In disparte. 23ª Domenica del Tempo Ordinario (B)
Omelia per domenica 8 settembre 2024
La cultura dello scarto mette in disparte gli ultimi; il Figlio di Dio, invece, li prende in disparte per entrare in comunione profonda con loro.
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Letture: Is 35,4-7; Sal 145 (146); Gc 2,1-5; Mc 7,31-37
Saltando il racconto della guarigione della figlia della donna sirofenicia,1 il Lezionario oggi ci propone l’ascolto di un miracolo riportato solo dal nostro evangelista Marco.
È una “perla” narrativa, che ha lasciato traccia anche nel rito del sacramento del Battesimo, con quell’«Effatà», che è sicuramente una delle parole autentiche di Gesù.2
Uno sguardo particolare
Per un commento esaustivo di tutto il brano, vi rimando a quanto ho scritto nell’omelia di tre anni fa; oggi mi voglio soffermare particolarmente sull’annotazione
Lo prese in disparte, lontano dalla folla.
Sinonimi e contrari
L’espressione «in disparte» ha due significati opposti, a seconda del verbo che la regge:
- «mettere in disparte» significa “emarginare”, “escludere” qualcuno dal resto della società;
- «prendere in disparte», al contrario, significa riservare a qualcuno un’attenzione del tutto particolare, che richiede riservatezza, calma, pazienza, cura.
Due pennellate
Ebbene: in due parole, usate in contesti diversi, il vangelo di oggi ci tratteggia, come un pittore con due pennellate, l’agire dell’uomo e quello di Dio:
- l’uomo esclude gli ultimi, li emargina; appunto: li mette in disparte, secondo quella «cultura dello scarto» più volte denunciata da Papa Francesco;
- Dio, invece, prende in disparte il povero, ripristina i suoi diritti e lo reintegra nella società.
L’espressione «prendere in disparte», tra l’altro, è usata dagli evangelisti anche quando raccontano la cura particolare che Gesù aveva per i Suoi discepoli, riservando loro attenzioni e rivelazioni del tutto uniche.3
Mentalità dure a morire
Il sordomuto si trovava in una situazione tremenda di isolamento e solitudine: sia per l’handicap fisico (che gli impediva di comunicare col resto del mondo), sia per lo stigma religioso, che – in quanto malato – faceva di lui un peccatore.
La mentalità ebraica, infatti, giudicava queste persone come «messe in disparte» da Dio (probabilmente a causa di peccati, suoi o del suo clan famigliare) e quindi, giustamente escluse da tutti.4
Rivelazione e ri-creazione
Gesù, invece, agendo da Messia e compiendo la profezia di Isaia ascoltata nella Prima Lettura, opera in lui un gesto di ri-creazione che dimostra l’inconsistenza di quella mentalità e rivela la vera immagine di Dio, come Colui che ha fatto bene ogni cosa, facendo udire i sordi e parlare i muti!
Il Dio “vendicatore”
Non solo: stabilendo un rapporto unico e speciale con questi reietti della società, Dio si fa loro “vendicatore”.
Per noi parlare di un Dio vendicativo è piuttosto urticante, ma nel linguaggio veterotestamentario, il Goèl, il “redentore”, era colui che rivendicava i diritti dei perseguitati, ripristinando la giustizia, proprio come canta l’autore del Salmo Responsoriale:
Il Signore… rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati… libera i prigionieri…
…ridona la vista ai ciechi… rialza chi è caduto…
protegge i forestieri… sostiene l’orfano e la vedova.
Discepoli del Risorto
Davanti a questa pagina non possiamo che sentirci ancora una volta messi in causa, in quanto discepoli del Risorto, perché anche noi, per annunciare il Vangelo (non solo a parole ma con le opere), abbiamo il compito di «prendere in disparte» i poveri e gli ultimi, facendoci difensori dei loro diritti e della loro dignità.
È un compito al quale dobbiamo sentirci chiamati tutti, non solo verso i malati e i poveri economicamente, ma, ancor di più, verso quei poveri che vivono la stessa situazione di isolamento e solitudine del sordomuto del vangelo.
La solitudine a cui porre rimedio
A tal proposito, le prime persone che mi vengono in mente in questi giorni, sono quelle portate alla ribalta dalle terribili pagine di cronaca che hanno scosso il nostro vicinato: l’omicidio della povera Sharon a Terno d’Isola e il massacro famigliare a Paderno Dugnano.
Un ragazzo e un giovane che, pur vivendo in mezzo alla società, si sentivano così soli e reietti da arrivare a distruggere tutto e tutti attorno a loro.
Ora, queste due tragedie non hanno certamente spiegazioni né, tantomeno, soluzioni semplici, ma io ho la netta percezione che anche la comunità cristiana spesso agisca come la società del tempo di Gesù, stigmatizzando e guardando certe situazioni da fuori, con sdegno e orrore, più che non, invece, farsene carico e prendendo in disparte chi soffre un qualsiasi disagio, cercando di farlo sentire parte della famiglia umana e di quella di Dio.
- Cfr Mc 7,24-30. ↩︎
- Secondo i più recenti studi filologici ed ermeneutici del Nuovo Testamento, ci sono alcune espressioni (come ad esempio «Abbà») che possono essere ritenute come detti autentici di Gesù, nei quali risuonerebbe la sua “ipsissima vox”, la sua “stessissima voce”. ↩︎
- Cfr Mc 6,31; Mc 9,2; Mc 10,32. ↩︎
- Cfr Gv 9,1-2. ↩︎