Con accuratezza maggiore
L’accuratezza con cui Aquila e Priscilla istruiscono Apollo non è solo meticolosità o precisione dottrinale, ma indica affetto e cura verso un fratello.
Omelia per sabato 11 maggio 2024
Letture: At 18,23-28; Sal 46 (47); Gv 16,23-28
Tra il brano ascoltato ieri e quello che ci è proposto oggi come Prima Lettura, mancano tre versetti, che narrano di come Paolo giunge a Èfeso, dove lascia Aquila e Priscilla, ripartendo quasi subito per Cesarèa, poi per Gerusalemme a salutare la Chiesa e poi scende Antiòchia (cfr At 18,19-22).
Terzo viaggio missionario
Assieme al primo versetto della pagina odierna (Paolo percorreva di seguito la regione della Galàzia e la Frìgia, confermando tutti i discepoli), ci è descritto l’inizio del terzo viaggio missionario dell’apostolo.
Ma il brano di oggi si concentra sulla presentazione della figura di Apollo.
Gli Atti lo ricordano solo qui, ma Paolo lo nomina ben sette volte nella sua prima Lettera ai Corinzi, riconoscendo la rettitudine e preziosità del suo apostolato, capace di farsi da parte pur di evitare divisioni nella Chiesa.
Non basta la dottrina
Dal racconto deduciamo che Apollo aveva una preparazione intellettuale e una capacità espositiva notevole, nonostante fosse ancora “fermo” al battesimo di Giovanni (non era ancora ufficialmente entrato a far parte della Chiesa).
Aveva carisma (parlava con franchezza), aveva sapienza (con animo ispirato, parlava e insegnava con accuratezza ciò che si riferiva a Gesù), di sicuro molto di più di quanta ne avessero i due coniugi che Paolo aveva lasciato a Efeso (due semplici fabbricatori di tende), eppure loro avevano qualcosa che gli permise di esporgli con maggiore accuratezza la via di Dio.
La scuola della vita
C’è un livello di comprensione del Vangelo e una capacità di farsene testimoni e annunciatori, che va ben oltre la preparazione e le capacità intellettuali.
Apollo veniva da un ambiente raffinato e colto come Alessandria, ma sembrava essere più un accademico che un uomo della strada.
Aquila e Priscilla, invece, erano stati forgiati dalla scuola della vita: erano esuli in Asia perché scacciati da Roma. La loro esperienza del Vangelo era passata nel crogiolo della sofferenza.
Con maggiore accuratezza
Questo permise loro quella maggiore accuratezza sia nella comprensione del mistero di Cristo che nel suo annuncio.
Questa accuratezza non è solo meticolosità o precisione, ma indica un maggior affetto: “accuratezza”, infatti, viene da “cura”.
Aquila e Priscilla avrebbero potuto opporsi ad Apollo, dato che era ancora formalmente Giudeo e predicava il vangelo di Giovanni Battista (oltretutto faceva loro “concorrenza”)… invece lo prendono con sé e si prendono cura della sua formazione cristiana.
È l’atteggiamento di apertura e accoglienza che dovrebbe caratterizzare ogni cristiano… come dico sempre: quanto abbiamo bisogno di imparare dalla Chiesa primitiva!
Il ruolo dei laici
Ancora una volta, il racconto degli Atti mette in rilievo il ruolo importante dei laici nell’evangelizzazione: laico è Apollo, laici Aquila e Priscilla, come laici erano quei primi discepoli che – sfrattati dalla comunità di Gerusalemme con la persecuzione – erano diventati il primo fermento missionario della Chiesa primitiva fuori dalla Palestina.
Ormai sono una campana rotta: avanti i laici (se i preti li lasciano fare)!