Edificare il corpo di Cristo
Omelia per sabato 26 ottobre 2024
I ministeri che Cristo dona a ciascuno sono dati allo scopo di edificare il Suo Corpo mistico, per arrivare all’unità della fede fino all’uomo perfetto.
Letture: Ef 4,7-16; Sal 121 (122); Lc 13,1-9
Dopo aver introdotto il tema dell’unità e averlo raccomandato agli Efesini come regola per comportarsi in maniera degna della chiamata ricevuta, nei versetti immediatamente seguenti Paolo specifica che a ciascuno è stato donato un ministero diverso secondo la misura del dono di Cristo.
Diversi ministeri
Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero…
Quelli elencati non sono i carismi, ma i ministeri: i compiti di servizio all’interno della Chiesa.1
Interessante notare come i cosiddetti “ministeri istituiti” (apostoli, profeti, evangelisti, pastori e maestri) sono in funzione di preparare anche tutti gli altri fratelli (i laici) al ministero.2
Per edificare il corpo di Cristo
Ma anche i ministeri, come i carismi, sono dati allo scopo di edificare il corpo di Cristo.
Il fine è arrivare tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio…
Questo è uno dei punti dolenti nella Chiesa, da sempre, e maggiormente nei nostri giorni: si dimentica che i compiti all’interno della comunità sono ministeri, servizi, non cariche onorifiche, perciò – invece di raggiungere l’unità – si creano un sacco di divisioni e contrapposizioni.
L’uomo perfetto
Oltre all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, l’apostolo pone come orizzonte raggiungere l’uomo perfetto… Non si tratta semplicemente della perfezione della vita cristiana; il senso sottinteso è, ancora una volta collettivo: la misura della pienezza di Cristo.
L’uomo nuovo è il Cristo stesso, inteso come “Cristo totale”, composto da capo e membra, che costituiscono il Corpo Mistico della Chiesa:3 cercare la perfezione ciascuno per sé non ha altro effetto che rimanere fanciulli in balìa delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, ingannati dagli uomini con quella astuzia che trascina all’errore.
Anche su questo occorre riflettere molto, perché incontro spesso “cristiani” che vivono la loro fede da “single”, cercando un proprio modello di perfezione avulso da ogni rapporto con gli altri e con la Chiesa in generale (i famosi che dicono «sono credente ma non praticante… credo in Gesù ma non nella Chiesa…»).
Edificare nella carità
La conclusione del brano ribadisce ancora una volta la necessità di raggiungere l’unità tendendo a Cristo capo; è ancora una volta l’immagine del ricapitolare tutto attorno a Cristo, che abbiamo meditato settimana scorsa nel primo capitolo della Lettera:
Da lui tutto il corpo, ben compaginato e connesso, con la collaborazione di ogni giuntura, secondo l’energia propria di ogni membro, cresce in modo da edificare se stesso nella carità.
La carità su cui edificare questo corpo è amore di Dio e amore del prossimo allo stesso tempo:
Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede (cfr 1Gv 4,20).
- Cfr 1Cor 12,1-11: qui Paolo chiarisce che i diversi carismi vengono dall’unico Spirito, i diversi ministeri dall’unico Signore e le diverse attività dall’unico Dio. ↩︎
- È la visione della Chiesa – Popolo di Dio che abbiamo ritrovato e studiato negli anni scorsi nei documenti del Concilio Vaticano II, dove tutti i battezzati sono investiti, in forza del battesimo, degli uffici sacerdotale, regale e profetico di Cristo. ↩︎
- Cfr 1Cor 12,12 e Col 1,18. ↩︎