«Dio ti vede»; no, ti sorveglia. Riconoscere Dio come Padre Buono
Dio non è il “Grande Fratello”, un “impiccione” che ci tiene d’occhio: è un Padre che vede tutto perché sta attento che i Suoi bambini si facciano male
Questa mattina, pregando l’Ufficio di Letture del Breviario, mi sono soffermato sulla seconda lettura, che per noi bergamaschi è particolare, celebrando la memoria di Santa Paola Elisabetta Cerioli, fondatrice delle Suore e dei Padri della Sacra Famiglia.
Il brano in questione è tratto dagli Scritti della Santa, e l’espressione che mi ha ispirato – tra le altre – è questa:
«Fate tutte le cose come se aveste Dio davanti agli occhi…»
Come un fulmine, mi è subito venuta in mente la raccomandazione che mi fa sempre il mio Padre Spirituale: «in coscienza, devi avere un unico criterio di giudizio per sapere se sia bene o male quello che stai facendo. Chiediti: “Lo farei dinanzi a mia madre?”».
Ovviamente l’espressione della Santa Cerioli è ben più pregnante e calzante, perché ognuno di noi deve rispondere dinanzi a Dio di ciò che fa (dice e pensa).
Ma c’è un motivo molto concreto se la mia Guida Spirituale ha puntato “più in basso”, ed è il fatto che noi cristiani abbiamo smesso di sentire Dio come un Padre: lo sentiamo sempre (e sempre più) come un padrone.
Crediamo – purtroppo – in un “dio ficcanaso”
Ormai viviamo nell’epoca del Grande Fratello, e quell’occhio impiccione che vede tutto, che spia impudentemente l’intimità dei partecipanti è diventato il simbolo di ogni intrusione indebita nella vita privata da parte di chi non ne ha il diritto (pace se poi – è il colmo! – la maggioranza di chi reclama suddetta privacy sbandiera regolarmente su Facebook e tutti gli altri Social media la propria vita privata).
E anche Dio (per chi crede che esista) è stato associato ad un “ficcanaso”, ad un controllore (come il padrone o il capo-reparto sul lavoro).
Prova ne è il detto che ho messo nella prima parte del titolo: «Dio ti vede!». E purtroppo tale ammonimento è nato proprio nell’ambito della “dottrina cristiana” tradizionale.
Ed è dura scalfire tale convinzione.
Per ritrovare Dio Padre occorre tornare ad essere bambini
Se potessimo ritornare al sentimento bambino di pensare (e sentire veramente) Dio come il nostro papà!
Così ci ha detto di chiamarlo Gesù, quando insegnò il Padre Nostro. E soprattutto pregandolo Lui stesso, con quella parola dolcissima (Abbà) che nel suo dialetto aramaico è l’equivalente dei nostri “babbo”, “papà”, “paparino” (o “tàta” in bergamasco).
Allora la raccomandazione della nostra Santa sarebbe la più indicata, e quella definitiva (ma si sa, che i Santi sono tali perché hanno preso sul serio l’invito di Gesù a tornare come bambini).
Chi di noi vorrebbe far rimanere male sua madre o suo padre con un cattivo comportamento?
Per capire Dio Padre occorre pensare al nostro essere genitori
Chi è genitore sa bene che gli sbagli dei figli non creano solo imbarazzo o vergogna davanti agli altri e alla società, ma feriscono il cuore perché ci si sente dei falliti, degli incapaci nell’educare.
E – soprattutto – di fronte a sbagli madornali dei propri figli – si soffre tremendamente, sentendosi parte in causa di quanto è capitato (pensiamo ai genitori di quei tanti ragazzi che il sabato sera – in preda ai fumi dell’alcol o della droga – hanno distrutto la vita di altri giovani utilizzando l’automobile come una tremenda arma di sterminio).
Ecco allora che ho voluto porre un’obiezione nel titolo: non è vero che «Dio ti vede» (nel senso di impicciarsi nelle tue cose): semmai ti “sorveglia”, cioè «veglia su di te» (cfr Sal 121), come un padre o una madre amorevoli e attenti che il loro bambino non si faccia male e – una volta cresciuto – non faccia del male ad altri.
Perché sì, noi cristiani crediamo che Dio non è un “Grande Fratello”, ma un grande Padre Buono, di tutti!