Il titolo della nostra vita. 2ª Domenica di Avvento (B)

Il titolo del vangelo di Marco

Dio vuole che anche il titolo della nostra vita sia «Vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio». Che lo sia, e che il contenuto vi corrisponda, dipende da noi.

Letture: Is 40,1-5.9-11; Sal 85; 2Pt 3,8-14; Mc 1,1-8

Per due domeniche cammineremo assieme a Giovanni il battezzatore, un “monumento” della fede, ma non possiamo parlare subito del Battista senza prima lasciarci “trafiggere” dall’inizio del brano evangelico di oggi.

Ci vengono proposti i primi otto versetti del Vangelo di Marco (che ci guiderà per molte delle domeniche di questo nuovo anno liturgico del Ciclo “B”), e il primo versetto è il titolo del libretto stesso.

C’è già tutto nel titolo

Spesso si sceglie un libro (o si legge un articolo di giornale) perché incuriositi e attirati dal titolo… in effetti, saper scegliere un buon titolo è un’opera di marketing abbastanza diffusa nell’editoria.

Ma – altrettanto spesso – si rimane delusi, rendendosi conto che il contenuto aveva poco a che fare col titolo che ci aveva così attirato (succede spesso su internet, dove molti cercano di “acchiappare” i nostri click mettendo titoli curiosi o altisonanti sopra a dei contenuti veramente inconsistenti).

Beh, il nostro caro Marco non è uno di questi “furbacchioni”. Come dicevamo domenica scorsa, il suo è il più conciso dei quattro vangeli che la Tradizione ci ha trasmesso, e perciò ogni parola è densa e pesante, carica di allusioni e significati.

Letto in modo veloce e superficiale, il primo versetto potrebbe sembrare addirittura banale:

Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Un po’ come se lo chef stellato Antonino Canavacciuolo, invece di intitolare Tutto il sapore che vuoi una delle sue ultime fatiche editoriali, ci avesse scritto: «Questo è il libro delle mie 50 ricette vegetariane».

No, il titolo del racconto del nostro Marco è “pesante” come un macigno, anzi: quattro!

La notizia delle notizie

Inizio del vangelo.

Queste parole non significano solo che il libro comincia da qui, ma che qui inizia la “buona notizia” (questo è il significato della parola “vangelo” – εὐαγγέλιον in greco).

A Roma (dove avviene la predicazione di Pietro, di cui il vangelo di Marco è il resoconto) la parola latina evangelium indicava le “buone notizie”, ovvero i racconti delle gesta degli imperatori.

Marco, forse su suggerimento di Pietro, “inventa” un nuovo genere letterario: il Vangelo ora non è più l’elenco delle prodezze dell’Imperatore, ma la Notizia di un Dio che viene.

Ecco, aprire questo libro non è come aprire un libro qualunque. Ascoltare queste parole non è come sentire una delle tante cose che si dicono in giro… Questa – per noi credenti – è la Notizia delle notizie, l’annuncio che cambia la vita!

Personaggio principale e contenuto

Inizio del vangelo di Gesù.

Già alle primissime parole ci viene svelato non solo il “personaggio principale”, ma il contenuto stesso del libro. Quel «vangelo di Gesù», nella lingua greca, si può tradurre in due modi:

  1. «la buona notizia che ci ha detto Gesù»
  2. «la buona notizia che è Gesù»

Non abbiamo per le mani un vecchio libro impolverato: il Vangelo, la “buona notizia”, è Gesù stesso, che rende presente il Regno di Dio. Noi cristiani non siamo custodi di un libro antico, ma ascoltatori di una Persona viva.

Il vangelo è vivo! E di fronte a questa affermazione, dovrebbero ammutolire tutti quelli che argomentano sulla necessità di “ammodernare” il vangelo, perché sarebbe “datato”. Il vangelo non è un vecchio manuale di duemila anni fa! È la Parola di Dio fatta carne, presente e viva in mezzo a noi! Chi non crede questo non può dirsi cristiano!

Per una virgola in più

Gesù, Cristo.

Nella nuova traduzione CEI del 2008 è stata aggiunta una virgola tra il nome Gesù e la parola “Cristo”.

Sembra un dettaglio, ma fa una grande differenza. «Cristo» non è una sorta di “cognome” o di “secondo nome” di Gesù: è un titolo funzionale, che dice la funzione, la missione ricevuta da Dio. Il titolo di Messia (che è il corrispondente ebraico della parola greca “Cristo”) indicava il “consacrato” da Dio.

Quella virgola fa della frase un atto di fede, perché equivale ad affermare «Gesù è il Cristo!», ovvero: quell’uomo concreto, nato a Betlemme e cresciuto a Nazareth è stato scelto da Dio come Suo consacrato.

