Discorso d’addio

Discorso d'addio

Il discorso che Paolo fa agli anziani di Efeso è un vademecum per ogni cristiano che ha a cuore la Chiesa, specialmente per i pastori d’anime.

Omelia per mercoledì 15 maggio 2024

Letture: At 20,28-38; Sal 67 (68); Gv 17,11-19

Ieri abbiamo fatto una sorta di flashback nella lettura degli Atti degli Apostoli, dato che la festa di san Mattia ci ha riportati indietro, all’inizio del libro, prima della Pentecoste.

L’addio di Mileto

Se, invece, avessimo letto la Prima Lettura del martedì della 7ª settimana di Pasqua, avremmo potuto ascoltare per intero (assieme al brano di oggi) l’addio di Paolo agli anziani della Chiesa di Efeso avvenuto a Mileto.

L’addio ai presbiteri e ai responsabili delle Chiese che ha generato nella fede è come il testamento spirituale e pastorale dell’apostolo, pieno di tenerezza e raccomandazioni, di speranze e di timore, e richiama con forti parallelismi il discorso di addio di Gesù che si legge nei vangeli.

La parte “mancante”

La prima parte del discorso (che vi invito a leggere da soli), è suddivisa in tre “sguardi”:

  • al passato, qualificato come servizio prestato al Signore (cfr At 20,18-21);
  • al presente, considerato come un tempo visitato dallo Spirito, nella piena disponibilità ai disegni di Dio (cfr At 20,22-24);
  • al futuro prossimo, previsto come un tempo di ulteriore testimonianza e prova (cfr At 20,25-27).

La seconda parte

La parte restante del discorso (quella che ascoltiamo oggi) comprende uno sguardo al futuro remoto (vv. 29-31) e una conclusione con raccomandazioni particolari (vv. 32-35), oltre a una preghiera e ai saluti (vv. 36-38).

Il vertice del discorso

Il versetto 28 costituisce il vertice di tutto il discorso:

«Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio».

Paolo mette in stretta relazione la missione dell’apostolo con la speciale vocazione da parte dello Spirito Santo, che dona al suo ministero un carattere sacro e lo colloca all’interno della stessa azione salvifica che procede dal seno della Trinità.

Da questa essenza teologale della missione apostolica derivano atteggiamenti e responsabilità precisi.

Vigilanza

Anzitutto la vigilanza, intesa non come un controllo inquisitorio, ma come la disponibilità dei pastori a dare se stessi, notte e giorno, per il bene del gregge loro affidato, a imitazione del Buon Pastore, che ha dato la Sua vita (è un tema che abbiamo trattato proprio lunedì sera studiando il n.23 di Apostolicam actuositatem).

Potenza della Parola

Poi la fiducia nella potenza della Parola di Dio e della Sua grazia: è una potenza così totale che Paolo non affida la Parola ai pastori (come dovrebbe fare in una trasmissione di poteri) ma i pastori alla potenza della Parola!

Totale gratuità

Infine, il disinteresse: Paolo ha sempre rifiutato di essere a carico o di peso ad alcuno (come ricordavo nella riflessione di giovedì scorso), per essere libero di proclamare, anche con la sua condotta, la gratuità totale del dono di Dio.

Per chi ha a cuore la Chiesa

Questa pagina è certamente un buon vademecum per i vescovi e per i pastori di anime, ma credo debba esserlo anche per ogni cristiano che ha a cuore la Chiesa.