Gesù non sta lassù! Ascensione del Signore (B)

Gesù non sta lassù

Se si rinchiude Cristo in un tabernacolo, si rischia veramente di relegarlo lassù, lontano dal mondo, di rendere del tutto inutile la Sua Incarnazione.

Omelia per domenica 12 maggio 2024

Ascolta questa omelia su Spotify

Letture: At 1,1-11; Sal 46 (47); Ef 4,1-13; Mc 16,15-20

Tra le tantissime scene che ricordo quasi a memoria del film State buoni se potete ce n’è una che mi aiuta per lo spunto di riflessione in questa solennità: è un dialogo-confronto tra sant’Ignazio di Loyola e san Filippo Neri riguardo a dove stia Nostro Signore.

Una scena simpatica

San Filippo va da sant’Ignazio per affidargli Leonetta, una ragazzina che ha strappato alle grinfie di un cardinale corrotto, e sente cantare una canzone, che ripete spesso

Capitan Gesù, non sta lassù,
ma sta quaggiù a battagliar col male.

Finito il canto, chiede spiegazioni sul perché le sue educande continuino a ripetere che Gesù non sta lassù, e Ignazio ribalta la domanda a Filippo: «perché? Dove crede che stia?!»

Nella sua semplicità e innocenza, Filippo risponde «lassù, nei cieli… sa, per via del Pater noster… qui es in coelis…»

Ma Ignazio, che da poco aveva fondato la Compagnia di Gesù, incalza:

«Gesù non è “lassù”! È qui con noi, nella mischia, a battagliare! È nostro capitano e comandante, nella lotta contro i Luterani, i musulmani e ogni tentativo di far morire il cristianesimo. Per questo c’è la missione! Si chiude una porta, ma si apre un portone!»

Gesù non sta lassù

Chiedo venia per questa citazione di un film che mi sta davvero nel cuore (dato che mi ha fatto letteralmente innamorare di san Filippo Neri), ma la trovavo adatta per commentare il sottile rimprovero degli angeli agli apostoli alla fine della Prima Lettura:

«Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».

E anche la finale del vangelo di Marco, che dice – sì – che il Signore Gesù fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio, ma, subito dopo annota:

il Signore agiva insieme con loro e confermava la Parola con i segni che la accompagnavano.

Non si tratta di una bilocazione di Cristo (lassù in cielo e quaggiù sulla terra); il fatto è che l’annotazione «in cielo» non indica un luogo fisico collocato in alto, separato dalla terra, ma una condizione spirituale ed esistenziale tutta nuova: significa che Gesù è entrato nella comunione piena col Padre, per l’eternità.

Cosa vuol dire «lassù»?

Nei testi liturgici del tempo pasquale abbiamo ripetuto spesso le parole di san Paolo ai Colossesi:

Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio… (cfr Col 3,1-2).

Lette in modo letterale, sembrerebbero un invito alla mistica, alla separazione dal mondo concreto… ma l’apostolo continua facendo chiaramente capire che quel «lassù» non indica un luogo separato dal mondo, ma la nuova condizione del discepolo, che vive già ora nella condizione di risorto, di «uomo nuovo», pur continuando ad abitare la quotidianità (cfr Col 3,3-6).

Tutto il resto del capitolo, infatti, è una declinazione di come questa vita nuova in Cristo risorto si possa e si debba tradurre nel concreto, nella famiglia e nella società (cfr Col 3,7-25).

La grande tentazione

Credo che questo chiarimento sia un bell’esame di coscienza per la Chiesa di oggi, che – presa da una rediviva “paura del mondo” – rischia di vivere disincarnata, riducendo la propria essenza alle celebrazioni e ai momenti più “spirituali”.

Quanti preti giovani si rifugiano nel recupero delle tradizioni, dei paramenti sacri… quanti “cristiani” (anche e soprattutto giovani) vanno a cercare le Messe in latino o forme di “fede” che si riducono ad azioni prettamente rituali e liturgiche.

Il rimprovero degli angeli agli apostoli che guardavano impalati il cielo è quantomai attuale!

Se si rinchiude Cristo in un tabernacolo per tirarlo fuori ogni tanto per l’adorazione eucaristica, si rischia veramente di relegarlo lassù, lontano dal mondo, di rendere del tutto inutile la Sua Incarnazione.

La Chiesa è il sacramento di Cristo

La Chiesa, invece, ha il compito di continuare l’opera di Gesù sulla terra e renderlo presente, conscia di essere il Suo Corpo e quasi un sacramento della Sua presenza, come insegna il Concilio.1

L’uomo di oggi ha il diritto di poter incontrare ancora Cristo nel suo vero Corpo, di poterlo toccare, come facevano gli ammalati del Vangelo, di poter ricevere da Lui misericordia, ascolto, tenerezza, compassione, parole e gesti di verità… e ciò non è possibile se ci si rintana nelle sacrestie, se si continua a replicare stancamente le iniziative inventate secoli fa e ormai utili solo a “segnare il posto” per dire «la Chiesa c’è»!

Amare l’uomo

Per i cristiani, interessarsi di questo mondo non è un optional, ma l’unico modo di vivere la loro vocazione: rendere presente Cristo all’uomo di oggi.2

Interessarsi di attualità, impegnarsi nella politica, cercare e costruire la pace denunciando e combattendo le ingiustizie è l’unico modo di andare in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo.

Solo così il Signore agirà insieme con noi, confermando e accompagnando la Parola con segni evidenti della Sua presenza e del Suo Amore.

  1. «La Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano» (Concilio Vaticano II, Lumen gentium 1). ↩︎
  2. «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore…
    Perciò la comunità dei cristiani si sente realmente e intimamente solidale con il genere umano e con la sua storia» (Concilio Vaticano II, Gaudium et spes 1). ↩︎