Con tutta l’anima

Con tutta l'anima

L’unico modo per amare davvero è metterci tutto il cuore e tutta l’anima. Ma perché ci pesa così tanto se a chiedercelo è il Signore?

Omelia per sabato 24 febbraio 2024

Letture: Dt 26,16-19; Sal 118 (119); Mt 5,43-48

Quando nel linguaggio comune usiamo il termine “anima” (che è un concetto prettamente filosofico e religioso), significa che percepiamo o sentiamo il bisogno di andare a un livello di profondità che è “disumano”, che va – cioè – al di là delle capacità ordinarie.

Tutti abbiamo un’anima

Eppure, a chi di noi – preso da uno slancio di sincero amore e affetto – non è mai capitato di dire «ti voglio un bene dell’anima»?

Se lo abbiamo detto, significa che riconosciamo a noi stessi la capacità di arrivare a un trasporto di sentimenti così sincero e profondo.

Credenti o non credenti, tutti gli uomini percepiscono di avere qualcosa di così “impalpabile” e soprannaturale nel proprio io profondo, da non poter negare di avere un’anima.

Dio ti comanda…

Ho parlato di “anima” perché il brano del Deuteronomio che il Lezionario ci propone di ascoltare come Prima Lettura esordisce così:

«Oggi il Signore, tuo Dio, ti comanda di mettere in pratica queste leggi e queste norme. Osservale e mettile in pratica con tutto il cuore e con tutta l’anima».

È un comando che dipende dal ben più noto Shema, che troviamo all’inizio dello stesso Libro ed è la professione di fede e la principale preghiera di ogni pio israelita:

Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore.1

Obbedienza o amore?

Ma cosa c’entrano il cuore e l’anima con i comandi e le imposizioni?

Si può comandare a una persona di amare, e – per di più – di amare con tutte le proprie forze e capacità, arrivando fino al profondo dell’anima?

Possono coesistere obbedienza e amore?

Nel nostro modo di pensare “romantico” no, di sicuro!

Obbedienza è Amore

Ma se pensiamo all’amore, quello vero, ci rendiamo perfettamente conto che, se non è disposto ad arrivare in profondità, a scavare nell’anima e nel cuore, anche quando costa fatica, anche quando sembra di fare le cose solo per dovere (perché ormai il “fuoco” dei sentimenti adolescenziali si è esaurito), non si tratta affatto di Amore.

Questo non vale solo per Dio, ma anche per le cose umane e i rapporti tra noi.

Non è vero che siamo disposti a osservare le regole più ferree e minuziose quando si tratta della forma fisica?

Non siamo forse disposti a rispettare le imposizioni più fastidiose pur di fare carriera?

Ma non siamo più capaci di osservare le “imposizioni” dell’amore quando si tratta di amare gli esseri umani!

Ma solo se…

Ci pesano le condizioni; ci dà fastidio sentirci dire:

egli sarà Dio per te, ma solo se tu camminerai per le sue vie e osserverai le sue leggi…

…tu sarai il suo popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandi.

Eppure, siamo sinceri: non è questo il modo in cui anche noi stabiliamo i nostri rapporti più solidi, dai contratti di lavoro alle unioni affettive?

Non è assurdo che – proprio e solo con Dio (Lui che l’ha creata!) – ci pesa metterci tutta l’anima?

Se non siamo ciechi…

Tra l’atro, se non abbiamo le fette di salame sugli occhi (e sul cuore), possiamo renderci conto che Dio ci sta già amando da sempre, prima ancora che noi proviamo anche solo a metterci un’unghia d’amore, altro che tutto il cuore e tutta l’anima!

  1. Dt 6,4-6. ↩︎