Il Paradiso c’è, fidatevi! 5ª Domenica di Pasqua (A)

Paradiso

Molti “cristiani” vivono come se non ci fosse un Paradiso che li attende. Ma se non c’è la Vita Eterna, a che serve faticare e impegnarci nella via del Vangelo?

Omelia per domenica 7 maggio 2023

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Letture: At 6,1-7; Sal 32 (33); 1Pt 2,4-9; Gv 14,1-12

Spesso, in confessione, i penitenti mi dicono di essere assaliti dai dubbi, e io rispondo sempre che i dubbi fanno bene alla fede, perché la aiutano a maturare e a crescere, a non rimanere un atto di credulità.

Il dubbio più grande

Il dubbio peggiore che possa assalire un credente è pensare che dopo la morte non ci sia più nulla.

È un dubbio legittimo, ed è quello che dobbiamo assolutamente tenere al centro del nostro cammino di crescita nella fede, perché – diversamente – il senso della nostra vita cristiana crollerebbe come un castello di carte.

Non si può andare avanti smettendo di pensare alla faccenda, facendo finta di nulla, perché sarebbe un atto disonesto e irresponsabile.

Come se non ci fosse un domani

Di fatto, però, la gente di oggi vive come se non ci fosse un domani, e molti cristiani come se non ci fosse un aldilà.

Ma se non c’è una vita oltre a questa, a che scopo ci arrabattiamo?

È il ragionamento caloroso di san Paolo ai Corinti:

Se i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede..Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini (cfr 1Cor 15,12-19).

Non avrebbero senso nemmeno tutte le nostre preghiere per i defunti (ai quali siamo molto legati), lo scegliere nomi di battesimo che li ricordino, e nemmeno tutte le fatiche del vivere da buoni cristiani… tanto vale godersela qui e ora!

Continua, infatti, l’apostolo:

Altrimenti, che cosa faranno quelli che si fanno battezzare per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? …Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo (cfr 1Cor 15,29-34).

Vivere questa vita senza la speranza e la fede nella vita eterna sarebbe come camminare per ore per un sentiero di montagna impervio sapendo che non porta da nessuna parte. Chi di noi sarebbe disposto a farlo?

Non abbiate paura

Anche i discepoli di Gesù avevano questo dubbio e queste paure. Nel brano che ascoltiamo oggi, è Gesù stesso a constatarlo. Poco prima, infatti, aveva detto loro:

«Figlioli, ancora per poco sono con voi; voi mi cercherete ma, come ho detto ai Giudei, ora lo dico anche a voi: dove vado io, voi non potete venire» (Gv 13,33).

Perciò, sentendo tutta la loro paura e tristezza, cerca di incoraggiarli:

«Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore».

Nel consolare e rassicurare i Suoi, Gesù usa un’immagine molto bella per descrivere il Paradiso: la casa del Padre dove ciascuno ha la sua dimora.

Abbiate fede in Dio e in me

È un’immagine stupenda, di fronte alla quale – però – rimane sempre la domanda «sarà vero? Non sarà semplicemente la proiezione dei miei desideri, come sostiene la psicanalisi?»

Gesù ci invita a fidarci di Dio e di Lui, della Sua Parola che è vera, e lo è perché – come prezzo e assicurazione di veridicità – ci ha messo la Sua stessa vita.

È una questione di fede, di fiducia, e la fiducia si costruisce pian piano, solo in un rapporto sempre più intimo con la persona che ci invita a fidarci di lei.

L’importanza della preghiera

Così è con Gesù: non possiamo fidarci di Lui se non conoscendolo sempre meglio, e costruendo un rapporto di confidenza attraverso un dialogo serrato, che è la preghiera.

Davanti ai dubbi che fanno vacillare la nostra fede non possiamo far altro che pregare, e invocare il Signore di aiutarci a crescere nella fede, come quel papà del vangelo che rispose a Gesù:

«Credo; aiuta la mia incredulità!» (cfr Mc 9,14-29)

Una fede ostinata

Io, poi, sono convinto che per crescere nella fede, non c’è altro modo che ostinarsi a vivere di atti di fede, sfidando se stessi, proprio come facciamo per tutte le cose alle quali teniamo in questa vita, pur non essendo anticipatamente certi di riuscire nel nostro intento.

E poi c’è l’argomento della famosa scommessa di Blaise Pascal: se anche non ci fosse un Paradiso ad attenderci, varrebbe comunque la pena di vivere come se ci fosse, e sicuramente non avremmo sprecato la nostra vita, dato che l’avremmo vissuta in un modo onesto, degno ed esemplare.

Preferisco il Paradiso!

Infine, è solo tenendo lo sguardo fisso verso la meta del nostro cammino che riusciremo a relativizzare ogni cosa di questa vita, sapendo che per nulla vale la pena disperarsi o preoccuparsi più di tanto, visto che Gesù ci ha preparato un posto, come ci ricorda l’apostolo Paolo:

Ritengo infatti che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria futura che sarà rivelata in noi… Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi? Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme a lui? (cfr Rm 8,18.31-32)

Il mio grande beniamino, san Filippo Neri, aveva un grido con cui calpestava ogni grandezza umana (e che ha dato il titolo anche a un bel film con Gigi Proietti): «Paradiso, Paradiso!», e invitava a darsi da fare in vista della vita futura con questa massima:

Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.

(v. Pubblicazioni, sul sito ufficiale della Procura Generale dell’Oratorio di S. Filippo Neri)