Distogliere o puntare gli occhi al cielo?

Distogliere o puntare gli occhi al cielo
Omelia per lunedì 7 aprile 2025

Distogliere gli occhi dal Cielo significa interrompere il contatto con Dio, ergendo noi stessi a metro di giudizio; alzarli al Cielo è affidarci a Lui.

Letture: Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Sal 22 (23); Gv 8,12-20

Ho dedicato la riflessione dell’anno scorso a un accostamento tra il brano evangelico dell’adultera e la vicenda di Susanna nella Prima Lettura: due storie simili nella sostanza, ma opposte nella forma.

Oggi, cambiando anche il brano evangelico,1 vorrei sottolineare due passaggi del lunghissimo brano della Prima Lettura che ci possono aiutare a proseguire con frutto il nostro pellegrinaggio nel tempo di discernimento della Quaresima.

Una storia-parabola

La storia di Susanna assume valore di parabola nella situazione particolare del popolo ebraico, sollecitato dalla cultura ellenistica ad abbracciare il paganesimo (come effettivamente molti fecero):2

  • era un monito per quanti, passando al paganesimo, avevano commesso un “adulterio” contro l’amore sponsale di Dio con il Suo popolo Israele;
  • era, invece, un incoraggiamento ai giusti a rimanere ancorati con tutta la loro fiducia al Signore, che mai abbandona i Suoi figli.

Gli occhi e il cielo

I due passaggi che vorrei sottolineare per il nostro discernimento riguardano proprio il diverso atteggiamento dei due anziani perversi rispetto all’innocente Susanna; l’autore li rimarca usando gli stessi termini (“occhi” e “cielo”), ma con due esiti esattamente contrapposti.

Dei due anziani, infatti, ci dice che

distolsero gli occhi per non vedere il Cielo e non ricordare i giusti giudizi.

Di Susanna, invece, annota che

piangendo alzò gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore.

Il contatto con Dio

Sono due espressioni cariche e dense di significato spirituale, che ci invitano a vagliare la nostra vita, in pensieri, parole, opere e omissioni, perché – a ben vedere – è proprio in conseguenza di questi due diversi atteggiamenti che pensiamo, parliamo e agiamo.

  1. Distogliere gli occhi dal Cielo significa interrompere il contatto con Dio, ergendo noi stessi a metro di giudizio, non considerando altro che i nostri interessi e istinti più beceri, che diventano obbiettivo irrinunciabile, da ottenere a qualsiasi costo.
  2. Alzare gli occhi al Cielo, significa non solo invocare l’aiuto del Signore nel momento del bisogno, ma domandare a Lui, in ogni situazione, di essere faro e guida di ogni nostra scelta, fidandoci totalmente che solo Lui sa dove sta il Bene, non solo il nostro, ma di tutti, anche quando questo sembra passare attraverso l’ingiustizia e la sopraffazione da parte degli altri.

È quanto chiediamo ogni giorno pregando con le parole che il Signore Gesù ci ha insegnato:

sia fatta la tua volontà,
come in cielo così in terra (cfr Mt 6,10).

E allora, alzando gli occhi al cielo, con il cuore pieno di fiducia nel Signore, continuiamo il nostro cammino di conversione, puntando dritti alla meta, verso la Pasqua eterna.

  1. Nel Ciclo Liturgico C è proposto il brano di Giovanni 8,12-20: il seguito di quello dell’adultera, avendolo già meditato il giorno precedente.
  2. L’esegesi critica moderna ritiene Daniele uno scritto tardivo, di molto posteriore ad altri libri profetici quali Geremia ed Ezechiele. Si pensa che sia stato scritto durante la persecuzione di Antioco IV di Siria, per infondere coraggio agli Ebrei cui era stato vietato di praticare la propria religione. Più che testo profetico sarebbe quindi un libro apocalittico, di un genere fiorito in età ellenistica a partire dal III secolo a.C.. Come nel caso dei libri di questo tenore, esso opera distinzioni nette tra bene e male, tra Dio e i demoni, tra buoni e cattivi, promettendo la vittoria finale dei primi e la condanna definitiva dei secondi.