Impose loro di non divulgarlo

Non divulgare le tue opere: il bene si fa in silenzio
Omelia per sabato 19 luglio 2025

Per non divulgare un’idea sbagliata di Gesù e della Sua opera, dobbiamo agire con umiltà, come Lui: il bene si fa in silenzio.

Letture: Es 12,37-42; Sal 135 (136); Mt 12,14-21

Il Lezionario ha scelto di non farci leggere i versetti 9-13 del dodicesimo capitolo di Matteo (che si trovano tra il brano letto ieri e quello di oggi), ma occorre sapere cosa vi è narrato, perché è ciò scatena la rabbia dei farisei che tengono consiglio per far morire Gesù e lo obbligano a fuggire.

Colto in flagrante

Il fatto incriminato è la guarigione di un uomo dalla mano paralizzata, operata nella sinagoga in giorno di sabato (cfr. Mt 12,9-13): i farisei l’hanno provocato ancora sul tema del sabato e Gesù ha risposto alla provocazione ribadendo di essere «signore del sabato»,1 e che «è lecito in giorno di sabato fare del bene».2

Le cose si mettono male con le autorità religiose del tempo, ma Gesù sceglie di non fermare la Sua opera di evangelizzatore del Regno di Dio, anzi: prende questo rifiuto come occasione per compiere la profezia di Isaia:3

Ecco il mio servo, che io ho scelto…
annuncerà alle nazioni la giustizia…
nel suo nome spereranno le nazioni.

Dalla parte degli ultimi

Il testo profetico citato da Matteo è parte del primo Canto del Servo di Jahvè, brano che ascoltiamo ogni anno il Lunedì Santo; una profezia che Gesù adempie non “semplicemente” guarendo gli ammalati, ma condividendo la loro sofferenza e mettendosi dalla loro parte:

Non contesterà né griderà
né si udrà nelle piazze la sua voce.

Perché non ci sono più miracoli?

Tornando alle guarigioni, spesso mi sento fare questa contestazione:

«perché oggi non avvengono più miracoli? Se ci fossero come ai tempi di Gesù, sarebbe più facile credere».

La pagina che abbiamo appena letto (e tutta la storia di Gesù) smentisce questa affermazione, perché gli evangelisti ci hanno testimoniato in lungo e in largo che molti non credettero ai miracoli di Gesù e che, addirittura, i Suoi detrattori (sacerdoti, scribi e farisei) si intestardirono ancor di più, tanto da farlo condannare a morte.

Non divulgare

I miracoli come li intendiamo noi rischiano di essere solo «fumo negli occhi»; oggi come allora, dobbiamo vincere la tentazione dello spettacolare e dello straordinario, che serve solo a “far rumore” (ad «attirare like», diremmo, usando il linguaggio dei social):

impose loro di non divulgarlo, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa.

Anche a noi Gesù impone di non divulgare un’idea sbagliata di Lui, per impedire che venga falsata la Sua vera missione, caratterizzata, invece, dall’umiltà, dalla mansuetudine, dall’amore per tutti, a partire dai più piccoli e poveri.

Il bene si fa in silenzio

Per questo motivo, allo stesso modo del Maestro siamo chiamati a operare noi, senza gridare o far sentire la nostra voce nelle piazze, senza pubblicizzare e divulgare le opere che compiamo: il bene si fa in silenzio.

Si grida solo contro l’ingiustizia

L’unico caso in cui dobbiamo alzare la voce è quello in cui viene prevaricata la giustizia dei piccoli e dei poveri; allora – sì – dobbiamo urlare con tutta la nostra forza, a costo della nostra vita:

Grida a squarciagola, non avere riguardo;
alza la voce come il corno,
dichiara al mio popolo i suoi delitti,
alla casa di Giacobbe i suoi peccati...

Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi
e spezzare ogni giogo? (cfr. Is 58)

  1. Cfr. Mt 12,8.
  2. Cfr. Mt 12,12.
  3. Cfr. Is 42,1-7.