Cristiani DOCG. Martedì della 4ª settimana di Pasqua
Perché «ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani»? Oggi meritiamo ancora quel nome? Ce ne sono ancora le condizioni necessarie?
Omelia per martedì 2 maggio 2023
Letture: At 11,19-26; Sal 86 (87); Gv 10,22-30
Mi ha sempre affascinato la chiusura del brano che ascoltiamo come prima lettura oggi:
Ad Antiòchia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani.
Perché furono chiamati così? E prima come erano chiamati?
Nelle pagine precedenti del secondo libro dell’evangelista Luca sono denominati “i credenti” (cfr At 2,44; At 4,32), poi “la Chiesa” (cfr At 8,1b), “i discepoli del Signore” (cfr At 9,1), “i fedeli” (cfr At 9,13)…
Perché “cristiani”?
Qui – per la prima volta – vengono chiamati cristiani da parte dei pagani di Antiòchia che – coniando questo neologismo – hanno preso il termine “Cristo” (l’equivalente greco dell’ebraico “Messia”, ovvero “unto”, “consacrato”) come una sorta di secondo nome proprio di Gesù.
In ogni caso, il riferimento al Signore Gesù Cristo è essenziale, sia prima che dopo l’entrata in uso del nome “cristiani”.
E in questa paginetta sono racchiusi tanti elementi che ne ribadiscono il concetto.
Il riferimento è Cristo
Al centro dell’annuncio e della predicazione dei discepoli non ci sono norme morali, liturgiche o pastorali, ma solo la verità di Gesù come Cristo, Figlio di Dio:
…cominciarono a parlare anche ai Greci, annunciando che Gesù è il Signore.
Anche la predicazione di Barnaba, inviato ufficialmente dalla Chiesa di Gerusalemme, non invita a fare altro se non rimanere uniti e fedeli a Cristo:
…esortava tutti a restare, con cuore risoluto, fedeli al Signore
E – per riassumere l’esito della prima predicazione missionaria alla comunità di Antiochia – Luca non dice che un sacco di persone «si aggiunsero alla Chiesa» (avrebbe potuto dire anche così), ma:
una folla considerevole fu aggiunta al Signore.
Al centro di tutto c’è Cristo: è attorno a Lui che si forma la Chiesa.
Siamo ancora “cristiani” DOCG?
Davanti a questa pagina stupenda mi viene sempre da chiedermi se noi, oggi, ci “meritiamo” ancora il nome di cristiani, se possiamo ancora conservare l’“etichetta di qualità” oppure siamo una sorta di “vino contraffatto” come quelli che infestano gli scaffali dei supermarket negli Stati Uniti scimmiottando i nomi dei rinomati vini italiani…
È ancora Gesù il centro?
Quando predichiamo annunciamo ancora che Gesù è il Signore, il centro e il senso della nostra vita, o ci perdiamo in mille rivoli e moralismi, arrampicandoci sui vetri?
Quante volte Papa Francesco ci ricorda che la Chiesa deve essere un “ospedale da campo”, dove si curano anzitutto le ferite mortali inferte all’umanità e non si perde tempo a fare la manicure?
Portiamo le anime a Cristo a noi?
Quando cerchiamo di essere missionari (sempre che ancora lo facciamo), siamo consapevoli di dover portare le anime a Cristo o ci interessa semplicemente (e di più) portare acqua al nostro mulino, ingrossare le file del nostro “esercito personale”?
Forse dobbiamo riconoscere di essere ammalati di quella malattia antica dell’apostolo Giovanni che voleva impedire ad altra gente di compiere miracoli perché «non è dei nostri» (cfr Mc 9,38-40).
Ma i cristiani autentici non sono «dei nostri», quelli che seguono noi: sono del Signore e seguono Cristo!
E così i “parrocchiani DOC” non sono quelli che vanno dietro al loro Parroco, ma a Cristo!