In che rapporto stanno fede e paura?

«Perché avete paura, gente di poca fede?»
Omelia per martedì 1° luglio 2025

C’è uno strano legame tra paura e (poca) fede, anche se non è sempre così chiaro. Abbiamo bisogno di guardare con sincerità nel nostro cuore.

Letture: Gen 19,15-29; Sal 25 (26); Mt 8,23-27

Nei giorni feriali – a differenza delle domeniche del Tempo Ordinario – la Prima Lettura e il Vangelo non sono “coordinati”, ma sono impostati per favorire una lettura quasi continua e senza interruzioni di vari testi biblici.1

Intrecci strani

A volte, però, per misteriosi intrecci che solo il Signore conosce, le due pagine – pur diverse e lontane tra loro in tutti i sensi – si illuminano a vicenda: oggi, per esempio, mi viene naturale mettere a confronto la paura di Lot e della sua famiglia con quella dei discepoli.2

Di cosa abbiamo paura?

Lot indugia e tentenna più volte di fronte ai pressanti inviti degli angeli di Dio a fuggire da Sodoma: sembra quasi che abbia più paura di abbandonare la città nella quale ha abitato per anni che non della distruzione certa che sta per abbattersi su di essa; addirittura, il rimpianto della moglie di lasciare la vita a cui era abituata la fa voltare indietro irrimediabilmente (trasformandola in una statua di sale).

Anche i discepoli sono assaliti dalla paura; loro, però, hanno paura di morire a causa della tempesta, il che è istintivamente ineccepibile; eppure Gesù, svegliato dal loro richiamo, domanda conto del motivo della loro paura:

«Perché avete paura, gente di poca fede?»

E perché?

Sottintesa a questa domanda sembra esserci l’affermazione che la loro paura è immotivata o, forse, che è conseguenza della loro poca fede.

La domanda di Gesù fa sorgere dentro di noi un altro interrogativo esistenziale che rimane sempre aperto:

è la paura a generare la mancanza di fede oppure la poca fede a generare la paura?

Cosa temiamo di perdere?

Non si può rispondere troppo in fretta a questo interrogativo; occorre che ci prendiamo il tempo necessario per guardarci dentro con sincerità.

Per trovare una risposta, il primo passo da fare è riconoscere e ammettere sinceramente che cosa ci spaventa, che cosa temiamo di perdere veramente, anche e soprattutto davanti a questa affermazione di Gesù:

«Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva» (cfr Lc 17,33).

Cos’è la (poca) fede?

I discepoli si sentono rimproverare come gente di poca fede dal loro Maestro, pur essendosi rivolti a Lui come l’unico che li poteva salvare… ma allora, cosa ci vuole per essere “uomini di fede”?

Forse la poca fede dei discepoli è legata al fatto che il dormire di Gesù rappresentava per loro un modo “sbagliato” di Dio di affrontare l’emergenza:

«se Dio dorme quando io sono in pericolo non mi serve a granché… se proprio quando ho bisogno Lui è distratto, allora a che serve avercelo per amico?»

Sono le nostre domande più frequenti:

«perché Dio non interviene? Perché ha permesso questa disgrazia? …»

Ecco cos’è la nostra poca fede: pensare di sapere noi quando e come Dio debba intervenire; “credere” in un “dio” che risponde “a comando”, quando ne ho bisogno, non fidandomi mai davvero del fatto che Lui mi voglia bene e sappia meglio di me quale sia il mio bene e come e quando concedermelo.

  1. In questa settimana stiamo continuando ad ascoltare la saga di Abramo e il capitolo 8° del vangelo di Matteo.
  2. Per un commento più specifico sulla vicenda di Lot narrata nella Prima Lettura, vi rimando a quanto ho scritto due anni fa: Premura e pazienza di Dio, Omelia per martedì 4 luglio 2023.