Il tribunale della misericordia
La Confessione non è un tribunale di condanna, ma di misericordia! Il confessore, come medico, deve guarire e come giudice deve assolvere.
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Dedico l’undicesima “puntata” di questa rubrica a un’altra paura che tiene lontane le persone dalla Confessione: vedere il confessionale come un tribunale, tale e quale quelli della giustizia civile e penale, né più né meno.
Disagio comprensibile
Nessun colpevole entra volentieri in tribunale, nemmeno se accompagnato dal miglior avvocato, perché – si sa – «chi ha sbagliato paga».
Se si percepisce la Confessione come un processo, il disagio è comprensibile.
Un tribunale del tutto particolare
Certo, in un certo senso, il confessionale è davvero un tribunale, dove si incontrano un reo confesso (il penitente) e un giudice (il confessore).
Ma in questo “processo” il reo che ammette la sua colpevolezza, non ottiene solo uno sconto di pena, ma l’assoluzione, sempre!
L’unico ad essere condannato in questo tribunale è il peccato, il male.
Medico e giudice
Nel marzo del 2014, in un discorso ai partecipanti al Corso sul Foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica, Papa Francesco ha detto che
la Confessione non è un tribunale di condanna, ma esperienza di perdono e di misericordia!
E, riguardo al sacerdote, ha chiarito che:
Se è vero che la tradizione ci indica il duplice ruolo di medico e giudice per il confessore, non dimentichiamo mai che, come medico, è chiamato a guarire e come giudice ad assolvere…
Padre e pastore
Sempre parlando dell’atteggiamento del confessore, disse che
Egli accoglie i penitenti non con l’atteggiamento di un giudice e nemmeno con quello di un semplice amico, ma con la carità di Dio, con l’amore di un padre che vede tornare il figlio e gli va incontro, del pastore che ha ritrovato la pecora smarrita. Il cuore del sacerdote è un cuore che sa commuoversi, non per sentimentalismo o per mera emotività, ma per le “viscere di misericordia” del Signore!
Queste raccomandazioni non sono invenzioni o rivoluzioni di un Papa dalla “manica larga”, ma la rilettura sincera del Vangelo: padre e pastore sono le figure che Gesù stesso ha scelto per le Sue parabole della misericordia (cfr Lc 15).
Partire dalla Parola di Dio
Se partire dalla Parola di Dio è assolutamente un compito del Confessore, è bene che anche i penitenti imparino a guardare la loro vita rispecchiandosi nel Vangelo.
È fondamentale per scalzare tante immagini distorte e falsate che portiamo in noi, che dipingono Dio come un giudice inflessibile, e la Confessione come il tribunale della Santa Inquisizione.
Riconciliazione, non Confessione
In un’intervista riguardo al sacramento della Penitenza, il biblista Padre Alberto Maggi, dice che
La Chiesa, trent’anni fa, ne ha cambiato radicalmente la struttura, chiamandolo Sacramento della Riconciliazione. Non è più l’elenco dettagliato dei peccati (guai se ne saltavi uno!).
…Il punto centrale di questa nuova forma del Sacramento è l’ascolto della Parola del Signore. Prima era la confessione: ora è l’ascolto della parola del Signore.
e continua:
Quando noi ci rivolgiamo al Signore, a Lui non interessa l’elenco dettagliato delle nostre malefatte; Lui le sa meglio di noi, perché Lui conosce il profondo del nostro cuore…
…dice Giovanni nella sua lettera: «se il tuo cuore – che significa la tua coscienza – ti rimprovera qualcosa, Dio è più grande del tuo cuore» (1Gv 3,20). Allora al Signore sapere quello che io ho fatto non interessa. Egli ti dice «sta zitto, non m’importa quello che hai fatto, m’interessa che tu sappia quanto io ti amo» ed è un’inondazione d’amore.
È lo schema della parabola del figliol prodigo.
Il perdono è gratuito
Nei vangeli, ogni volta che Gesù perdona i peccati, lo fa prima che il peccatore si sia convertito e pentito, anzi: prima ancora che chieda perdono!1
Con Gesù, la conversione – semmai – è un effetto del perdono concesso gratuitamente:
«Va’, e d’ora in poi non peccare più».2
Accogliere e condividere il perdono
L’unica cosa che Gesù chiede insistentemente agli uomini è di perdonarsi tra loro, perché il perdono che il Signore ha concesso diventa operativo ed efficace solo quando si trasforma in perdono per gli altri:
«Perdonate e sarete perdonati».3
«Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi».4
Il problema non è se Dio possa concedere o no il perdono, ma che l’uomo lo sappia accogliere e condividere.
Spero di avervi infuso un po’ di coraggio e fiducia in più per accostarvi in modo nuovo a questo stupendo Sacramento.