Dio è così, punto! 16ª Domenica del Tempo Ordinario (A)

Dio è così

Dio è così: indulgente e misericordioso, e dobbiamo farcene una ragione. Non sarà mai un “giustiziere” sommario. Questo è il Regno che dobbiamo accogliere.

Omelia per domenica 23 luglio 2023

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Letture: Sap 12,13.16-19; Sal 85 (86); Rm 8,26-27; Mt 13,24-43

Questa domenica il vangelo ci propone altre tre parabole: una lunghissima (e per di più riproposta per una spiegazione) e due molto brevi.

Non mi soffermerò sulle due piccole parabole del granello di senape e del lievito perché sul tema della forza incredibile del Regno dei cieli che cresce nonostante la sua apparente piccolezza ho già riflettuto domenica scorsa, dicendo che Dio è un inguaribile ottimista (ma non ingenuo) che semina largamente e con fiducia su ogni terreno.

Odiosissime parabole

Mi soffermo sulla parabola della zizzania perché è senz’altro una di quelle che “ci fanno andare in bestia” (come quella – odiosissima – dei lavoratori a giornata che leggeremo a fine settembre: cfr Mt 20,1-16).

Sono spesso così le parabole: bisturi taglienti che smascherano il nostro vero “io” e ci obbligano ad ammettere impietosamente quanto siamo miseri e lontani dal modo di pensare e di fare del nostro Dio.

Giustizieri vs giudice indulgente

Noi siamo come i servi del racconto: c’è un problema? Risolviamolo subito, alla radice!

Invece no: il padrone chiede di avere pazienza, di attendere fino al momento della mietitura. E quelli che dovranno operare la separazione tra grano e zizzania non saremo certo noi, ma i mietitori.

Tradotto: non sta a noi giudicare, né ora né alla fine.

Errore di personaggio

Dobbiamo stare attenti quando leggiamo le parabole, perché facciamo sempre l’errore di prendere in mano un copione credendo di dover interpretare la parte del personaggio principale, ma invece non è così.

Qui ci identifichiamo coi servi, col buon grano… mai con la zizzania!

Ma in realtà, grano e zizzania stanno tutti e due ben piantati nel nostro cuore, che lo ammettiamo o no.

Errore di titolo

E sbagliamo anche a capire il senso generale del copione: quando Gesù inizia a raccontare usando l’adagio «Il regno dei cieli è simile a…» noi pensiamo che stia parlando di un luogo, di un tempo (il Paradiso, l’aldilà)… ma non è quello il senso.

Il Regno dei cieli non è né un tempo né un luogo, ma una persona: Gesù Cristo. Ecco perché il Regno è già presente tra noi fin da ora, ma non si è ancora compiuto del tutto. Lo sarà definitivamente, come dice Paolo ai Corinti

quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza… perché Dio sia tutto in tutti (cfr 1Cor 15,24.28).

Accogliere Dio per come è

La finalità del Regno, dunque, è che Dio sia tutto in tutti. Ma perché questo avvenga, non c’è altra strada che accettare e accogliere Dio per quello che è.

Insomma: siamo nuovamente chiamati a rimettere in questione la nostra immagine di Dio.

Com’è Dio?

Dio è così

La prima lettura di oggi ci indirizza nella giusta direzione: Dio è padrone di tutti, ma agisce con indulgenza. Dio è padrone della forza, ma giudica con mitezza e governa con molta indulgenza, e dopo i peccati concede il pentimento.

E così anche il Salmo Responsoriale:

Tu sei buono, Signore, e perdoni,
sei pieno di misericordia con chi t’invoca.

Signore, Dio misericordioso e pietoso,
lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà.

Ecco spiegato l’atteggiamento del padrone della parabola.

È questa la vera natura di Dio, del Dio che ci ha annunciato Gesù: facciamocene una ragione!

Così dobbiamo essere noi

Perciò, non possiamo seguitare a dire «venga il tuo regno» e allo stesso tempo chiedere a Dio di fare piazza pulita, trasformandosi in un giudice inflessibile, che giudica “per direttissima”.

Il Regno non verrà finché Dio non sarà tutto in tutti, ovvero: finché non la smetteremo di voler insegnare noi al Signore come deve fare il Suo mestiere e non ci lasceremo, invece, plasmare il cuore a misura del Suo.

Dio è così: prima di tutto (prima ancora di dire se una cosa è bene o male) ama l’uomo, a costo di rimetterci Lui di persona.

E così dobbiamo essere anche noi, perché, usando ancora le parole della prima lettura

Con tale modo di agire hai insegnato al tuo popolo
che il giusto deve amare gli uomini.