Il senso della Legge

Il senso vero della Legge
Omelia per venerdì 19 luglio 2024

Nell’affermazione «Misericordia io voglio e non sacrifici» è racchiuso il senso vero e profondo della Legge. Nostro compito è comprenderlo.

Letture: Is 38,1-6.21-22.7-8; Is 38,10-12.16; Mt 12,1-8

Anche oggi vi rimando a quanto ho scritto due anni fa per un commento della Prima Lettura e del Salmo Responsoriale (che è parte integrante dello stesso testo di Isaia): riflessioni profonde sul senso della vita, in particolare di fronte al pensiero della propria morte.1

Farisei

Oggi mi soffermo sul brano di vangelo, che ci propone i primi otto versetti del capitolo 12 di Matteo, in cui iniziano le polemiche dei farisei nei confronti di Gesù.

I farisei erano scrupolosi osservanti della Legge di Mosè, e di tante altre minuziose imposizioni introdotte da loro per essere sicuri di essere perfetti e ligi al massimo grado nella sua osservanza.

Ma la Legge vissuta così, anziché essere una strada per la vita e la felicità (che è lo scopo voluto da Dio), diventa un faticoso gioco al massacro, per sé e per gli altri!

Come rovinare la festa

Così è per il sabato, che per l’ebreo è il segno eccelso dell’alleanza con Dio, essendo stato comandato per assomigliare in tutto e per tutto al Creatore, perfino nei ritmi di lavoro e riposo.2

Ebbene: da giorno di festa e di gioia, dedicato alla lode di Dio e alla fraterna compagnia dei famigliari e degli amici, era stato trasformato in prescrizioni ferree da rispettare scrupolosamente, col terrore di sbagliare, né più né meno di quello che abbiamo fatto noi preti quando – nel secoli passati – abbiamo tradotto le Dieci grandi Parole in divieti minacciosi accompagnati da un bel

«Dio ti vede! E ti punisce!»

Il risultato è che l’uomo contemporaneo ha perso il gusto e il senso sacro della festa, e i cristiani la vivono tristemente come un “dazio” da pagare e una sorta di “vanto” da esibire rispetto a chi non rispetta il precetto domenicale e festivo.

Leggere meglio la Scrittura

Come sempre, Gesù non si limita a rimproverare i farisei, ma li istruisce e li invita a leggere più approfonditamente le pagine della Scrittura di cui credevano di essere autentici interpreti:

«Non avete letto quello che fece Davide…? O non avete letto nella Legge che nei giorni di sabato…?»

Più grande del tempio e del sabato

I due testi (almeno il primo) sembrano citati per giustificare i Suoi discepoli (che hanno fame come un tempo Davide e i Suoi compagni), ma – in realtà – la motivazione di una revisione dell’osservanza del sabato viene dopo:

«Ora io vi dico che qui vi è uno più grande del tempio».

È un richiamo forte alla propria divinità, che fa il paio con la risposta ai discepoli di Giovanni riguardo al digiuno:

«Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro?» (cfr Mt 9,14-17)

Il senso profondo della Legge

La conclusione è ancora più potente:

«il Figlio dell’uomo è signore del sabato».

Dobbiamo, però, capirla in maniera giusta: non è il “capo” di turno che – come fanno i “potenti” della terra – dice «la legge sono io», ma l’affermazione di un Padre che invita i Suoi figli a capire meglio le Sue Parole, perché sono state profondamente travisate, e quindi li invita a coglierne finalmente il senso profondo.

E il senso vero, mai compreso fino in fondo, è proprio racchiuso in quel

«Misericordia io voglio e non sacrifici».

Misericordia, e non sacrifici

Tutto il cristianesimo consiste nel comprendere questo versetto.

I nostri atteggiamenti religiosi sono basati sulla logica del sacrificio, del compiere azioni, riti sacri, rinunce e auto-punizioni che pensiamo possano ottenerci la benevolenza di Dio…

Ma non è Dio quello da convincere! Lui ci ama già da sempre, a prescindere!

Siamo noi che dobbiamo diventare come Lui, capaci della Sua stessa misericordia, arrivando ad amare in modo totale, gratuito, compassionevole, desiderando per noi e per i nostri fratelli non la perfezione (sempre che esista), ma la salvezza e la felicità in Dio!

Invece non siamo capaci di altro che giudizi (temerari), supponenza, superbia e ostentazione: ci facciamo la guerra in Consiglio Pastorale per mantenere una processione, e poi continuiamo a vivere nella totale indifferenza verso i poveri e gli ultimi, dentro i quali si cela Cristo (in modo molto più vivo che in un ostensorio d’oro menato per le vie del paese)!

  1. Nel mezzo del cammin di nostra vita…, omelia per venerdì 15 luglio 2022. ↩︎
  2. «Perché in sei giorni il Signore ha fatto il cielo e la terra e il mare e quanto è in essi, ma si è riposato il settimo giorno» (cfr Es 20,8-11). ↩︎