Ha tanto amato il mondo da… 4ª Domenica di Quaresima (B)

Un Amore tanto grande

L’Amore di Dio per noi è tanto grande da farsi dono e sacrificio: non c’è “libro” migliore del Crocifisso per poterlo comprendere.

Omelia per domenica 10 marzo 2024

Ascolta questa omelia su Spotify

Letture: 2Cr 36,14-16.19-23; Sal 136 (137); Ef 2,4-10; Gv 3,14-21

La quarta domenica di Quaresima si “conficca” esattamente a metà del nostro cammino penitenziale, come un crocevia, un punto di svolta.

Crocevia

E ad essere “conficcato” a questo punto del cammino, nel ciclo liturgico “B”, è il palo della Croce:

«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».

Davanti a questo crocevia, come quando si cammina sui sentieri aspri di montagna, abbiamo due possibilità: o proseguire con coraggio, o tornare indietro, scoraggiati dalla lunghezza e difficoltà del cammino che ancora ci si para innanzi.

Dipende da cosa vediamo

È tutta questione di prospettiva, e non si tratta di ottimismo o pessimismo, di vedere il bicchiere mezzo pieno anziché mezzo vuoto, ma di smetterla di pensare la Croce come qualcosa che dobbiamo portare noi.

Spesso usiamo a sproposito la parola “croce”, per indicare qualsiasi tipo di sofferenza o difficoltà dobbiamo sopportare, e ci dimentichiamo che la Croce – per noi cristiani – è il simbolo della nostra salvezza, dell’Amore infinito con il quale Dio ci ha amati:

«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito».

L’unico innocente

Sulla croce non ci siamo mica saliti noi, ma il Figlio di Dio, l’unico che non avrebbe dovuto salirci, in quanto innocente.

Come dice l’apostolo Paolo:

Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio (cfr 2Cor 5,21).

Un Amore tanto grande

E così, come gli Israeliti furono invitati a guardare il serpente nel deserto,1 noi siamo invitati a guardare la Croce, o meglio, a «Colui che hanno trafitto»,2 per contemplare l’Amore immenso che ci ha salvato gratuitamente:

Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato, da morti che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati.

Fare i conti col nostro peccato

Guardare Cristo in croce, però, è impegnativo, perché ci obbliga a fare i conti col nostro peccato: non si può rimanere indifferenti davanti al Crocifisso, perché – contemplandolo sinceramente – ci rendiamo conto che Lui ha pagato (e continua a pagare) al nostro posto.

Non si può far finta di niente; non si può dire «io non c’entro», anzi: dobbiamo fare lo sforzo di immedesimarci in Giuda per capire ogni nostro tradimento, in Pietro per ammettere miseramente quante volte abbiamo l’abbiamo rinnegato, in tutti gli altri discepoli, che se la sono data a gambe nel momento cruciale.

È colpa mia

C’è un antico canto legato alla tradizione popolare alfonsiana, che ci può aiutare in questo sforzo: il ritornello – per ogni oltraggio inflitto a Cristo durante la Sua Passione – ripete ossessivamente

Sono stati i miei peccati
Gesù mio, perdon, pietà!

Gratitudine infinita

Oltre al senso di smarrimento per il nostro peccato, però, davanti al Crocifisso dobbiamo sperimentare anche una gratitudine infinita, per il tanto Amore di cui siamo destinatari: di fatto, cosa c’è di più grande del dare la vita per qualcuno? Come dice Gesù:

«Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici» (Gv 15,13).

Pensate a come si sarà sentito quel padre di famiglia che poté sopravvivere ad Auschwitz grazie all’offerta di san Massimiliano Kolbe di morire al suo posto!

Pianto di commozione

Davanti al Crocifisso non si può far altro che sciogliersi in pianto per la commozione, come faceva san Francesco.

Potremmo studiare tutti i libri di teologia del mondo, ma nessuno ci insegnerà la profondità di tanto Amore quanto la contemplazione del Crocifisso.

Per aiutarvi in questo esercizio, ho pensato di riproporvi un canto stupendo del Gen Rosso che mi fa sempre commuovere.

Si intitola Per me. Buon ascolto, e buona preghiera!

(N.B.: vi consiglio di ascoltarla con un buon paio di cuffie o un buon impianto Hi-fi. Il testo lo potete leggere cliccando qui).

  1. Cfr Nm 21,4-9. ↩︎
  2. Cfr Zc 12,10; Gv 19,37. ↩︎