Dignità del lavoro… che dice la Chiesa?

Dignità del lavoro
due pensieri cristiani nella Festa dei Lavoratori

Ricorre oggi la Festa dei Lavoratori in molti paesi del mondo, e – come ogni anno – più che un giorno di festa è una data in cui constatare che i diritti per i quali si è tanto discusso e lottato sono ancora di là da venire.

C’è poco da festeggiare

Non solo la “strage silenziosa” delle cosiddette “morti bianche” non cenna a diminuire (anzi), ma sempre più, anche nella nostra «Repubblica democratica, fondata sul lavoro» (Costituzione della Repubblica Italiana, art. 1) – anziché essere luogo che aiuta l’uomo a trovare la sua dignità – il lavoro è occasione di sfruttamento e ingiustizie.

Per non parlare dell’annoso problema della disoccupazione dilagante, specialmente a livello giovanile.

Cosa ha da dire la Chiesa sul lavoro?

Noi cristiani cosa abbiamo da dire su questo tema?

La riflessione sul lavoro appartiene da sempre al patrimonio della Dottrina Sociale della Chiesa che, con la Rerum Novarum (tradizionalmente considerato il primo dei documenti sociali del Magistero), iniziò ad affrontare gli aspetti morali più delicati, primo fra tutti quello del giusto salario.

Il giusto salario

A quell’epoca (ma anche oggi, purtroppo) il costo del lavoro e i salari erano determinati solamente dalla legge della domanda e dell’offerta.

Rerum Novarum afferma esplicitamente che si fa violenza al lavoratore se si approfitta della sua condizione di necessità e che il salario deve consentire al lavoratore e alla sua famiglia di vivere dignitosamente (RN 34-35).

Il tema sarà ulteriormente sviluppato e approfondito dal Magistero negli anni successivi.

Il lavoro nel progetto di Dio

Nel percorso della catechesi agli adulti quest’anno stiamo leggendo la Gaudium et spes, che affronta il tema del lavoro da varie angolature, e – nella parte introduttiva – ne sottolinea la dignità, in quanto continuazione dell’opera creatrice di Dio.

I testi che abbiamo letto pochi giorni fa (e che sono riportati anche nell’Ufficio di Letture dalla Liturgia delle Ore di oggi) sono espliciti:

Per i credenti una cosa è certa: l’attività umana individuale e collettiva, ossia quell’ingente sforzo col quale gli uomini nel corso dei secoli cercano di migliorare le proprie condizioni di vita, considerato in se stesso, corrisponde al disegno di Dio…

Ciò vale anche per gli ordinari lavori quotidiani. Gli uomini e le donne, infatti, che per procurare il sostentamento per sé e per la famiglia esercitano il proprio lavoro così da prestare anche conveniente servizio alla società, possono a buon diritto ritenere che col loro lavoro essi prolungano l’opera del Creatore, si rendono utili ai propri fratelli e donano un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia.

(Gaudium et spes, 34)

Un’attenzione sempre viva e attuale

L’attenzione alle varie tematiche legate al mondo del lavoro non è mai scemata, e ha trovato eco ed espressione sistematica nella Laborem exercens Giovanni Paolo II (1981).

Le questioni toccate dal Magistero restano, purtroppo, una piaga sociale ancora aperta.

Non molti anni fa, Papa Francesco si era espresso con parole chiare e dure, prendendo una posizione forte e decisa, per esempio sulla figura dell’imprenditore (specialmente nel raffronto tra il buon imprenditore e lo speculatore).

La denuncia di stili imprenditoriali che fanno capo ad una visione dell’economia incapace di mettere al centro la persona umana e la sua dignità sono sulla linea di quanto ampiamente descritto già da Benedetto XVI nella Caritas in veritate (2009).

Cosa possiamo fare noi?

A noi semplici “badilanti” cosa è possibile fare, in concreto?

Anzitutto, informarci e non sottrarci agli insegnamenti della Chiesa su questi temi, non considerandoli questioni marginali o secondarie, ma fondamentali per il nostro essere cristiani (è anche a questo che serve la formazione e la catechesi degli adulti).

In secondo luogo, in questa memoria di san Giuseppe lavoratore, cercare di fare quello che dobbiamo fare ogni volta guardando ai Santi: non solo invocare la loro intercessione, ma imitare il loro esempio e diventare santi a nostra volta, vivendo concretamente la nostra quotidianità secondo il loro insegnamento.

Ma prima di tutto, qualsiasi cosa facciamo, farla nella tranquillità e serenità della fede, come ci insegna la Scrittura:

…vi raccomandiamo di tenervi lontani da ogni fratello che conduce una vita disordinata… noi infatti non siamo rimasti oziosi in mezzo a voi, né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato duramente, notte e giorno, per non essere di peso ad alcuno di voi… E infatti quando eravamo presso di voi, vi abbiamo sempre dato questa regola: chi non vuole lavorare, neppure mangi… ordiniamo di guadagnarsi il pane lavorando con tranquillità (cfr 1Ts 3,6-13).