Invano ho amato. Martedì Santo

Amare invano

Si ama sempre “invano”, inutilmente, perché l’Amore vero è totale gratuità: questo è l’Amore che contempliamo nella Passione del Signore.

Omelia per martedì 26 marzo 2024

Letture: Is 49,1-6; Sal 70 (71); Gv 13,21-33.36-38

Chi più di Gesù avrebbe potuto sentire perfettamente “cucite addosso” a sé le parole di sconforto del Servo di Jahvè che ascoltiamo nella Prima Lettura di oggi?

«Invano ho faticato,
per nulla e invano ho consumato le mie forze».

Invano vi ho amato?

Io, al posto Suo, mi sarei sentito così, soprattutto nel contesto dell’Ultima Cena, quando – a fronte del Suo immenso Amore – i discepoli mostravano tutta la loro distanza e inconsistenza.

L’evangelista Giovanni ci descrive bene a che livello di Amore è arrivato Gesù:

…avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine (cfr Gv 13,1-5).

È l’inizio del capitolo 13 e del racconto della Lavanda dei piedi (che ascolteremo la sera del Giovedì Santo). In questo contesto di intimità, di affetto, di Amore e dono totale di sé troviamo:

  • Giuda pronto a tradirlo (cfr Gv 13,2.26-27.30);
  • Pietro a fare promesse mirabolanti immancabilmente smentite (cfr Gv 13,37-38);
  • i discepoli tutti a litigare su chi fosse il più grande (cfr Lc 22,14.24).

A voi non verrebbe da dire «ho faticato invano? Non è servito a niente!»?

Amare è inutile, perché gratis

Ma con l’avverbio “invano” il testo ebraico non intende dire che il Servo ha sopportato una fatica “inutile” o si è consumato in una dedizione sterile.

“Invano” qui sembra richiamare quella inutilità indicata da Gesù quando raccomandava ai Suoi discepoli:

«quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”» (cfr Lc 17,10).

Ho già spiegato in un’omelia qualche tempo fa il significato di questa espressione: “inutile” significa che non porta alcun utile, che non dà profitto.

Il servizio e l’amore del Servo del Signore e di ogni discepolo del Cristo – umanamente – sono spesi “invano”, sono inutili, perché non producono alcun guadagno “contabile”.

Si ama sempre “invano”, inutilmente, perché l’Amore vero non si può contabilizzare: è totale gratuità. Questo è l’Amore che contempliamo nella Passione del Signore.

Uno spreco inutile

Ancora una volta torna quanto meditavamo nel vangelo di ieri sul gesto dell’unzione di Betania, che – apparentemente – sembra uno spreco insulso di denaro ma, invece, è il simbolo altissimo della gratuità dell’Amore.

Il Servo annunciato dal profeta Isaia è prefigurazione del Signore Gesù perché anche la sua missione è vana, costretta a rinunciare a vedere esiti e verificare risultati; l’unica “assicurazione” risiede in Dio:

«il mio diritto è presso il Signore,
la mia ricompensa presso il mio Dio».

La “certificazione” del vero Amore

Perciò, smettiamola di chiederci se «ne vale la pena», perché l’Amore Crocifisso è umanamente insensato, e non ha altra spiegazione oltre a Sé: il bene si fa perché è Bene, e la “certificazione” che è vero Bene, è proprio che si ami “invano”, “inutilmente”, a fondo perduto.