Dio sceglie i piccoli. Martedì della 2ª settimana, Sant’Agnese
La santità è anzitutto dono di Dio, che sceglie i piccoli. E forse la montagna più difficile da scalare per noi è proprio quella dell’umiltà
Letture: 1Sam 16,1-13; Sal 89; Mc 2,23-28
Come dico sempre, la Parola di Dio non arriva mai a caso. Anche oggi, nella memoria di Sant’Agnese, la prima lettura (che è quella feriale del martedì della 2ª settimana), ci dona una bellissima pagina che non potrebbe essere più adatta per aiutarci a onorare la memoria di questa ragazzina.
Racconta della scelta di un nuovo re da parte di Dio per il suo popolo Israele. Il profeta Samuele viene mandato a Betlemme per consacrare con l’unzione uno dei figli di Iesse. E fa lo sbaglio che facciamo tutti:
Quando furono entrati, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuèle: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore».
Spesso crediamo che anche il Signore abbia i nostri criteri di giudizio, il nostro metro di misura… invece Dio guarda altro. Egli vede ciò che agli occhi degli uomini rimane nascosto. Dio guarda il cuore.
I Santi sono supereroi?
Quando pensiamo ai Santi (in particolare ai martiri) costruiamo nella nostra testa un’immagine di esseri “super”, dalle virtù eroiche, che hanno coronato con un atto di coraggio estremo una vita totalmente improntata all’ascesi e alla preghiera.
Per carità: ci sono anche dei Santi così, e risplendono come fulgide stelle nel firmamento.
Ma una via della santità di questo tipo ci fa subito pensare «non fa per me! Io non ci arriverò mai».
Ora – a prescindere dall’eroismo con cui è descritto il martirio di Sant’Agnese – ciò che più colpisce e ci deve far riflettere, è che era poco più che una bambina, tanto che persino Sant’Ambrogio – nel suo trattato Sulle vergini – descrive stupito e ammirato questo aspetto:
Si dice che subì il martirio a dodici anni. Quanto è detestabile questa barbarie, che non ha saputo risparmiare neppure un’età così tenera! Ma certo assai più grande fu la forza della fede, che ha trovato testimonianza in una vita ancora all’inizio. Un corpo così minuscolo poteva forse offrire spazio ai colpi della spada? …Nuovo genere di martirio! Non era ancora capace di subire tormenti, eppure era già matura per la vittoria…
La tenera età diede una perfetta lezione di fortezza… Stupirono tutti che già fosse testimone della divinità colei che per l’età non poteva ancora essere arbitra di sé. Infine fece sì che si credesse alla sua testimonianza in favore di Dio, lei, cui ancora non si sarebbe creduto e avesse testimoniato in favore di uomini. Invero ciò che va oltre la natura è dall’Autore della natura.
(Sant’Ambrogio, De Virginibus, lib. I cap. 2,5,7-9)
Avrà mai avuto il tempo una ragazzina di capire cosa fossero la santità e il martirio? Forse Sant’Agnese sì, ma i Santi Martiri Innocenti?
… o non – piuttosto – dei piccoli incoscienti?
Così, continuando la lettura del Primo Libro di Samuele:
Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge» …Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!» …e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Poteva mai essere Re d’Israele un piccolo pastorello intento a passare il tempo tra la cetra e la fionda?
Eppure, proprio la sua incoscienza di ragazzetto gli fece trovare il coraggio di andare incontro al gigante Golia e sconfiggerlo con una semplice sassata in fronte.
La santità non sta anzitutto nei nostri sforzi
Non dobbiamo fare sempre l’errore di pensare alla santità come ad una scalata dell’Everest, una serie infinita di prove impossibili da superare (tipo le sette fatiche di Ercole), come se tutto dipendesse da noi.
Partiremmo ingolfati come Davide quando fece il primo tentativo con addosso la pesantissima armatura di Saul e non riusciva a muovere nemmeno un passo!
La santità è anzitutto dono di Dio, che sceglie i più piccoli, i più deboli, i più improbabili.
La montagna più alta da scalare
Rendersi conto di questo e accettare di tornare ad essere “stupidi” e incoscienti come i bambini è il primo passo verso la Santità.
E forse sì: per noi è proprio questa la montagna più difficile da scalare, quella dell’umiltà e della piccolezza.
Ci aiuti Sant’Agnese a tornare e rimanere bambini.