Cose nuove e cose antiche
Omelia per giovedì 1° agosto 2024
Estrarre dal tesoro del proprio cuore cose antiche e cose nuove significa guardare il passato con sapienza e il futuro con fiducia, in attesa del Regno.
Letture: Ger 18,1-6; Sal 145 (146); Mt 13,47-53
Vi invito, come sempre, a “scartabellare” nel materiale del passato per un commento al brano della Prima Lettura, che è una “parabola dal vivo” molto bella, vissuta in prima persona dal profeta Geremia.1
Due immagini di cernita
Il brano evangelico chiude il Discorso in parabole, anzitutto con l’immagine della rete gettata in mare a raccogliere ogni genere di pesci, e poi con quella del padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche.
Sono entrambe due situazioni in cui fare una cernita, con calma e meticolosità.
Una nel futuro, una nel presente
Mentre nella prima immagine i pescatori che raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi rappresentano gli angeli che – alla fine del mondo – separeranno i cattivi dai buoni (come i mietitori nella parabola della zizzania), nella seconda il padrone di casa che mette ordine tra le sue cose più preziose è la “controfigura” di ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli.
La prima cernita, dunque, riguarda il futuro, la fine del mondo, ed è qualcosa che solo Dio potrà fare, attraverso i Suoi angeli; la seconda cernita, invece, riguarda il presente, l’oggi, e coinvolge ciascuno di noi.
Il “già” e il “non ancora”
Se, da una parte, il Signore ci invita a non avere fretta di emettere giudizi definitivi sul bene e sul male (cfr Mt 13,27-29), sul mondo, sulla storia e su noi stessi, perché è qualcosa che solo Lui è in grado di fare (e farà a suo tempo), dall’altra ci invita a un necessario discernimento quotidiano, che è la condizione per diventare discepoli del Regno.
Il discepolo del Regno sa che, pur non essendo ancora compiuto del tutto, il Regno di Dio è già qui, in mezzo a noi, perché l’ha inaugurato Gesù (cfr Mc 1,14 e Lc 17,20-21), che è presente e vivo con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (cfr Mt 28,20).
Cose nuove e antiche
A cosa vuole alludere Gesù con l’immagine del padrone di casa estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche?
Anzitutto, come ricordato ieri, il discepolo del Regno ha nel suo cuore il vero tesoro, che è il Regno dei cieli (cfr Mt 6,21), perciò, è nell’intimità del cuore che occorre operare questo discernimento, fatto con calma e sapienza, sapendo scegliere cosa tenere e cosa buttare.
Si tratta di “srotolare” il “rullino” della nostra storia, del nostro cammino cristiano alla luce del Vangelo.
Scelte radicali ma non scriteriate
Essere discepoli del Regno dei cieli implica scelte radicali: non si cuce stoffa grezza su un vestito vecchio, né si versa vino nuovo in otri vecchi (cfr Mt 9,16-17), ma questo non significa buttare tutto indiscriminatamente!
Estrarre dal tesoro del proprio cuore cose antiche e cose nuove significa imparare a guardare il passato non con nostalgia o disprezzo, ma come occasione di apprendimento (dalle scelte fatte, giuste o sbagliate che fossero) e il futuro con speranza e fiducia, nell’attesa della Sua venuta.
Lo stesso discernimento va operato per quanto riguarda ciò che sta fuori e attorno a noi; viviamo in un’epoca dove la regola è l’usa e getta, ma la sapienza del Vangelo ci educa a non fare di tutta l’erba un fascio: sia il tradizionalismo conservatore estremo che l’innovazione a tutti i costi sono un grande danno nella Chiesa.
- Il condizionale è d’obbligo, omelia per giovedì 28 luglio 2022. ↩︎