Diede loro potere

Diede loro il potere...
Omelia per mercoledì 10 luglio 2024

Il potere che Gesù dà ai Suoi discepoli non è quello di comandare, ma di diventare prolungamento del Suo Amore: è il potere di servire nella carità.

Letture: Os 10,1-3.7-8.12; Sal 104 (105); Mt 10,1-7

Nella Prima Lettura Osea continua la denuncia dell’idolatria, associandola in modo esplicito al benessere esagerato. Su questo argomento ho già proposto una riflessione due anni fa, alla quale vi rimando.1

Missione apostolica

Come brano di vangelo, invece, il Lezionario ci propone la prima parte del racconto della missione dei Dodici nella versione di Matteo.

La seconda parte non la ascolteremo perché domani celebreremo la Liturgia propria di san Benedetto: avremo comunque modo di tornare sullo stesso argomento tra pochi giorni (dato che lo sentiremo domenica nella versione di Marco) e di approfondirlo fino a sabato, dato che Matteo dedica tutto il 10° capitolo del suo vangelo alle raccomandazioni fatte da Gesù ai Suoi discepoli prima di mandarli in missione.

Il potere dà alla testa

Quello che cattura subito l’attenzione all’inizio del brano è il potere che Gesù conferisce ai Dodici, di scacciare gli spiriti impuri e guarire ogni malattia e ogni infermità.

È un potere taumaturgico di guarire nel corpo e nello spirito: ai Suoi Gesù trasmette la capacità di fare i Suoi stessi miracoli.

Entusiasmante, no? Chi di noi non si sarebbe montato la testa?

Leggendo il racconto di Luca, anche i discepoli tornarono galvanizzati:

I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome».

Il potere di servire

Ma Gesù li invitò a rileggere la cosa da un altro punto di vista:

Egli disse loro: «…Non rallegratevi perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (cfr Lc 10,17-20).

I discepoli sono invitati a essere propaggine, prolungamento dell’opera del loro Maestro, che non ha usato dei suoi “poteri” per “farsi grande”, per acquisire fama e rispetto, ma per servire.2

Tutti i cristiani, ma soprattutto i sacerdoti, dovrebbero sempre tenere a mente questa cosa.

Anche se non siamo capaci di fare veri e propri miracoli, abbiamo ricevuto il potere di guarire i malati, facendoci vicini alle sofferenze dell’umanità con la compassione e la consolazione, oltre che coi gesti sacramentali che la Chiesa ci ha trasmesso.

Nella Chiesa, ogni potere è sempre finalizzato a un ministero, a un servizio nella carità, mai a una dignità nobiliare o alla dispotica abitudine di comandare.

È un potere che diventa dovere: ecco perché è così poco gradito, e perché tanti nella Chiesa vi abdicano così spesso.

Grandi poteri, grandi responsabilità

Infine, non dobbiamo mai dimenticare che a grandi “poteri” corrispondono grandi responsabilità, perché, come ci ha detto Gesù:

A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più (cfr Lc 12,48).

Alla fine della nostra vita, il Signore ci chiederà che uso abbiamo fatto del potere che ci ha dato (come di tutti gli altri doni e carismi):

«Avevo fame… avevo sete… ero straniero, nudo, malato, in carcere…» (cfr Mt 25,31-46).

  1. Passare dal benessere al “ben essere”, Omelia per mercoledì 6 luglio 2022. ↩︎
  2. Cfr Mt 20,28. ↩︎