Il sacerdozio comune dei fedeli

Sacerdozio comune

Nessuno si può sentire “chiamato fuori” dall’esortazione di Pietro a esercitare il sacerdozio comune ricevuto in dono nel Battesimo.

Omelia per giovedì 30 maggio 2024

Letture: 1Pt 2,2-5.9-12; Sal 99 (100); Mc 10,46-52

Continuiamo ad attingere a piene mani dalla ricchezza del testo della Prima Lettera di Pietro che il Lezionario ci propone come Prima Lettura in questi giorni.

Bambini appena nati

Il primo versetto – che ci invita ad essere come bambini appena nati che bramano il latte – potrebbe sembrare poetico, ma Pietro sta parlando, per immagini, di un latte genuino e spirituale, che serve per crescere verso la salvezza.

È ancora una volta il richiamo alla nostra natura di figli rigenerati in Dio nel battesimo e dalla Parola Dio viva ed eterna del Vangelo, come meditavamo nei giorni scorsi.

Edificio, sacerdozio, sacrificio

Solo la consapevolezza di essere figli di questo Padre e avendo gustato quanto buono è il Signore ci può far incamminare col giusto passo verso il destino che ci aspetta:

siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo.

Pietre vive

È molto bella l’immagine che l’apostolo usa per descrivere la coesione necessaria tra i discepoli e il Signore:

Avvicinandovi a lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive…

Ricordandoci chi è a scrivere, essa acquista un effetto e un affetto del tutto particolare: è colui che si era sentito dire

«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona… io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa…» (cfr Mt 16,17-18).

Anche se la nuova traduzione è più fedele al senso letterale del testo greco, io preferivo la versione del 1974, che suggeriva in modo ancora più “plastico” lo stringersi attorno a Cristo, come fanno i bambini quando cingono con forza le gambe della loro mamma per sentirsi al sicuro.

Il popolo di Dio

Vorrei ricordare a tutti che Pietro non sta scrivendo a dei sacerdoti ordinati ma, anzi, come ricordavamo lunedì, a dei poveri cristiani della diaspora che si sentivano dimenticati da tutti; a queste povere comunità, l’apostolo assicura

Voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere ammirevoli di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua luce meravigliosa. Un tempo voi eravate non-popolo, ora invece siete popolo di Dio; un tempo eravate esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia.

Sono immagini bellissime che richiamano brani molto famosi del Libro dell’Esodo e del profeta Osea, che vi cito in nota.1

Il sacerdozio comune dei laici

Nessuno si può considerare così “disperso” o “chiamato fuori” da non sentire come rivolte a sé personalmente le parole di Pietro: tutti i fedeli nella Chiesa partecipano, ciascuno secondo il proprio grado, al sacerdozio di Cristo, sono costruiti su di Lui come pietre vive, sono il «popolo di Dio» nel mondo, per la salvezza del mondo.

Sono tutti i temi che abbiamo meditato in questi tre anni di catechesi per gli adulti, leggendo i documenti del Concilio Vaticano II (Lumen gentium, Gaudium et spes e Apostolicam actuositatem).

Perciò, per chiudere questa riflessione ripropongo uno di quei testi, perché possa aiutare tutti a rafforzare la consapevolezza di essere chiamati a esercitare il proprio sacerdozio battesimale:

Il sommo ed eterno sacerdote Gesù Cristo, volendo continuare la sua testimonianza e il suo ministero anche attraverso i laici, li vivifica col suo Spirito e incessantemente li spinge ad ogni opera buona e perfetta.

A coloro infatti che intimamente congiunge alla sua vita e alla sua missione, concede anche di aver parte al suo ufficio sacerdotale per esercitare un culto spirituale, in vista della glorificazione di Dio e della salvezza degli uomini.

Perciò i laici, essendo dedicati a Cristo e consacrati dallo Spirito Santo, sono in modo mirabile chiamati e istruiti per produrre frutti dello Spirito sempre più abbondanti.

Tutte infatti le loro attività, preghiere e iniziative apostoliche, la vita coniugale e familiare, il lavoro giornaliero, il sollievo spirituale e corporale, se sono compiute nello Spirito, e anche le molestie della vita, se sono sopportate con pazienza, diventano offerte spirituali gradite a Dio attraverso Gesù Cristo (cfr 1Pt 2,5); nella celebrazione dell’eucaristia sono in tutta pietà presentate al Padre insieme all’oblazione del Corpo del Signore. Così anche i laici, in quanto adoratori dovunque santamente operanti, consacrano a Dio il mondo stesso.

(Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, 34)
  1. «Ora, se darete ascolto alla mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me una proprietà particolare tra tutti i popoli; mia infatti è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa» (Es 19,5-6).
    «Quando ebbe svezzato Non-amata, Gomer concepì e partorì un figlio. E il Signore disse a Osea: “Chiamalo Non-popolo-mio, perché voi non siete popolo mio e io per voi non sono”. Dite ai vostri fratelli: “Popolo mio”, e alle vostre sorelle: “Amata”. Io li seminerò di nuovo per me nel paese e amerò Non-amata, e a Non-popolo-mio dirò: “Popolo mio”, ed egli mi dirà: “Dio mio”» (Os 1,8-9; 2,3.25). ↩︎