di generazione in generazione… 17 dicembre – Novena di Natale 1

di generazione in generazione

Le 42 generazioni che portano da Abramo a Gesù ci mostrano che Dio, venendo nel mondo, non ha avuto paura di immischiarsi nelle vicende più torbide dell’umanità

Letture: Gen 49,2.8-10; Sal 72; Mt 1,1-17

L’espressione che ho scelto come titolo («di generazione in generazione») torna ben 60 volte nella Sacra Scrittura, 59 nell’Antico Testamento e solo una volta nel Nuovo Testamento: sulla bocca di Maria, quando canta il suo Magnificat.

E credo che la lettura del brano di vangelo di oggi, che ci riporta una cinquantina di nomi (spesso anche impronunciabili) per descriverci l’albero genealogico di Gesù, trovi la sua sintesi più mirabile proprio nelle parole di Maria:

«di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono»
.

Si parte da lontano…

La prima pagina del vangelo di Matteo (che la Liturgia ci offre ogni anno in questo primo giorno della Novena di Natale) è una specie di “indice” della storia della salvezza. C’è descritto il “filo rosso” del progetto di Dio, che parte dagli albori della storia (Luca la fa partire addirittura da Adamo!) per arrivare fino al compiersi dell’attesa, con la nascita del Messia, preannunziato dai Profeti.

Sarebbe interessante soffermarci sul significato della tripartizione in gruppi di 14 generazioni e sul senso che Matteo dà a questi numeri… ma il mio non è un sito di filologia o esegesi biblica.

In sintesi, Matteo vuole introdurre e anticipare i temi del suo Vangelo, come i Patriarchi (1ª sezione), la regalità (2ª sezione), il sacerdozio (3ª sezione), l’ingresso dei pagani, la malattia e la guarigione, la prigionia e la liberazione.

C’è di tutto…

Questa pagina è il condensato di una storia, spesso aggrovigliata, compromessa e segnata dal peccato.

Senza andare a spulciare le vicende più torbide (che parlano di prostitute, uomini e donne adulteri e/o incestuosi), basta soffermarsi sul ricordo del più “illustre” dei nomi elencati: il re Davide, grande cantore delle opere di Dio (se è vero – come gli attribuisce la stessa Scrittura – che è l’autore di gran parte dei Salmi), ma anche grande peccatore, adultero, menzognero, assassino, avido…

Dio non ha paura del nostro peccato

Una storia piena di luci e ombre, quella che porta alla nascita di Gesù, tante ombre. Eppure, proprio in mezzo a questa storia passa il progetto di Dio, che continua – nonostante tutto – a rimanere fedele. È un Dio che non ha paura di “sporcarsi le mani”.

Quindi ci tocca aggiornare la bellissima frase del Magnificat, aggiungendo che «la misericordia di Dio si stende» non soltanto «su quelli che lo temono», ma anche – e soprattutto – su coloro che nemmeno lo conoscono, oppure lo hanno conosciuto eppure si sono presto dimenticati di Lui o hanno preferito fare come se Lui non ci fosse.

La fedeltà e la misericordia di Dio si stendono sui peccatori. Per questo Gesù dirà:

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati… Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,12-13).

C’è posto anche per noi

Per questo possiamo stare certi di una cosa: in questa storia c’è posto anche per noi. Se – avvicinandosi il Natale e terminando ormai velocemente il periodo di preparazione e conversione dell’Avvento – ci sentiamo (come ogni anno) inadatti e impreparati, rileggiamo questa pagina e diciamoci, sinceramente: «anche se la mia storia è piena di ombre, il Signore nasce anche per me. Anzi: proprio e prima di tutti per me!»