Fino a dare la vita
Omelia per sabato 3 agosto 2024
Il profeta, e anche il discepolo del Risorto, è fedele alla Parola che annuncia, ed è disposto a tutto per questa fedeltà, fino a dare la vita.
Letture: Ger 26,11-16.24; Sal 68 (69); Mt 14,1-12
La Prima Lettura e il vangelo di oggi presentano due vicende drammatiche dall’esito ben diverso:
- nel primo brano (continuazione di quello ascoltato ieri), Geremia è accusato dai sacerdoti e dai profeti di aver maledetto il tempio e la città di Gerusalemme: per lui si invoca una condanna a morte, ma i capi del popolo, ascoltata la sua autodifesa, decidono di risparmiargli la vita;1
- nel brano evangelico, invece, Giovanni il Battista è già da tempo in prigione, nel palazzo di Erode, e arriva il giorno del suo martirio: peraltro, a causa di una motivazione del tutto futile e vergognosa.
Immensa docilità
Entrambi i profeti, Geremia e il Battista, si trovano accusati ingiustamente e condannati a morte per aver parlato chiaro nel nome del Signore.
Entrambi sono un esempio di immensa docilità alla volontà di Dio: nonostante sapessero bene a cosa sarebbero andati incontro se non avessero tenuto la bocca chiusa, non si sono tirati indietro.
Pronti a dare la vita
Mi soffermo solo a sottolineare un bel tratto del discorso di autodifesa di Geremia:
«Il Signore mi ha mandato a profetizzare… Quanto a me, eccomi in mano vostra, fate di me come vi sembra bene e giusto…»
Pur di rimanere fedele alla parola del Signore, e pur di vedere Israele accettare di convertirsi, Geremia è disposto a rinunciare a se stesso: è disposto a dare la vita in cambio di quella del suo popolo (con tutta probabilità è stata proprio questa disponibilità a dare la vita a convincere il popolo della sua sincerità).
Si intravvede qui prefigurato quello che farà Gesù:
«Io sono il buon pastore… e do la mia vita per le pecore» (cfr Gv 10,14-15).
…e anche di più!
E mi piace “ripescare” lo stesso atteggiamento nell’apostolo Paolo:
ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. Vorrei infatti essere io stesso anàtema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne… (cfr Rm 9,2-3)
È vero, qui Paolo non sta parlando di dare la vita, di morire al posto dei suoi compagni nella fede (ebraica), ma – in realtà – offre anche qualcosa di più: l’apostolo è pronto a rinunciare alla salvezza eterna a favore del popolo di Israele che non vuole ascoltare e accogliere Gesù come il Cristo!
- E noi, siamo pronti a dare la vita perché la Parola di Dio trovi ascolto e i nostri fratelli si lascino condurre al Signore?
- In realtà, la sorte riserverà anche a Geremia continue persecuzioni e maltrattamenti. ↩︎