Il titolo più importante

Gesù, Cristo, Figlio di Dio.

Se già era importante la prima affermazione, ancor di più lo è la seconda. Il secondo titolo non è più solo funzionale, ma indica la natura divina di quell’uomo di Nazareth: «Gesù è il Figlio di Dio!»

Questa è la buona notizia, il contenuto di tutto il libro, questo è il Vangelo!

Marco si potrebbe fermare qui, perché questo è già il “nocciolo” della nostra fede.

Il titolo è la struttura del libro

Ancora una volta abbiamo la dimostrazione di quanto Marco non sia semplicemente uno stenografo che prende appunti di corsa: ogni sua parola è già un presagio (come abbiamo visto nel brano di domenica scorsa, che anticipava la Passione con le parole «alla sera», «a mezzanotte», «al canto del gallo», «al mattino»).

I due appellativi dati a Gesù nel titolo del suo vangelo indicano le due professioni di fede che fanno da culmine alle due “fasi” del suo racconto:

  1. alla fine della prima fase Pietro riconosce: «Tu sei il Cristo» (cfr Mc 8,27-30);
  2. alla fine della seconda fase il centurione, «avendolo visto spirare in quel modo, disse: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!» (Mc 15,38 – tra l’altro non è un caso che Marco metta questa professione di fede sulla bocca di un romano, anche per attirare l’attenzione dei suoi primi lettori).

Il Vangelo è una promessa mantenuta

Ciò che segue al titolo del libro è subito e veramente “Vangelo”, buona notizia:

Come sta scritto nel profeta Isaia:

     
«Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero:
     egli preparerà la tua via…»


vi fu Giovanni, che battezzava nel deserto e proclamava un battesimo di conversione per il perdono dei peccati».

Ovvero: le promesse che Dio ha fatto da lunghi anni attraverso i Profeti (tra l’altro la profezia citata è contenuta nella prima lettura di oggi) si stanno realizzando!

E sono promesse dolcissime, di consolazione, di bene da parte di Dio:

«Consolate, consolate il mio popolo
– dice il vostro Dio –.
Parlate al cuore di Gerusalemme
e gridatele che la sua tribolazione è compiuta,
la sua colpa è scontata,
perché ha ricevuto dalla mano del Signore
il doppio per tutti i suoi peccati».

E – pochissimi versetti più avanti (liquidato “alla svelta” l’annuncio del Battista, il battesimo di Gesù e le tentazioni nel deserto) – proseguirà con la realizzazione definitiva di tutte le promesse divine:

Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,14-15).

Che ne facciamo delle buone notizie?

Non so come abbiate reagito voi, quando finalmente – dopo tante speranze – ci hanno detto «il vaccino contro il Covid-19 è realtà: le prime dosi sono in arrivo, la campagna vaccinale è già partita in Russia e partirà settimana prossima in Inghilterra, e da noi a fine gennaio»…

Beh, se siete rimasti indifferenti a questa notizia, è subito spiegato anche il perché non vi faccia né caldo né freddo l’annuncio del Vangelo di Cristo.

Il Vangelo, il fatto che Gesù di Nazareth è il Cristo, il Figlio del Dio vivente, ha cambiato e cambia la nostra vita molto di più della realizzazione del vaccino contro il Coronavirus!

Se non è così, non è colpa del Vangelo, ma solo nostra! È perché siamo del “negazionisti” della fede, degli atei nel profondo!

Un’altra occasione

Ricominciare ogni anno l’Avvento e incamminarci in un nuovo Anno Liturgico è l’occasione che Dio ci dà per riascoltare questa buona notizia e cercare di capire quanto essa possa cambiare la nostra vita.

Non è che ripetiamo le stesse cose tutti gli anni perché il Signore si fa attendere oltre misura, ma perché Lui ci dà ancora una volta la possibilità di “srotolare” la nostra vita e ri-arrotolarla attorno a Cristo («ricapitolare in Cristo tutte le cose», direbbe san Paolo), così che tutto prenda senso e valore.

Questo è il succo dell’esortazione dell’apostolo Pietro nella seconda lettura:

Il Signore non ritarda nel compiere la sua promessa, anche se alcuni parlano di lentezza. Egli invece è magnanimo con voi, perché non vuole che alcuno si perda, ma che tutti abbiano modo di pentirsi.

Ancora una volta – con pazienza – Dio ci dà la possibilità di riaprire il libro della nostra vita alla prima pagina e scriverci questo titolo: «Inizio del vangelo di Gesù, Cristo, Figlio di Dio».

Che poi il titolo diventi vero e il contenuto lo rispecchi, dipende molto da quello che noi vogliamo scrivere dentro quel libro, giorno per giorno.