Egli è la nostra pace. 16ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Omelia per domenica 21 luglio 2024
Cristo ci insegna che riposo non è “stare in santa pace”, ma ricostruire le relazioni con Dio e coi fratelli sull’amicizia e sull’amore, anziché sul dovere.
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Letture: Ger 23,1-6; Sal 22 (23); Ef 2,13-18; Mc 6,30-34
Quando pensiamo al riposo, sia quello alla fine di una giornata di lavoro, sia quello più prolungato delle ferie, diciamo a noi stessi:
«finalmente! Ora voglio proprio stare in santa pace!»
Ma di che pace si tratta?
Una pace finta
Se siamo sinceri fino in fondo, spesso quella che noi chiamiamo “pace” non è altro che un totale isolamento, in cui nessuno si deve permettere di intromettersi per disturbarci: vogliamo “staccare la spina” da tutto e da tutti, convinti che così possiamo finalmente recuperare forze, energie e tranquillità.
Generalmente, però, questo non avviene.
Come mai?
Perché la nostra idea di riposo è profondamente sbagliata.
La Parola ci istruisce
La Parola di Dio che ci è consegnata oggi ha un insegnamento proprio su questo tema, ed è importante che – da credenti – ci lasciamo ammaestrare.
Quando i discepoli tornano tutti contenti per la missione compiuta, Gesù non dice loro «bravi, ci meritiamo tutti un po’ di ferie! Ci vediamo tra quindici giorni!», ma si occupa personalmente del loro riposo:
«Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’».
Eppure sarà stato stanco anche Lui, no?
Avete mai visto un direttore d’azienda che prende con sé i suoi dipendenti e li porta in vacanza, pensando lui a tutto l’occorrente e preoccupandosi che possano riposare e stare bene?
Gesù sa di cosa abbiamo bisogno
Beh, Gesù non è un direttore aziendale, ma la nostra vita, il nostro ristoro, come sentiremo nelle prossime domeniche:
«Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!» (Gv 6,35).
Gesù sa di cosa hanno bisogno i Suoi discepoli, perché li ha guardati con compassione, la stessa con cui poco dopo guarderà la folla: i Dodici hanno bisogno di recuperare la verità e l’intimità delle relazioni, con Lui e tra di loro.
Dio ha creato l’uomo come essere di relazione,1 e sa che i Suoi figli non possono vivere se non in una condizione di sincera amicizia e fraterna collaborazione.
Isolarsi da tutto e da tutti, non solo non dà pace, ma fa cadere in uno stato di noia e non senso.
Ciò che rovina le relazioni
Spesso è il lavoro, l’attività professionale o casalinga, a deteriorare le nostre relazioni, non perché il lavoro sia una cosa cattiva in sé, ma perché non siamo capaci di viverlo in modo funzionale: lasciamo che esso diventi il fine anziché un mezzo per realizzare la nostra vita, e così tutto diventa un dovere e un peso.
È tremendo quando, anche in famiglia, si riduce tutto a dividersi i compiti, a “fare ognuno il suo”, per poi cercare di ritagliarsi al più presto degli spazi di isolamento, sotto lo stesso tetto!
Non vi sono più relazioni di amore, di amicizia e di servizio, ma di dovere, comandato da prescrizioni e precetti.
Per questo, un riposo fatto di isolamento non migliora assolutamente la situazione ma, anzi, la deteriora ancor di più, creando disgregazione.
Il riposo che ricostruisce
Il riposo insegnato da Gesù è quel tempo assolutamente necessario da dedicare a ricostruire le relazioni, i legami con Dio e con gli altri (a partire dai nostri famigliari) sulle giuste basi: non più sui doveri, sulla suddivisione dei compiti, ma sull’amore e sull’amicizia.
In tal senso, le affermazioni di san Paolo agli Efesini che ascoltiamo nella Seconda Lettura sono un faro nella notte:
ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace,
colui che di due ha fatto una cosa sola,
abbattendo il muro di separazione che li divideva,
cioè l’inimicizia…Egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti,
per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo,
facendo la pace…
È Cristo che ci aiuta a trovare la vera pace, aiutandoci a vincere le inimicizie, a sciogliere le incrostazioni che si sono create tra noi, ad abbattere i muri che ci dividono.
Le vacanze “giuste”
Perciò, sia che abbiamo l’occasione di andare in ferie, sia nei piccoli spazi di riposo che possiamo trovare anche a casa, siamo chiamati a ricostruire relazioni “pacifiche”, dove ciò che facciamo l’uno per l’altro non è dovere, ma servizio e gesto d’amore, dove il tempo non lo si passa ciascuno richiuso in se stesso, ma insieme alle persone che il Signore ci ha messo accanto, con il cuore aperto e disponibile ad ascoltare e raccontarsi.