Dare il buon esempio

Dare il buon esempio

Dare il buon esempio è un dovere imprescindibile per i pastori e coloro che nella Chiesa ricoprono un ministero, ma è fondamentale per tutti gli educatori.

Omelia per martedì 19 settembre 2023

Letture: 1Tm 3,1-13; Sal 100 (101); Lc 7,11-17

Il brano della prima lettera a Timoteo che ascoltiamo oggi ci fa capire perché queste lettere (le due a Timoteo e quella a Tito) siano state definite “pastorali”: l’autore mira, anzitutto, a istruire i suoi destinatari ad essere buoni pastori, che diano, cioè, un buon esempio per tutta la Comunità e anche per i non credenti.

Questioni spinose

Sono certo che il “cristiano medio”, leggendo questa pagina, si fa attirare più dalle questioni “spinose” che non dalle raccomandazioni di buona condotta ai vescovi e ai diaconi.

I passaggi del testo a cui mi riferisco sono questi:

il vescovo sia marito di una sola donna…

le donne siano persone degne…

I diaconi siano mariti di una sola donna…

Questi accenni lasciano chiaramente intendere che, al tempo di Paolo, per i ministri sacri vi era la possibilità di sposarsi e – ancor di più – vi era la possibilità per le donne di essere istituite nel ministero del diaconato.

Il celibato

Non posso certo aprire qui il grande tema della prassi del celibato nella Chiesa latina perché ci vorrebbero enciclopedie, ma soprattutto non è una questione da “buttar lì” in due righe anonime, ma va discussa con pazienza e di persona con tutti quelli che non ne capiscono le ragioni.

Dico solo che – tra i tanti motivi per cui la Chiesa latina mantiene questa linea da secoli (oltre a quello teologico della conformazione a Cristo celibe) – ce ne sono alcuni molto pratici:

  1. anzitutto la preoccupazione (molto venale, ma non stupida) di non disperdere per via di successione ereditaria i beni della Chiesa che sono destinati alla carità;
  2. in secondo luogo, la reale difficoltà a conciliare un servizio ministeriale dallo stile così “totalizzante” e la possibilità di accudire una famiglia propria;
  3. non da ultimo – data questa evidente difficoltà di conciliazione – l’improbabilità di successo nell’attuare la raccomandazione di Paolo:

abbia figli sottomessi e rispettosi, perché, se uno non sa guidare la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?

Fanno già fatica a educare i figli i genitori che hanno “solo” quel compito… figuriamoci un uomo che, oltre ad essere padre, dovesse pure svolgere un ministero sacerdotale a tempo pieno!

Il sacerdozio alle donne

Anche per quanto riguarda la questione del diaconato femminile non posso aprire qui luoghi di confronto, anche perché è una questione tuttora aperta. Dal Vaticano II ci sono stati vari tentativi di studiare l’argomento, e Papa Francesco ha istituito una commissione ad hoc per lo studio della questione, che pare si sia arenata sui soliti argomenti medievali.

La speranza è che nell’ambito del Sinodo si possa arrivare a una maturazione e a una scelta sapiente anche in questo ambito.

Il buon esempio

Oltre alle questioni spinose di cui ho fatto un cenno fin troppo prolisso, credo che la tematica di questa pagina sia soprattutto il dovere, per chi ha incarichi nella Comunità, di essere irreprensibile e dare il buon esempio in tutto, dal punto di vista umano, civile e religioso.

Quello del dare buon esempio è un tema ricorrente nelle lettere di Paolo, perché gli sta a cuore (cfr Fil 3,17; 1Ts 1,6; 1Tm 1,16; 1Tm 4,12; Tt 2,7) e perché è senz’altro la prima forma di evangelizzazione, che si fa con le opere, più che con le parole.

Riguarda tutti

Certamente, questa è una pagina indirizzata a chi ricopre un particolare ministero nella Chiesa, ma credo che le raccomandazioni siano estensibili a tutti coloro che – nella vita – hanno assunto un ruolo educativo: genitori, insegnanti, operatori nell’educazione sportiva etc.

Essere di buon esempio è la qualità fondamentale per aiutare le giovani generazioni a crescere come si deve, perché – come diceva san Paolo VI

Il mondo (specialmente i giovani) ha più bisogno di testimoni che non di maestri.