e “Condividi”? Ancora sui gattini di Instagram? Sulle storie di Facebook? O sulla Parola di Dio?
  • Di cosa parlerete uscendo di chiesa e tornando nelle vostre case, quando sarete a tavola con alle spalle l’albero di Natale e (spero) il Presepe? Delle meraviglie compiute dal Signore o dei cortei no vax?
  • E riuscirete a trovare anche solo un attimo per contemplare in silenzio quel Dio che si fa piccino e cerca di nascere dentro di voi?