Gara al ribasso. 25ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Omelia per domenica 22 settembre 2024
Essere discepoli di Cristo non è una gara a chi si umilia di più, ma a scendere più in basso del più piccolo e umile, per ridonargli dignità e onore.
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Letture: Sap 2,12.17-20; Sal 53 (54); Gc 3,16-4,3; Mc 9,30-37
Anche oggi dalla bocca del Maestro esce un’istruzione chiara e precisa per chi vuole essere Suo discepolo, e inizia con una congiunzione ipotetica:
«Se uno vuole essere il primo…»
Settimana scorsa supponeva la scelta di seguire o meno Gesù («Se qualcuno vuol venire dietro a me…»), oggi – dando per assunta quella volontà – prende in esame il come, le modalità concrete.
Nulla è scontato
Ma non passiamo troppo velocemente oltre a questi «se»: non diamo per scontato il nostro essere cristiani.
Chiediamoci ogni giorno se vogliamo davvero essere discepoli di Gesù Cristo, se davvero siamo disposti a rinnegare noi stessi e prendere la Croce, se davvero siamo disposti ad andare dietro a Lui e non a noi stessi, oppure vogliamo andarcene anche noi (cfr Gv 6,66-67).
Non perder di vista la meta
L’ascolto e l’accoglienza sincera della Parola ha proprio lo scopo di aiutarci a rimanere sulla Sua strada, per non perdere di vista la meta, come quando seguiamo le indicazioni di un navigatore.
E la meta, non dobbiamo mai dimenticarlo, è quella ribadita oggi per la seconda volta:
«Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà».
L’orizzonte del nostro cammino dietro al Maestro è la Croce: il dono totale della nostra vita offerta per amore, facendo della sofferenza accolta la prova più grande dell’Amore (cfr Gv 15,13).
Non vogliamo capire
Anche noi, come i discepoli, non capiamo queste parole e abbiamo addirittura il timore di chiedere spiegazioni.
O forse, peggio ancora, non vogliamo capire: preferiamo parlare d’altro, proprio come i Dodici, che per la strada avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Gara all’ultimo sangue
Qui la Parola del Maestro ci mette con le spalle al muro: la nostra vita di uomini e donne, e anche la nostra vita di cristiani, è spesso una gara a chi arriva primo, una gara fatta di sgomitate, di piccole o grandi vendette e rivalse per non farsi mettere i piedi in testa.
Su questo tema, ha scritto un articolo interessante Tonio Dell’Olio su Mosaico di Pace,1 rilevando come non siano solo le guerre fatte di armi a intossicare il nostro vivere, ma lo stesso avvelenamento del linguaggio, quando – ad esempio per commentare una gara sportiva che non si è vinta – si dice con nonchalance: «è mancata la giusta cattiveria».2
Come se esistesse una “cattiveria giusta”!
Eppure quante volte anche noi cristiani, per giustificare reazioni che nulla hanno di evangelico, diciamo
«quando ci vuole ci vuole!»
Per vincere la gara
Oggi Gesù ci dà le indicazioni per vincere quella strana “gara” che è il discepolato cristiano:
«volete essere i primi?» – dice Gesù – «benissimo! Siate i primi ad amare e servire!»
Noi cristiani abbiamo un’immagine del tutto distorta del nostro camminare sulla via del Vangelo: come se fosse una sorta di “gara” all’umiliazione, a chi si rende più miserabile e insignificante… non è così!
Come domenica scorsa dicevo che per un cristiano la sofferenza non è fine a se stessa e non va cercata in quanto tale, ma accolta come mezzo per donarsi gratuitamente, così il farsi ultimi e servi di tutti è l’unica strada per riportare il mondo a quello stato di pace, giustizia, fratellanza e amore nel quale il Padre l’aveva creato (cfr Gen 1,27-31).
Gesù ci invita a correre incontro a chi, nel mondo, è piccolo e umiliato, per sollevarlo e ridonargli onore e dignità, a prendere per mano chi è stato lasciato indietro per far sì che non venga scartato e non si senta più solo.
Più in basso non si può
Talvolta il nostro essere cristiani è una sorta di “gara al ribasso” (come negli appalti pubblici), alla ricerca del minimo indispensabile per «essere a posto» davanti a Dio, ma le parole esigenti del Maestro ci dicono che non ci si può dire cristiani per meno di questo: abbassarsi più del più misero dei nostri fratelli, proprio come ha fatto Lui (cfr Fil 2,5-11).
Non una gara al ribasso, dunque, ma una gara a scendere più in basso dell’ultimo dei nostri (e Suoi) fratelli più piccoli, primeggiando nella carità e nel servizio (cfr Rm 12,10).
- Rivista promossa da Pax Christi fondata da don Tonino Bello. ↩︎
- Tonio Dall’Olio, È mancata la cattiveria, su Mosaico di Pace il 18 settembre 2024. ↩︎