Guarda il Crocifisso! Martedì della 5ª settimana di Quaresima

Guarda il Crocifisso

Alzare lo sguardo verso Gesù crocifisso è l’unica cura al nostro animo sempre pronto a mormorare e criticare. Davanti al Suo Amore infinito siamo tutti uguali.

Omelia per martedì 28 marzo 2023

Letture: Nm 21,4-9; Sal 101 (102); Gv 8,21-30

Cosa sono i serpenti brucianti di cui parla la prima lettura?

Sono le mormorazioni che, col loro “veleno” e i loro morsi, uccidono sia chi ne è oggetto sia chi ne è fautore, come dice Paolo rivolgendosi ai Galati:

se vi mordete e vi divorate a vicenda, badate almeno di non distruggervi del tutto gli uni gli altri! (Gal 5,15)

Le mormorazioni sono frutto di uno sguardo “unidirezionale”, che sottolinea sempre e solo quello che non va, che ci urta, che ci dà fastidio… e ci impedisce una prospettiva globale, capace di valutare i fatti oggettivamente.

Guarda nel tuo piatto!

Da piccoli, quando brontolavamo e facevamo confronti tra noi e gli altri, i nostri genitori ci dicevano «guarda nel tuo piatto!», traducendo con un detto popolare l’invito di Gesù a non guardare la pagliuzza nell’occhio del fratello (cfr Mt 7,1-5).

È senz’altro un buon consiglio, ma spesso dentro di noi si annidano convinzioni dure a morire, che ci fanno comunque sentire in diritto di criticare e mormorare: siamo bravissimi a trovare sempre qualcuno che ha un difetto più grande del nostro, e così riusciamo a giustificare le nostre colpe come inezie in confronto a quello che rileviamo negli altri.

Guarda un po’ più in alto

Se l’invito a guardare nel proprio piatto è utile, è innegabile che lo sguardo – così – rimane pur sempre rivolto molto in basso, alle nostre questioni di poco conto.

Quante volte mi sento confessare che nelle famiglie si fanno discussioni e si litiga per cose da nulla!

E così si perde di vista l’importante, dimenticando che «le cose sono cose… le persone sono persone» (è un detto che ripeto spesso).

L’invito di Dio a guardare in alto verso il serpente posto da Mosè in cima all’asta è l’esortazione ad alzare lo sguardo, a distogliere l’attenzione dalle cose piccine nelle quali perdiamo un sacco di tempo.

Cercare le cose di lassù

Anche Gesù, discutendo coi farisei, rimarca la differenza di sguardo e di prospettiva:

«Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo»

In quanto cristiani, battezzati, redenti da Cristo, dovremmo ricordarci sempre che anche noi non siamo di questo mondo (cfr Gv 15,19 e Gv 17,14), e siamo invitati a vivere con questa consapevolezza, come ci esorta l’apostolo Paolo:

Se dunque siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù… (cfr Col 3,1-3)

Guardare il Crocifisso

Ma il vangelo di oggi ci aiuta a capire che non si tratta solo di alzare il baricentro e contemplare l’orizzonte, distogliendo lo sguardo dalle piccinerie e considerando le cose più importanti… si tratta di guardare in una direzione ben precisa: quella del Golgota.

Siamo invitati a guardare la Croce, o – meglio – il Crocifisso:

«Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono».

Solo guardando l’Innocente che si è lasciato mettere in croce per noi cadono tutte le nostre recriminazioni e pretese, i nostri confronti e paragoni tra noi e gli altri.

Non c’è confronto che regga

Nessun confronto può reggere davanti all’Amore immenso di Dio che offre la vita del Suo Figlio in riscatto dei nostri peccati.

Come in matematica, davanti al simbolo (infinito) tutti i numeri sono esattamente uguali e non si può stabilire un diverso ordine di grandezza e di confronto, così tutte le nostre vicende umane di fronte all’immensità dell’Amore di Dio espressa sulla Croce.

Davanti al Crocifisso siamo tutti sulla stessa barca, tutti peccatori bisognosi di perdono.

L’esempio dei Santi

E allora, visto che ci avviciniamo alla Settimana di Passione, abituiamoci a fare questo movimento dell’alzare lo sguardo: dal nostro ombelico alla Croce di Cristo.

Facciamo come san Francesco d’Assisi, che piangeva ore e ore davanti al Crocifisso.

Facciamo con il nostro Papa Giovanni:

«Nelle mie conversazioni notturne ho sempre avuto davanti a me stesso Gesù crocifisso, con le braccia aperte per ricevere tutti».