Il prete, uomo del servizio

Stola e grembiule: simbolo del servizio

Il prete è chiamato al servizio perché Cristo, il Maestro e il Signore, si è fatto servo. Se non serve la Chiesa, il prete non serve a niente!

Riporto anche qui la prima delle due brevi meditazioni che sono stato chiamato a proporre per la Novena dell’Assunta, dedicata quest’anno al tema del sacerdozio, in occasione del 120° anniversario di Ordinazione sacerdotale di Angelo Giuseppe Roncalli.

L’occasione per riflettere sulla figura del prete ci è data dall’anniversario di ordinazione sacerdotale del nostro caro e illustre compaesano, Angelo Giuseppe Roncalli, ma non dobbiamo dimenticare che unico grande e sommo sacerdote è Cristo, come ricorda l’apostolo Paolo a Timoteo:

uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù (cfr 1Tm 2,5).

Imitazione di Cristo

È proprio a Cristo che il nostro Papa Giovanni si è conformato per essere «sacerdote secondo il cuore di lui»1.

Non a caso, uno dei testi più letti e “consumati” da Papa Giovanni era l’Imitazione di Cristo, e uno dei passaggi che più ritorna nelle sue citazioni, è quello delle Quattro cose che recano una grande pace,2 di cui la terza riguarda proprio lo stile del servizio:

[Figlio], Cerca sempre il posto più basso e di sottostare a tutti.

Proprio quello che fece Cristo Gesù, che, come dice Paolo nella Lettera ai Filippesi,

pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l’essere come Dio,
ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo…
umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce
(cfr Fil 2,5-11).

Servizio è abbassarsi

In latino, “servizio” si dice ministerium (ministero), e minister (ministro, servitore, aiutante) deriva dell’aggettivo minor o dell’avverbio minus – “minore, meno” (così come magister – “maestro” è in rapporto con magis – “più”).

È durante l’ultima cena che Gesù, il Magister, propone se stesso come modello di servizio, quando – secondo la narrazione di Luca – tra i discepoli nacque una discussione su chi di loro fosse da considerare più grande:

«I re delle nazioni le governano… Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve» (cfr Lc 22,24-27).

Unendo la versione di Giovanni, poi, ascoltiamo queste parole:

Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (cfr Gv 13,12-17).

Il prete o serve, o non serve a nulla

Perciò, un prete che non si mette a servizio non sta facendo il prete, perché non sta imitando il suo Maestro.

Il Magistero della Chiesa, poi, insegna che il sacramento dell’Ordine è finalizzato al servizio della comunità:

l’Ordine e il Matrimonio, sono ordinati alla salvezza altrui… Essi conferiscono una missione particolare nella Chiesa e servono all’edificazione del popolo di Dio.

In questi sacramenti, coloro che sono già stati consacrati mediante il Battesimo e la Confermazione per il sacerdozio comune di tutti i fedeli, possono ricevere consacrazioni particolari. Coloro che ricevono il sacramento dell’Ordine sono consacrati per essere «posti, in nome di Cristo, a pascere la Chiesa con la parola e la grazia di Dio».

(Catechismo della Chiesa Cattolica, 1534-1535)

Mi piacerebbe richiamare e citare il bellissimo e famosissimo testo del venerabile don Tonino Bello, Stola e grembiule, ma è davvero troppo lungo, e stasera non ne abbiamo il tempo… solo due passaggi brevi:

Il vangelo… non parla né di casule né di amitti, né di stole né di piviali. Parla solo di questo panno rozzo che il Maestro si cinse ai fianchi con un gesto squisitamente sacerdotale…

La cosa più importante, comunque, non è introdurre il “grembiule” nell’armadio dei “paramenti sacri”, ma comprendere che la stola e il grembiule sono quasi il diritto e il rovescio di un unico simbolo sacerdotale.
Anzi, meglio ancora, sono come l’altezza e la larghezza di un unico panno di servizio; il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo.
La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica.
Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile.

Perciò – scusatemi il gioco di parole – ma, se non serve (nel senso di mettersi al servizio), il prete non serve a niente!

Cosa chiedere ai preti

Fedeli, discepoli del Risorto, chiedete questo a noi preti: non di organizzare tante cose pratiche e attività di ogni sorta (che sicuramente sanno fare meglio altre persone e altri Enti), ma di essere servi, servi come Cristo, umili e disponibili per la carità e la gratuità.

Siamo tutti chiamati ad essere servi

Infine, ricordiamoci che, se il prete ha questo compito per vocazione e per il dono dell’ordinazione sacerdotale, ogni battezzato ce l’ha in ragione del suo Battesimo, che lo rende partecipe delle funzioni sacerdotale, regale e profetica di Cristo.

Siamo tutti chiamati al sacerdozio e al servizio, come abbiamo più volte meditato in questi ultimi tre anni nella Catechesi degli adulti, leggendo e studiando i documenti del Concilio Vaticano II.

  1. Sono alcune delle parole che il Papa, Pio X, rivolse al novello sacerdote don Angelo Giuseppe Roncalli (cfr Giovanni XXIII, Il Giornale dell’Anima, 447, San Paolo 200013). ↩︎
  2. Imitazione di Cristo III, 23, 1. ↩︎