Il frutto dello Spirito. Solennità di Pentecoste (B)

Il frutto dello Spirito

Seguendo i nostri istinti diventiamo sempre più piccoli; se, invece, lasciamo operare in noi lo Spirito Santo, Egli ci donerà il frutto di un cuore grande.

Omelia per domenica 19 maggio 2024

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Letture: At 2,1-11; Sal 103 (104); Gal 5,16-25; Gv 15,26-27; 16,12-15

Nella riflessione di tre anni fa avevo concentrato l’attenzione sul lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, espressione che torna sia nella Seconda Lettura che nel vangelo.

Quest’anno, come si evince dal titolo dell’omelia, vorrei soffermarmi sulla parte centrale del brano della Lettera ai Galati, dove Paolo mette a confronto le opere della carne e il frutto dello Spirito.

Un dono da “sfruttare”

L’apostolo si rivolge a persone che – avendo ricevuto lo Spirito del Risorto – dovrebbero camminare secondo lo Spirito ma, invece, si lasciano ancora guidare dall’istinto (i desideri della carne).

È così indispettito dalla cosa che – al terzo capitolo della lettera – rimprovera i suoi lettori con queste parole:

stolti Gàlati! …Siete così privi d’intelligenza che, dopo aver cominciato nel segno dello Spirito, ora volete finire nel segno della carne? (cfr Gal 3,1-5)

Credo che il rimprovero valga anche per noi, perché – spesso e volentieri – viviamo come se non fossimo battezzati, cresimati e arricchiti da tutti gli altri Sacramenti; in una parola: come se non avessimo ricevuto il dono dello Spirito Santo.

Dio ci ha donato il Suo Spirito in Cristo, ma noi preferiamo tenerlo da parte, un po’ come quando ti regalano una maglietta nuova, ma tu – per non rovinarla – la tieni ben piegata in un cassetto e continui ad indossare quella vecchia, sporca e lisa.

Non andare a zonzo

Lo Spirito Santo, però, non è un oggetto o un abito, ma una persona: è la presenza viva del Signore nella vita di ogni discepolo di Gesù, la sorgente e la forza dell’agire cristiano.

«Camminate secondo lo Spirito», nel modo ebraico di parlare,1 significa «regolate la vostra vita secondo la legge dello Spirito», ma a me piace anche intendere «camminate assieme allo Spirito, andate dove va Lui, non a zonzo!»

Di fatto, Paolo mette in contrapposizione due tipi di vita: quella di chi segue “le voglie” (i desideri della carne) e quella di chi si lascia guidare dalle buone ispirazioni (i desideri dello Spirito): sono forze ben diverse, che possono “tirarci” da una parte o dall’altra.

Le opere e il frutto

È interessante notare come l’apostolo, per quanto riguarda gli istinti parli di «opere della carne», mentre invece quando descrive chi si fa guidare dalle buone ispirazioni parli di «frutto dello Spirito».

Le opere della carne sono molteplici, un elenco infinito di schifezze buttate lì “alla rinfusa”, perché sono i “prodotti” dell’assenso al divisore per eccellenza, il diavolo: non è un caso che la maggior parte di esse riguardino le divisioni, le contrapposizioni tra persone, e che le restanti descrivano una profonda “divisione” e confusione interiore.

Il frutto dello Spirito, invece, è uno solo, pur manifestandosi con tante “sfaccettature” che servono a descrivere l’unità interiore della persona e la concordia tra gli individui.

Il frutto più utile

Tra le nove virtù che Paolo elenca come frutto dello Spirito mi piace sottolinearne una in particolare: la “magnanimità”.

Nonostante la traduzione letterale del termine greco makrothymìa sia “pazienza”, io preferisco tenere la sfumatura della traduzione italiana, che suggerisce un animo grande, un cuore grande.

D’altro canto, un cuore grande come lo descrive sant’Agostino,2 ha spazio a sufficienza per accogliere non solo i doni di Dio, ma Dio stesso, e tutta l’umanità.

Desidero soprattutto questa perché ogni giorno, ma in particolare ad ogni festa di Pentecoste, mi torna alla mente la Pentecoste specialissima vissuta dal mio caro san Filippo Neri nelle catacombe di san Sebastiano, quando lo Spirito Santo gli scese come un globo di fuoco nel cuore, ingrandendolo a tal punto che due costole si staccarono dallo sterno per poterlo ospitare.3

Un cuore grande

Questo è il frutto che chiedo allo Spirito Santo per me e per voi: un cuore grande, tanto da contenere tutti i doni che Dio vorrà farci, e anche tutte «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono».4

  1. Cfr la voce “peripatéo” in Bible Hub. ↩︎
  2. «Tu sei grande, Signore… ci hai fatti per te, e il nostro cuore non ha pace finché non riposa in te» (Sant’Agostino, Confessioni I,1,1).
    «Sebbene infatti lo spirito umano non sia della stessa natura di Dio… resta tuttavia immagine di Dio; perché esso è immagine di Dio in quanto è capace di Dio e può essere partecipe di lui» (Sant’Agostino, La Trinità XIV, 8, 11). ↩︎
  3. «Alcuni giorni prima della Pentecoste del 1544, si trovava di nuovo nelle catacombe e pregava von fervore lo Spirito Santo e la sua grazia. Mentre era intento in questa fervida preghiera, vide penetrare un globo di fuoco all’interno della propria bocca e poi sentì il suo petto dilatarsi ed espandersi. Aveva avvertito l’amore sconvolgente dello Spirito Santo, che gli aveva letteralmente acceso un fuoco ed una fiamma interiore. Spiritualmente e fisicamente era troppo. Egli confidò a Consolini di aver gridato allora “Basta, Signore, basta; non resisto più”… Filippo non parlò di questa sua esperienza… Ma la gente che gli stava attorno si rese conto degli effetti della stessa sul suo corpo. Con suo grande dispiacere e vergogna, Filippo non era in grado di contrastare quello che lo Spirito operava in lui e di conseguenza spesso non era signore e padrone del proprio corpo… Era colto da un battito di cuore talmente violento da essere sentito dagli altri, e soprattutto il suo corpo diffondeva, in queste circostanze, un fuoco intorno anche esso avvertibile… Non aveva mai freddo; anche d’inverno andava in giro con la veste talare sbottonata… Il suo medico, Andrea Cesalpino, dopo la sua morte constatò nel corso dell’autopsia che nel punto del rigonfiamento le costole erano rotte, cioè le ossa erano separate dalla cartilagine. Egli attribuì la cosa a una causa soprannaturale» (Hans Tercic, Filippo Neri. L’amore vince ogni paura, 2000, Città Nuova Editrice, Roma, pp. 81-82). ↩︎
  4. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 1. ↩︎