Forse credevi che io fossi come te!

Forse credevi che io fossi come te!

L’uomo crede di conoscere Dio, di poter trattare con Lui come se fosse un uomo, tutt’al più un po’ più forte e potente… ma Dio non è un uomo: ricordiamolo!

Commento alle letture di lunedì 18 luglio 2022

Letture: Mi 6,1-4.6-8; Sal 49 (50); Mt 12,38-42

Sabato scorso la liturgia feriale ha iniziato a proporci l’ascolto del profeta Michea, un altro dei Profeti minori dell’Antico Testamento.

Il nome di questo profeta contiene già tutto il programma e il “succo” della sua predicazione: nella sua forma più lunga, Micaiahu, viene comunemente tradotto con «Chi è come Yahweh?» (ed è assimilabile all’altro nome ebraico Mychaèl, ovvero: «chi è come Dio?»).

La pretesa di essere come Dio

La pretesa di essere come Dio risale ad Adamo ed Eva (letteralmente, non come modo di dire):

il serpente disse alla donna: «Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male» (cfr Gen 3).

Dio aveva già creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza (cfr Gen 1,26), e perciò Adamo non aveva proprio nulla di cui essere geloso, anzi…

Il problema è che non se n’è reso conto, perciò l’umanità – da allora – soffre di una sorta di “complesso d’inferiorità”, e cerca in tutti i modi di “conquistare l’Olimpo”. Infatti – oltre al peccato originale – il tentativo di farsi come Dio è ben raffigurato anche nel racconto della Torre di Babele:

«Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome…» (cfr Gen 11,1-9).

Dipingere Dio come un uomo

E quando fallisce nel tentativo di farsi come Dio, l’uomo cerca di percorrere la strada inversa, ovvero: di “tirar giù il Signore in terra”, e farlo diventare il più possibile simile a sé.

Questo secondo stratagemma attraversa in sordina e in maniera subdola tutta la storia, anche quella Sacra… per questo motivo ho più volte fatto notare che la Bibbia è «Parola di Dio scritta da uomini»: perché spesso perfino gli autori sacri arrivano a descrivere il Signore con tratti fin troppo umani, dipingendolo come un Dio geloso, vendicativo, violento, esagerato, che «se la lega al dito»…

«Ti rimprovero…»

Per questo arriva il forte rimprovero che ho scelto come titolo della riflessione; è un versetto del Salmo 50, che oggi abbiamo pregato come Salmo Responsoriale:

Hai fatto questo e io dovrei tacere?
Forse credevi che io fossi come te!
Ti rimprovero: pongo davanti a te la mia accusa.

Dio ci ha fatti a sua immagine e somiglianza, ma non dobbiamo mai arrivare a credere che Dio sia praticamente come un uomo, semplicemente più “in alto”, “più forte” e senza alcuno dei limiti della nostra fragilità umana.

«Sono Dio, e non uomo»

Dio è Dio, non una sorta di “super-uomo”, altrimenti si rischia di avere per Signore un “orco” invece del Padre Celeste!

È un tema che avevo già trattato qualche giorno fa, commentando il profeta Osea:

«Non darò sfogo all’ardore della mia ira,
non tornerò a distruggere Èfraim,
perché sono Dio e non uomo;
sono il Santo in mezzo a te
e non verrò da te nella mia ira»
(Os 11,9).

Dio non è un “cagnolino” al nostro guinzaglio

È proprio perché noi dimentichiamo questa cosa (che Dio è Dio, e non un uomo) che il profeta Michea riferisce le accuse del Signore a un popolo che pensa di potersela cavare con qualche sacrificio o rito religioso:

«Con che cosa mi presenterò al Signore,
mi prostrerò al Dio altissimo?
Mi presenterò a lui con olocausti,
con vitelli di un anno?
Gradirà il Signore
migliaia di montoni
e torrenti di olio a miriadi?»

O – peggio ancora (e al limite dell’aberrazione) – con i riti pagani delle religioni vicine, che praticavano i sacrifici umani:

«Gli offrirò forse il mio primogenito
per la mia colpa,
il frutto delle mie viscere
per il mio peccato?»

Dio non è una “macchinetta del caffè”, dove inserisci la moneta, premi il pulsante giusto e scende la bevanda desiderata.

Dio non è un “cagnolino” da trascinare col guinzaglio per fagli fare quello che vogliamo noi!

Dio è libertà assoluta, e infinito desiderio di Bene per tutti gli uomini.

«Non avrete alcun segno»

Nella stessa direzione va anche il rimprovero di Gesù verso gli scribi e i farisei che volevano vedere da Lui un segno:

«Una generazione malvagia e adultera pretende un segno! Ma non le sarà dato alcun segno…»

Pretendere continui segni e miracoli da Dio significa – ancora una volta – trattarlo come fosse un uomo: tra noi essere umani, non potendoci fidare gli uni degli altri (perché siamo dei farabutti), abbiamo continuamente bisogno di “prove di fedeltà”, che non bastano mai… ma Dio è il fedele per eccellenza, colui «che rimane fedele per sempre» (cfr Sal 146,6c).

Egli non ha bisogno di dimostrarci proprio nulla, perché ha già dato tutto quello che poteva dare: ha dato Se stesso per noi!

«Che male ti ho fatto?»

Già nella prima lettura c’è l’accenno a quanto Dio ha fatto, ma che – purtroppo – all’uomo non basta mai:

«Popolo mio, che cosa ti ho fatto?
In che cosa ti ho stancato? Rispondimi.
Forse perché ti ho fatto uscire dalla terra d’Egitto,
ti ho riscattato dalla condizione servile
e ho mandato davanti a te
Mosè, Aronne e Maria?»

È uno dei “lamenti del Signore” che la Liturgia ci fa proclamare il Venerdì Santo durante l’adorazione della Santa Croce.

Il segno di Giona

Nel vangelo di oggi, anche Gesù anticipa quanto Dio ha in serbo di fare; è un “segno” che sorpassa ogni immaginazione e dovrebbe mettere tutti a tacere:

«…non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona il profeta. Come infatti Giona rimase tre giorni e tre notti nel ventre del pesce, così il Figlio dell’uomo resterà tre giorni e tre notti nel cuore della terra».

Il «segno di Giona» è la Passione, Morte e Risurrezione di Gesù: il dono totale di Dio nel Suo Figlio!

Questo segno noi l’abbiamo già ricevuto e lo riviviamo ogni volta che partecipiamo all’Eucaristia e attingiamo alla grazia dei Sacramenti!

E allora, ditemi: di cos’altro abbiamo bisogno per capire che Dio è Dio? Che non è come noi (grazie al cielo)? Che non è un “super-uomo” di cui aver paura e non potersi mai fidare?