Il tempo è compiuto. 3ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Se il tempo favorevole è adesso, procrastinare non ha solo l’effetto di farci perdere l’attimo, ma anche – purtroppo – di danneggiare il Regno di Dio.
Omelia per domenica 21 gennaio 2024
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Letture: Gio 3,1-5.10; Sal 24 (25); 1Cor 7,29-31; Mc 1,14-20
In questa terza domenica del Tempo Ordinario, che da qualche anno è la Domenica della Parola di Dio, torna finalmente ad accompagnarci l’evangelista Marco.
Il tempo al centro
Tra le tante suggestioni che si possono raccogliere nei brani della Scrittura proposti dalla Liturgia di oggi, voglio soffermarmi su un richiamo che torna due volte: mi riferisco al tempo.
Anzitutto, Gesù inizia la Sua predicazione proprio con queste parole:
«Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino…»
Nella seconda lettura, l’apostolo Paolo si rivolge ai Corinzi, dicendo:
Questo vi dico, fratelli: il tempo si è fatto breve.
In entrambi i casi, il vocabolo greco utilizzato non è chrònos, che indica il tempo cronologico (lo scorrere dei minuti, delle ore, dei giorni, dei mesi e degli anni), ma kairòs.
Il momento favorevole
Kairòs dice la natura qualitativa del tempo, ovvero il momento opportuno, propizio, la buona occasione.
La prima riflessione che colgo da queste parole di Gesù e di Paolo è che abbiamo tutti bisogno di “tirarci assieme”, di dire «adesso è il momento», perché – se siamo sinceri – noi siamo proprio i maestri del procrastinare, del «vedremo, ci penseremo…».
Vale per l’uomo contemporaneo, che non può più permettersi di rimandare tante decisioni (sul clima, sull’ambiente, sulla pace…), ma vale ancor di più per il discepolo del Vangelo, che non può guardare la sua vita come fosse un susseguirsi indefinito e scialbo di giorni.
Il credente deve chiedere spesso a Dio nella preghiera quello che dice il Salmo 90:
Insegnaci a contare i nostri giorni
e acquisteremo un cuore saggio (Sal 90,12).
Non dura per sempre
Tra i due richiami – quello di Gesù e quello di Paolo – ci sono due sfumature diverse, che mi permettono di fare la seconda riflessione.
- Gesù dice che «il tempo è compiuto»; il vocabolo greco indica la misura colma fino all’orlo, qualcosa che è giunto alla sua pienezza e maturazione.
- Paolo, invece, dice che «il tempo si è fatto breve»; letteralmente questo verbo andrebbe tradotto con «si è arrotolato», «si è ristretto»: un po’ come quando si ammaina la vela di una nave.
Queste due sfumature ci mettono in guardia sul fatto che il kairòs non dura per sempre:
- se a un vaso già colmo viene aggiunta una sola goccia, esso trabocca e il contenuto si versa;
- se un frutto ben maturo non viene colto e mangiato subito, si guasta e marcisce;
- se una nave non arrotola la vela quando è ormai giunta al porto, anziché attraccare in modo sicuro va a sbattere contro la banchina.
Subito
La seconda riflessione, perciò, è questa: se il tempo favorevole è adesso, procrastinare non ha solo l’effetto di farci perdere l’attimo, ma anche – purtroppo – di danneggiare ciò a cui esso si riferisce, ovvero il Regno di Dio.
Ecco perché la Parola di oggi fa risuonare più volte, in modo esplicito o implicito, un altro vocabolo, che dobbiamo adottare per il nostro cammino di fede; mi riferisco alla parola “subito”.
È così che funziona la chiamata e la risposta nel rapporto col Signore: siccome il tempo è compiuto, Gesù subito inizia ad annunciare il Vangelo di Dio, subito invita tutti alla conversione, subito chiama i suoi primi discepoli e quelli subito lasciano reti, barche e famiglia e lo seguono.
Anche noi, allora, non tiriamola per le lunghe: il tempo favorevole è adesso, perciò accogliamo subito l’invito del Signore a convertirci e a credere nel Suo Vangelo.