Farsi battezzare. Martedì fra l’Ottava di Pasqua

Farsi battezzare

Per accogliere la vita nuova del Risorto occorre farsi battezzare nel Suo nome, ovvero: lasciarsi immergere e seppellire nella Sua morte.

Omelia per martedì 2 aprile 2024

Letture: At 2,36-41; Sal 32 (33); Gv 20,11-18

L’anno scorso mi sono soffermato sul brano di vangelo per farci prendere per mano dalla Maddalena nel suo percorso di conversione che la portò a passare dall’attaccamento morboso a una “reliquia” di Gesù a un rapporto totalmente nuovo col Signore risorto.

Che cosa dobbiamo fare?

Oggi prendo spunto brevemente dalla domanda accorata degli ascoltatori di Pietro e degli Undici, che

All’udire queste cose si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?»

Questa domanda, carica di compunzione, giunge alla fine di un discorso articolato e lungo, nel quale – come dicevo ieri – Pietro rilegge tutta la storia attraverso le Scritture e lo sguardo di fede degli Autori Sacri (cfr At 2,14-26).

Parlare con franchezza

Mosso dallo Spirito, Pietro riesce a parlare con franchezza alla folla radunata a Gerusalemme per il giorno di Pentecoste, prendendosi persino la libertà di usare il delicato registro dell’accusa:

«Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso».

Ma quella di Pietro non è un’accusa sterile, spietata, fatta per togliersi dei sassolini dalle scarpe e chiamarsi fuori dalle proprie responsabilità, quanto il modo di manifestare in maniera ancora più forte tutto l’amore che si è manifestato nella croce del Signore Gesù.

L’Amore crocifisso attira

È questo Amore (da cui scaturisce pietà, misericordia e desiderio di bene per l’umanità) che trafigge il cuore e fa sorgere il desiderio di poterne fruire.

Si realizza nuovamente, a distanza di tempo, la profezia di Gesù:

«io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (cfr Gv 12,32).

Farsi battezzare

La risposta-proposta di Pietro è estremamente semplice e chiara:

«Convertitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per il perdono dei vostri peccati, e riceverete il dono dello Spirito Santo».

Farsi battezzare (secondo l’etimologia del termine) significa lasciarsi immergere, o “seppellire” nella morte di Cristo, come dirà l’apostolo Paolo ai Romani:

non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte? Per mezzo del battesimo dunque siamo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova (cfr Rm 6,3-4).

È il testo dell’Epistola che abbiamo ascoltato la notte di Pasqua.

Non è solo un rito

Chiedere di battezzare un bambino non è solo un rito, una consuetudine, un fatto sociale: significa chiedere per quella creatura di stabilire un legame indissolubile, una complicità totale della vita col mistero di Passione, Morte e Risurrezione di Gesù.

Pietro, inoltre, specifica che occorre farsi battezzare «nel nome di Gesù Cristo»: questo significa affermare che solo nel nome di Gesù Cristo (ovvero: nell’incontro con la Sua persona) trova senso e significato la nostra vita, perché

«In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati» (cfr At 4,12).